Grandi emozioni per L.A.

Qualcuno sulla Terra può fermare quest'uomo??

Spurs 103 @Lakers 95
N.Y. Knicks 117 @Lakers 110
Houston 99 @Lakers 106 d2ts
Lakers 93 @Utah 87

La considerazione della quale godono i giornalisti e i media in genere nello spogliatoio casalingo dello Staples Center, si sa non è eccezionale. Nel caso del capitano numero 34 in particolare, questa può scendere all'autentica presa per i fondelli nel caso di alcuni reporter particolarmente assillanti. Ma che i Lakers scientemente si impegnino per sconvolgere i pronostici e previsioni degli organi mediatici americani, questo è un po' troppo.

Eppure, stando ai risultati dell'ultima settimana della regular season in casa Lakers, si potrebbe arrivare a credere che quest'anno l'allegra brigata guidata da coach Jackson si sia messa d'impegno per far consumare e poi buttare nella spazzatura fiumi d'inchiostro.

Solamente una settimana fa, tutti gli osservatori stavano gridando al miracolo per la rimonta costruita fuori dalle mura amiche dei tre volte campioni del mondo e cosa vanno a combinare Shaq e soci? La cosa assurdamente più ovvia, vanno a scontare due belle sconfitte interne di fila.

Certo, questa è solamente una prima lettura. Dietro alle due sconfitte rimediate nel giro di 48 ore, stanno anche degli avversari che sono scesi con grande ardore nella casa del lupo e ne hanno più che giustamente portato via lo scalpo.

I primi "predatori" in questioni sono stati i San Antonio Spurs. La banda capitanata da Tim Duncan, evidentemente galvanizzato dalla lotta per il ruolo di miglior ala forte della lega prima, e dal titolo di MVP poi, ha conseguito contro i Lakers la nona vittoria di fila fuori casa con il punteggio di 103 a 95.

Lo ha fatto grazie ad un caraibico da 28 punti e 20 rimbalzi, ad un Parker da 24 punti e 6 assist ma soprattutto grazie ad una squadra che si è mossa in modo omogeneo per tutti i 48 minuti di gara. Una squadra che grazie all'impegno di tutti i giocatori scesi in campo, fra i quali un Ginobili che nonostante la caviglia vada sempre peggio sta cominciando a mostrare lampi di tecnica e di carattere notevolissimi, si diceva una squadra che ha saputo battezzare un Bryant da 44 punti e contenere un O'Neal da 21 punti e 6 stoppate. Da segnalare per il resto, soltanto i 15 rimbalzi di Horry e gli 0 in gabellino di Fox e Rush.

Il secondo scivolone non ha tardato ad arrivare. Questa volta l'indigesto boccone da sopportare è arrivato da un altro giocatore di sicuro talento, tanto per non essere esagerati da quello che molti considerano il più bel tiro piazzato stilisticamente della NBA: Allan Houston.

Mentre infatti il sempre onesto Latrell Sprewell rincorreva Bryant impegnato nell'esecuzione del solito quarantello, con dichiarazione d'ammirazione a fine gara, il figlio dell'allenatore si scatenava letteralmente sui Lakers orfani di Shaq.

Conto finale: un bel 53 punti segnati, 4 rimbalzi e 5 assist per un risultato finale di 117 a 110 per New York. Una prestazione memorabile, che non ha fatto rimpiangere a nessuno spettatore la spesa del biglietto. Nonostante la bella sfida fra due guardie quali Kobe e Houston però, la notizia della serata è stato il forfait di O'Neal.

Le condizioni del ginocchio del centro giallo viola non sembrano essere gravissime, ma creano abbastanza guai dal consigliare Jackson nel risparmiarlo per qualche gara, specie adesso che gli antidolorifici sembrano essere diventati un peso per lo stomaco logorato da anni di professionismo del numero 34.

Tegola quindi per gli angelini, proprio alla vigilia del re match con Yao Ming valido fra l'altro per il possibile aggancio all'ottavo posto utile per i play-off.

Da uno Houston ad un altro però, le cose sono un po' cambiate. La partita, tanto per non smentirsi è stata davvero bella. Il secondi tempo della sfida di poche settimane fa, ha ricalcato in pieno la falsa riga già  vista in Texas, non negli interpreti, quanto nella qualità  complessiva espressa dal campo.
Protagonista assoluto di quattro tempi regolamentari e due supplementari è stato ancora una volta il solito Kobe.

Le sue statistiche hanno chiarito ufficialmente che per la candidatura di MVP finale, il suo nome non potrà  non essere messo in discussione. Lontanissimo dal Kobe che ad inizio stagione girava a vuoto senza Shaq, tirando tanto e male, questa nuova versione del numero 8 si è materializzata con 52 punti, frutto di "soli" 38 tiri, 8 rimbalzi e 7 assist, molto più dell'intero pacchetto di guardie avversarie.

La partita alla fine è stata dominata nella zona pitturata dai Rockets, grazie ad uno Yao da 24 punti e 14 rimbalzi, ma la vittoria è andata per 106 a 99 ai Lakers al secondo supplementare, grazie anche ad un Horry concreto (8 punti e 11 rimbalzi, per la terza volta di fila il migliore sotto i tabelloni della squadra), ad un Fox che ha mostrato il suo lato scintillante e all'espulsione nel primo over time del cinese, fatto questo che ha davvero tagliato le gambe alle speranze di una Houston fino a quel momento forse favorita nel rush finale.

Il miglior modo di festeggiare l'aggancio ai Rockets e quindi al treno play-off, è poi stato fare una capatina vincente in quel del Delta Center. La casa degli Utah Jazz, francamente fino ad ora sorprendenti per continuità  di rendimento e varietà  di soluzioni, ha riservato una vittoria dal sapore molto positivo.

Il punteggio finale di 93 a 87 infatti, racconta di una partita nella quale i Lakers non hanno avuto il controllo delle zone sotto il ferro (38 a 12 per Utah), ma non hanno neppure portato a casa un solo punto in contropiede. La vittoria è così arrivata grazie alla più insperata delle armi. I Lakers hanno mostrato una circolazione di palla, un dosaggio nei tiri dalla distanza e una varietà  di soluzioni con i piccoli, degna di annate di ben più facile gestione. Il resto l'ha fatto la difesa, l'inesistente tiro da tre dei Jazz e tanto per cambiare i 40 punti di Bryant, ormai una costante.

Da segnalare alla fine un episodio al limite della fantascienza. Nel palazzetto dove persino Jordan veniva subissato dal rumore del pubblico, il buon Kobe si è beccato alcuni minuti di cori in perfetto stile curva sud: "KO-BE – KO-BE". Se qualcuno me lo avesse raccontato non credo ci avrei creduto.

Il meglio della settimana: Kobe Bryant. Fine del capitolo. Solo per dovere di firma si deve aggiungere qualcosa alle grandi prestazioni di un giocatore che in questo momento sta regalando emozioni d'altri tempi e sta incassando cambiali che potrà  poi spendere nei momenti meno hollywoodiani. E' bello notare come sia cambiato l'approccio alle gare della guardia angelina e come non sia necessariamente il suo primo obiettivo segnare 40 punti. Il fatto che arrivino così facilmente è poi un controsenso che ai tifosi del sud California non dispiace non capire. Da segnalare poi come le azioni di Fisher, Fox e Horry stiano risalendo man mano che la stagione avanza. Le serate di magra ci sono ancora, ma ora le serate utili sono senza dubbio più numerose. Basterà ?

Il peggio della settimana: Nessun imputato specifico per questa settimana (anche se le ultime gare del reparto lunghi alternativo a Shaq non sono state da prima classe NBA).

Piuttosto a preoccupare sono le condizioni delle due stelle Lakers in prospettiva. Le ginocchia di Kobe, anche se questi sta esprimendo un basket michelangiolesco, non sono perfettamente sane. Quelle di O'Neal lo hanno fermato "precauzionalmente" in queste ultime gare e non è detto che non si debba ricorrere ancora a questo provvedimento. In vista dei play-off che al momento sono stati riconquistati questi due campanelli d'allarme dovranno essere tenuti molto ben presente dallo staff dei campioni NBA.

E adesso?
Le prossime sfide vedranno i Lakers in casa prima contro gli ex rivali per eccellenza di Portland, poi Seattle, Clippers e Detroit. Tutte sfide in casa e tutte sfide da giocare davvero. I temi saranno i soliti: riusciranno i Lakers a evitare scivoloni? Kobe proseguirà  la striscia a quota 40? Tornerà  presto e sano Shaq? Consuelo sposerà  Manolit" no questa è un'altra storia"

Alla prossima.

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