KG, l'uomo paracadutato dal futuro, in forma "all-star"
Scelto nel 1995 a soli 19 anni dai Minnesota Timberwolves e "rinchiuso" in una gabbia dorata, costruita con un contratto di 90 milioni di dollari, Kevin Garnett è diventato, nel corso degli anni, uno dei migliori, se non il migliore in assoluto, giocatori "all around" della Lega; atleti capaci di ricoprire sul parquet più ruoli, che dimostrano di essere campioni completi e sempre pericolosi, un vero incubo per qualsiasi difesa.
I T-wolves di quest'anno devono senz'altro gran parte dei loro successi al loro numero 21 che, grazie ad uno straordinario talento, sta conducendo la propria squadra verso i playoff; a proposito di post season, è vero che fino ad ora Minnesota non ha mai fatto tanto strada, ma non si può negare che nella Western Conference la concorrenza sia molto più agguerrita e, da qualche anno a questa parte, da aprile in poi, l'Ovest si trasforma in una sorta di gigantesca tonnara, all'interno della quale la lotta è intensa fin dal primo turno. In ogni caso, attualmente Garnett sta giocando in maniera divina, regalando a tifosi ed avversari (forse un po' meno contenti) prestazioni clamorose e le statistiche sono lì a dimostrarlo: i 22 punti di media, accoppiati a 13 rimbalzi e 5.6 assists dipingono alla perfezione la stagione di questo campione.
Da rookie Garnett si era fatto subito notare, chiudendo con 10.4 punti, 6.3 rimbalzi e 1.8 assistenze la sua prima stagione nei professionisti. Il costante miglioramento e il processo di maturazione finalmente concluso, rendono KG un'arma devastante tanto da far chiedere al sottoscritto: "E se giocasse ad Est?".
In quel caso sulla sponda atlantica ci sarebbe uno spostamento di equilibri di grande portata, che renderebbe la squadra dotata di tale arsenale quasi inarrivabile.
Abbiamo parlato di numeri quindi diamo un occhio alle classifiche di rendimento. Cercherò di non annoiarvi con disquisizioni matematiche troppo indigeste; vi basti sapere che il calcolo viene fatto sommando punti, rimbalzi, assists, stoppate e palle rubate totali, sottraendo poi il numero totale di palle perse e tiri sbagliati (compresi quelli dalla lunetta) e dividendo infine la cifra ottenuta per le gare disputate.
Al primo posto troviamo Garnett con 30.21, seguito da Tim Duncan con 28.57 e da Shaquille O'Neal con 28.36. Per alcuni saranno solo numeri ma gli americani ne vanno pazzi e comunque rendono l'idea del momento d'oro che sta vivendo il campione di Minnesota.
Dopo le "scottature" patite nei playoff gli anni scorsi, rapide uscite di scena che non hanno permesso a KG di diventare protagonista anche nella postseason, sembra che quest'anno la storia possa essere diversa, sebbene il roster, numero 21 escluso, non si ponga sullo stesso livello di quelli di Dallas o Sacramento, tanto per citare le due grandi favorite per la vittoria finale.
Forse è davvero arrivato il momento giusto per cancellare le cocenti delusioni del passato e regalare finalmente ai tifosi del Target Center qualche partita di pallacanestro in più, non abbandonando la corsa alla Finale di Conference fin dalle prime battute.
Larry Brown, coach della rappresentativa a stelle e strisce che avrà l'obbligo, alle prossime Olimpiadi di Atene, di cancellare la brutta figura rimediata durante gli scorsi Mondiali di Indianapolis, cercherà di convincere KG a vestire ancora una volta la maglia della propria nazionale ma, allo stato attuale delle cose, il giocatore non ha ancora preso una decisione definitiva: "Mi sto concentrando sulla stagione dei T-wolves - ha affermato The Revolution - per migliorare il più possibile la squadra. Ad essere onesto, in questo momento penso ad altro".
Coach Saunders ha la possibilità di allenare un vero e proprio gioiello della pallacanestro ma, e qui cominciano le note dolenti, la squadra è Garnett-dipendente e ciò è un limite pesante dato che per lottare fino alla fine non sempre si può fare affidamento su di un unico giocatore, pur dotato della classe di The Big Ticket.
Gli infortuni di inizio stagione (leggi Wally Szczerbiak, Rod Strickland e Joe Smith) inoltre, susseguitisi con cadenza quasi diabolica, sembravano quasi un segno del destino, il preludio ad un'annata difficile ma, nonostante la sfortuna che pare aver attanagliato Minnesota, nulla è stato compromesso; con il ritorno di Wally la situazione dovrebbe migliorare anche se, all'interno dello spogliatoio, serpeggia già qualche malumore e non ne fa mistero Gary Trent, il quale si lamenta dello scarso minutaggio concessogli da Saunders.
Definito dalla stampa di Minneapolis "One Man Salvation Army", KG è comunque in grado di salvare la situazione quando i suoi compagni, per un motivo o per l'altro, non sono al massimo della condizione.
Prendiamo la gara di domenica 2 febbraio contro i Sixers di Allen Iverson: verso la fine del terzo quarto con, per un motivo o per l'altro, Hudson, Strickland, Brandon e Rakocevic fuori dal campo, a chi si sono rivolti i Timberwolves, per ricoprire il ruolo di point guard?
Sì, a KG, il quale , ovviamente, non ha deluso, chiudendo il possesso con un tiro sulla sirena. Un piccolo esempio per far capire quanto la franchigia di Glen Taylor si identifichi in lui e come la sua presenza renda possibile concludere un possesso pur non avendo giocatori all'apparenza indispensabili. Ma nessuno a Minnesota lo è, tranne Lone Wolf!
Stay tuned!