Io sono pronto, ora tocca a te: prova ad entrare… It's Boozer time!!!
Si è da poco concluso l'All Star Game ed inizia una seconda parte di stagione che potrà dire tanto sui nostri ragazzi.
Infatti in molti avranno più spazio vista l'impossibilità per i loro team di raggiungere la post season, altri invece dovranno mostrare gli "attributi" proprio per raggiungere i tanto agognati play-off.
Insomma tenetevi forte, a meno di trenta gare dal termine della stagione regolare per i rookies inizia una nuova avventura, le energie vengono meno così come la lucidità dopo tanti viaggi e tante battaglie, forse scopriremo chi tra loro potrà veramente ambire ad un futuro nella NBA e chi invece sarà "rimandato" ad una estate di "ripetizioni" in qualche summer league.
Ma per ora permettetemi di fare un passo indietro, torniamo all'All Star Saturday di Atlanta.
Francamente la sfida tra rookie e sophomore è stata una mezza "palla", magari non la pagliacciata che i media hanno descritto (lotte interne e rancori universitari si è detto), ma senz'altro una sfida senza grandi contenuti, messa ancor più in cattiva luce dallo spettacolo dei "grandi".
Però c'è anche da dire che, come per gli anni scorsi, la partita del sabato è e rimane solo un palcoscenico per mettersi in mostra, in cui ognuno “tira acqua al suo mulino” e gioca per se alla ricerca del numero, quindi perché buttare addosso la croce a questi ragazzi, secondo me non hanno fatto altro che seguire un trend generale.
Per alcuni di loro le indicazioni sono state molto positive, prendiamo Butler. Il buon Caron ha mostrato tutta la sua classe in campo e ne ha approfittato per farsi conoscere al grande pubblico che a Miami non ha modo di vederlo con continuità . Altri come Boozer, che è rimbalzista e giocatore di sostanza, hanno giocato come sono abituati a fare, legna e agonismo, punto e basta. Così tutti gli altri.
La sfida era francamente impari coi secondo anno, un back-court Arenas-Richardson-Jefferson è francamente deleterio per tutti, figuriamoci per chi è ancora in fase di apprendistato.
Due parole vorrei invece spenderle per Jay Williams. E' da un po' che sento dire che il play dei Bulls è una delusione, che non è forte come ci si attendeva e altre stilettate simili.
Nessuno però considera la situazione in cui gioca, il marasma dei Tori, la concorrenza spietata di Crawford, i problemi col gioco di Cartwight (promemoria per Krause…non sempre ex grande giocatore uguale grande allenatore) e soprattutto il fatto che Williams non era, e per ora non lo è, il salvatore della patria, quel giocatore che da solo ti ribalta la squadra e la trasforma da perdente in vincente (per quello chiamare nel New Jersey e chiedere di tale Kidd Jason).
Chi invece esce dall'ASG pienamente soddisfatto e rivitalizzato è Yao Ming che alla partita delle stelle si è comportato bene ed ha mostrato di poterci stare tra i grandi (vista pure la pecunia di pivot) e se saprà migliorare ancora diverrà un abituè (ad oggi Rookie dell'Anno per numeri e soprattutto "fama").
Lasciamo Atlanta e rituffiamoci nella quotidianità . Il mese ha offerto pochino, la partita delle stelle ha calamitato energie ed attenzione ed in linea di massima siamo ai soliti noti, tutti più o meno alle prese con qualche cantonata o mezzo miracolo, tutti pronti a sbattersi fino in fondo sperando nel finale col botto.
Il 3 febbraio la NBA ha reso noto i “titolati” del mese: ad Est la spuntata uno sfavillante Caron Butler autore di grandi giocate ed oramai vero leader degli Heat; ad Ovest ancora Amare Stoudemire che a forza di viaggi sopra il ferro e valanghe di rimbalzi sta convincendo tutti a Phoenix e nella NBA.
Per chiudere quindi solo un sussurro che viene dall'Alamo: il nostro Ginobili ha già vinto il premio "Sfiga 2003" ed all'ennesimo infortunio è stato chiaro a tutti che il vero Manu quest'anno non lo vedremo mai, certo anche questo a mezzo servizio non è malaccio, ma il vero Ginbili avrebbe dato ben altro contribuo alla causa.
Speriamo che un'estate di lavoro ed un training camp alle spalle facciano la differenza perché in una Lega che parla cinese e russo lui è la cosa più vicina che abbiamo ad un "paisà ".