L.A. mette la freccia

Anche Yao si arrende allo strapotere di Kobe…

Houston @ Los Angeles 99-106 (2OT)
Houston @ Phoenix 107-89
Dallas @ Houston 100-85
Memphis @ Houston 82-93

Dopo quasi quattro mesi di regular season, si è concretizzato il sorpasso dei Lakers ai danni di Houston, evento impensabile prima di Natale, quando i texani, pur non dimostrando grande continuità  , sembravano navigare in tutta tranquillità  verso il porto dei playoffs mentre i gialloviola erano, a detta di tutti, la brutta copia della squadra che aveva dominato la Lega begli ultimi tre anni.

Ebbene, grazie ad una straordinaria rimonta e, diciamolo chiaramente, ad un Kobe in forma stellare, Los Angeles è riuscita a risalire la china fino all'ottavo posto, ultimo utile per non andare in vacanza già  ad aprile; Kobe, o se preferite Mr Forty, anche contro Yao e compagni non ha voluto smentire la sua fama di killer, guadagnata sui campi delle due Conference con prestazioni fenomenali (il cuore mi dice però che il mago di Washington, a 40 anni suonati, nella notte tra venerdì e sabato ha inchiodato 43 punti e 10 rimbalzi, quasi a voler dimostrare che fino a giugno il Re è ancora lui!) conducendo i propri compagni ad un'importantissima vittoria, al termine di una battaglia conclusasi dopo un doppio OT nella città  degli angeli, davanti al pubblico dello Staples Center, eccitato da alcune giocate del numero 8, davvero impressionanti (vedi foto a lato).

Sul referto comparivano i 52 punti di Bryant, come ad oscurare tutto il resto. Un eclissi di superiorità , da applausi.

"E' fenomenale - riconosceva davanti ai microfoni Rudy Tomjanovich - le abbiamo provate tutte ma senza successo. Ripeto, è fenomenale. Gioca troppo bene".

Tutto ciò senza la presenza di The Diesel, il grande assente. Veniva così a mancare la sfida nella sfida, il duello tra titani, Shaq vs Yao; per la Grande Muraglia una buona partita, con 24 punti e 14 rimbalzi ma neanche lui ha potuto fermare il ciclone Kobe.

Archiviato il martedì nero, i Rockets avevano l'obbligo di non affondare definitivamente e, come è già  capitato in passato, quando messi alle strette, i ragazzi di Tomjanovich sanno offrire prove convincenti. I Phoenix Suns, in calo rispetto a due mesi fa, venivano schiacciati dalla furia dei texani. Privi per quasi tutta la gara di Steve Francis, la squadra non si perdeva d'animo e riusciva comunque a portare a casa l'incontro. Si rivedeva finalmente un grande Glenn Rice, autore di 23 punti, frutto soprattutto di un ottimo 7 su 8 da tre punti.

"Sorpreso? E di cosa? - commentava il giocatore - non sono mai sorpreso quando gioco così. Piuttosto mi ha meravigliato il fatto che mi abbiano lasciato così tanto spazio".

Anche gli altri "peones", Norris e Taylor in primis, si mettevano in luce; 11 punti per il primo e 13 per il secondo. A chiudere il tutto Cuttino Mobley con 22 e 7 assists. La grande circolazione di palla era infine la chiave per venire a capo di Marbury e Co. Sotto di 8 al termine della prima fazione, i Rockets non si facevano prendere dal panico e, contrariamente al passato, continuavano a gestire con sapienza l'arancia, senza affrettare le conclusioni.

Se la gara con Phoenix è stata importantissima dal punto di vista psicologico, il quarto ed ultimo scontro con i Mavericks di Novitzki ha rappresentato invece un duro colpo alle ambizioni e ai sogni di Houston; troppo netta la differenza in campo, i Mavs attuali sono di un altro pianeta e anche gli avversari l'hanno dovuto ammettere: "Ci hanno preso a calci nel sedere - ammetteva Maurice Taylor nel dopo gara - sono stati più bravi in tutte e quattro le sfide" sono i migliori. Hanno tirato meglio. Hanno passato meglio la palla. In questo momento sono i numeri uno. Dal canto nostro, non possiamo semplicemente dire 'Ok, siamo comunque una buona squadra'. Non dopo essere stati battuti quattro volte. Abbiamo da lavorare".

Dichiarazione di resa e addio ai sogni di gloria (leggi Finale di Conference), almeno per quest'anno.

Incredibile in attacco, con le numerose bocche di fuoco a disposizione, Dallas riusciva a surclassare gli avversari anche dal punto di vista difensivo.
Anche dalla panchina i Mavs avevano la meglio (35 punti contro i 13 di Houston).

Al Compaq Center (l'anno prossimo dovrebbe diventare una chiesa!) il jolly della serata aveva il nome di Shawn Bradley.
Così Steve Nash: "Se Shawn gioca così possiamo battere chiunque. Per noi, per poter vincere l'anello, è determinante".

In effetti il mormone, reduce dalla grande prova offerta contro gli Spurs (guarda caso un'altra texana), dove aveva limitato Tim Duncan, tenuto a soli 11 punti, si ripeteva contro Yao Ming, il quale subiva anche l'onta della stoppata (ben tre) e, all'intervallo, era a quota 3 per quanto riguarda i punti segnati.
Yao non faceva mistero delle difficoltà  incontrate contro Bradley, affiancato spesso e volentieri da Nowitzki: "Non sono abituato ad affrontare una coppia di giocatori così alta. E' un'esperienza nuova per me. Temo di non avere avuto in passato tante possibilità  di giocare contro qualcuno alto come me".

Per Don Nelson un'arma in più da aggiungere a quelle già  in suo possesso mentre per i Rockets la sensazione che da qui in avanti tutte le partite avranno il valore di una finale, con in palio un posto tra gli 8 grandi del pianeta, cestisticamente parlando, s'intende!

Sabato sera infine hanno fatto visita ai Rockets i Memphis Grizzlies di Jasone e Gasol. Per interrompere la striscia di tre sconfitte consecutive in casa ci ha pensato Cuttino Mobley, autore di 29 punti. Al posto di Francis ha giocato invece Norris, offrendo una prestazione molto positiva, con 9 punti e 9 assists a referto.

Mezza partita separa adesso Houston da Los Angeles. Il duello finale è appena cominciato!

Stay tuned!

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