Dopo 12 anni nella città della pioggia, Gary Payton passa ai Bucks…
Come nel più puro stile calcistico di casa nostra, anche l'NBA ha aspettato l'avvicinarsi della deadline per le trade di metà stagione, per regalarci i colpi sensazionali. Solo 2 sono stati gli scambi veramente importanti andati in porto e nessuno di questi era dato come probabile, addirittura impensabile alla vigilia l'ultimo che ha coinvolto i Milwaukee Bucks e i Seattle Sonics.
Tutti aspettavano le mosse di New York che offriva a destra e a manca Latrell Sprewell in cambio di un play o di un lungo da All-Star, prima a Phila, poi a Seattle, poi a Miami, anche Memphis, ma alla fine i Knicks non sono riusciti a cedere il loro leader e rimangono con il roster immutato alla ricerca di una qualificazione ai playoff ancora possibile.
Si è assistito anche ad un tentativo di proroga della deadline, chiesto proprio da Layden che, vedendo come era andato in porto lo scambio Payton-Allen, si è buttato a capofitto su Milwaukee offrendo chiunque (sempre insieme al suo n.8) in cambio di Cassell, ma ormai con il termine già scaduto Stern non ha accettato le richieste del GM dei Knicks e tutto è rimasto come prima.
Dicevamo delle 2 trade a sensazione che hanno chiuso questo periodo.
La più importante, definita dai media americani come una trade "blockbuster" ha portato Gary Payton lontano da Seattle dopo 12 anni di leadership assoluta nel bene e nel male, destinazione Milwaukee Bucks e Ray Allen, l'uomo franchigia dei Bucks, nella città della pioggia. Non meno interessante è l'approdo a Milwaukee, insieme con Payton, anche della giovane stella Desmond Mason, mentre a completare l'affare ci sono gli arrivi a Seattle di Kevin Ollie, Ronald Murray e di una futura 1° scelta.
Un commento a caldo su queste operazioni è sempre difficile, in quanto bisognerebbe analizzare il tutto dopo un periodo di tempo opportuno per capire chi delle 2 squadre coinvolte abbia "vinto" lo scambio, ma a prima vista possiamo dire che Milwaukee sicuramente diventa un cliente scomodo da affrontare in un ipotetico primo turno ad Est.
Gary Payton quindi lascia Seattle dopo anni di voci e indiscrezioni su possibili scambi che lo interessavano e che poi andavano scemando. Essendo un free agent a fine stagione, la dirigenza dei Sonics non voleva perdere la propria stella senza ricevere nulla in cambio e così, dopo tentativi con New York, Minnesota, Miami e anche Indiana, ha sposato la trattativa con i Bucks.
A Milwaukee GP ritrova il suo vecchio allenatore George Karl, con cui raggiunse la finale NBA nel 96, e con lui i Bucks si ritrovano un backcourt di valore assoluto, anche se destinato ad una convivenza non proprio idilliaca viste le teste in questione.
Molto probabilmente Milwaukee schiererà Cassell e Payton insieme vista la possibilità sia per il Guanto che per Sam I AM di giocare anche da guardia, ritrovandosi una panchina che fa paura con Kukoc, Redd e Desmond Mason, capaci di prestazioni da All Star in qualsiasi occasioni e quindi pericolosissimi in un'ottica playoff.
Se poi Tim Thomas continuerà nella sua abulica stagione è probabile che in più di un'occasione Karl si schieri con i 3 piccoli (Mason in quintetto), vista anche la situazione dei front court ad Est, diventando in un certo senso la Dallas dell'Est con 4 tiratori su 5 in grado di metterla dalla distanza, ma con abilità anche in penetrazione quali quelle del duo ex Seattle.
In più bisogna pensare che Milwaukee quest'anno avrà la scelta di Atlanta (avuta nello scambio di Big Dog Robinson) che potrebbe essere da lotteria e quindi regalare a Karl un giovane talento di prima fascia (Okafor, Bosh?). Mettendo in preventivo la firma di Payton in estate (altrimenti lo scambio attuato non avrebbe gran senso) risulta facile pensare ad un futuro lontano dal Wisconsin per Sam Cassell, magari intavolando una trade che porti un buon lungo alla corte di Karl.
Seattle dal canto suo ottiene un All Star come Ray Allen, fantastico in tutto ma assolutamente privo della leadership di Payton, che insieme a Rashard Lewis potrà davvero creare una coppia di notevole impatto, mancante però della materia prima data da un playmaker. Infatti i Sonics oltre ad aver ceduto il loro leader, hanno dato a New Orleans Kenny Anderson in cambio del vecchio Elden Campbell, liberandosi così in un sol colpo dei 2 playmaker in roster.
Voci molto insistenti parlando di un tentativo messo in atto da McMillan di convertire Brent Barry in point guard, la situazione dei Sonics lo permette, ma il futuro non pare dei più rosei, anche perché il monte salary subisce un incremento verso l'alto (anche se son arrivati soldi dallo scambio Campbell-"Chib") e quindi spazio per i free agent 2003 (Kidd?) non ce ne sarà a meno di scambi pirotecnici.
L'altro scambio di valore, instaurato il giorno prima della deadline, è stato quello definito "delle matricole", che ha portato Drew Gooden, Gordan Giricek e denaro contante agli Orlando Magic e Mike Miller, Ryan Humprey, la prima scelta dei Magic via Sac'to di quest'anno e la 2° del 2004 ai Memphis Grizzlies. Scambio di matricole in quanto 3 dei 4 interessati sono rookie e soprattutto Gooden è stato la 4° scelta assoluta del Draft 2002.
In un primo momento questa trade sembrava propendere più verso la Florida, ma andando a studiarla con maggiore oculatezza si può pensare che entrambe le squadre abbiamo avuto un guadagno sostanziale.
Orlando aveva assoluto bisogno di un lungo che avesse punti e rimbalzi nelle mani, per poter dare una dimensione umana al proprio front court e per dare una mano al povero T-Mac che richiedeva con insistenza qualcuno in grado di poter mettere a referto i suoi scarichi sotto canestro.
L'unico che Orlando poteva proporre per uno scambio di valore era Miller, pur essendo il secondo realizzatore del team ed ex rookie dell'anno nel 2001, perciò pur a malincuore Doc Rivers ha dovuto accettare di privarsi del suo pupillo.
I Magic con Gooden non trovano il lungo dominante che cercavano, ma acquisiscono un giovane di sicuro avvenire, che, pur non avendo gran spazio nei Grizzlies attuali, ha dimostrato di saper segnare con discreta continuità e di saper andare a rimbalzo (quello si era visto anche al College).
I reparti lunghi ad Est è tutta un'altra cosa rispetto a quelli dell'Ovest per cui Drew avrà meno problemi nel gioco in zona pitturata e potrà godere ampiamente, come detto, dei numerosi scarichi di McGrady, che sicuramente porteranno ad un miglioramento delle sue statistiche.
In più Orlando acquisisce un tiratore puro come Giricek, eccellente dalla distanza e subito ambientatosi con sorprendente facilità nella realtà NBA; non ha tutti i punti nelle mani che aveva Miller, ma partite in doppia cifra ne ha avute e insieme a Garrity potrà dare la classica dimensione dietro che Rivers ama usare. Con la situazione Grant Hill ormai ad un punto di non ritorno, la scelta dei Magic sembra la migliore possibile, soprattutto in ottica futura.
I Grizzlies, come detto, sacrificano la loro 1° scelta di quest'anno, e questo non è mai sintomo di buon'affare, ma con Miller acquistano un eccellente scorer (16.4 di media) che può giocare sia guardia che ala piccola, ottimo dalla distanza e tremendo nelle giornate "calde".
Gooden pareva aver perso la fiducia di Hubie Brown, che ne aveva ridotto drasticamente l'impiego, e soprattutto sembrava pestarsi i piedi facilmente con Gasol, dimostrandosi più un'ala grande che un'ala piccola, per cui Jerry West ha rischiato e solo il futuro potrà affermare se ha avuto ancora ragione.
Certo Miller non è un difensore e avendo già in quintetto J-Will e Gasol, la cosa preoccupa, ma dal punto di vista offensivo i Grizzlies diventano una squadra che in "one night" può far male se trova il ritmo. In più trovano un rookie come Humprey da svezzare per il reparto lunghi e 2 scelte future che in prospettiva possono dare una dimensione più chiara della trade.
Detto delle 2 trade più importanti da segnalare tra gli scambi minori quello tra Boston e Denver con Mark Blount (ritorno all'ovile) e Mark Bryant ai Celtics e Shammond Williams + una 2° scelta 2003 e soldi a Denver, scambio tutto sommato alla pari, con un buon lungo per Boston a sopperire il disastro Baker e un play con tiro dalla lunga a Denver, poverissima da oltre l'arco.
Nell'affaire Payton-Allen abbiamo accennato dello scambio Anderson-Campbell con soldi per i Sonics, che regala un ottimo play di riserva agli Hornets in attesa del recupero del Barone.
Il mercato invernale della NBA ha così avuto termine con un paio di botti che però non hanno tolto la sensazione che alle tante parole i GM hanno fatto seguire pochi fatti. Phila, NY, Miami e Golden State, additate come protagoniste del mercato sono rimaste al palo; i Sixers con un Van Horn indesiderato, New York con Spree nonostante la girandola di scambi che lo interessavano, Miami senza un play e Golden State con i contrattoni di Foyle e Fortson e pochi soldi da dare ad Arenas in estate.
La sensazione è che il vero protagonista sia la luxury tax, in quanto tutti i GM sono spaventati dalla possibilità di sforare il payroll e quindi costringere i propri owner a pagare la famigerata tassa. In futuro quindi ogni scambio sarà sicuramente visto in ottica finanziaria più che tecnica e questo per l'NBA non è un gran bel segnale.