La fiera delle occasioni perse

L'ennesimo passo falso dei Rockets…

Utah @ Houston 103-101 OT
Houston @ Utah 106-76
Miami @ Houston 94-82

Dopo l'ultimo ko, per giunta davanti al proprio pubblico, con i Miami Heat, squadra che notoriamente "tremare il mondo fa" (perdonate l'ironia, non me ne voglia coach Riley!), anche i più ottimisti avranno capito che l'obiettivo playoffs sarà  molto difficile da raggiungere anche perché il "fiato sul collo" lo sta mettendo Los Angeles, una squadra data troppo presto per morta, dotata di grandi campioni, con un grande allenatore, abilissimo sotto il punto di vista mentale, capace di motivare un gruppo che pareva aver smarrito lo smalto dei giorni migliori.

Il vantaggio si è ridotto ad una misera mezza partita ma i "razzi" al momento sembrano incapaci di reagire, quasi paralizzati da quanto sta avvenendo alle loro spalle. Rudy Tomjanovich , e non solo lui, starà  forse ripensando alle tante occasioni gettate al vento, ma nessuno, all'interno del roster, sembra che abbia imparato qualcosa dai tanti errori compiuti negli ultimi due mesi.

La testa è da un'altra parte e il coach non ne fa mistero: "E' una sorta di sindrome - il commento di Tomjanovich – più che altro mentale" dopo aver fatto qualcosa di positivo, abbiamo sempre una ricaduta e ciò mi preoccupa".

Sui giornali si parla già  di "Houston-head cases", invocando l'impiego di psicologi e il ricovero in centri specializzati"ovviamente scherzando ma il senso della critica è evidente.

A rendere ancora più grave la situazione il fatto che la sconfitta è avvenuta in casa, contro la seconda peggior squadra al tiro di tutta la Lega, scesa in campo con un Eddie Jones non al meglio dal punto di vista fisico. Dal punto di vista tattico, la gara ha visto Houston difendere molto male, senza "animus pugnandi" mentre in attacco il livello di coesione tra i giocatori può essere così riassunto: 4 assists all'intervallo, 10 in totale, una miseria.

Dalla lunetta infine, la mira ha lasciato a desiderare, come si può facilmente intuire dando uno sguardo alle relative statistiche: 26-40, davvero una brutta serata.

Le conseguenze quali saranno? Difficile a dirsi.
Con ancora circa 30 gare da disputare, il fattore mentale diventerà  sempre più importante per decidere le sorti dei Rockets, mai come adesso di fronte ad un bivio; altri errori non sono più permessi, pena l'esclusione da quella postseason la quale fino a gennaio sembrava vicina e che adesso invece, si sta allontanando sempre di più, minacciata dall'imperioso ritorno dei Campioni, ancora in auge nonostante un avvio di stagione totalmente deficitario.

Martedì 18 febbraio, quasi per uno scherzo del destino, le due franchigie si sfideranno a duello, un incontro che avrà  sicuramente delle conseguenze a livello psicologico, soprattutto per i texani; i Lakers infatti possono anche permettersi di rifiatare (l'inerzia è comunque tutta dalla loro parte) mentre gli avversari si giocano le ultime carte, senza più la possibilità  di "bluffare".

Una vittoria infine, fondamentale per il morale, non allontanerebbe comunque lo spettro dei gialloviola ma almeno permetterebbe alla squadra di continuare la rincorsa ai playoffs con la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno se non ai propri errori.

La doppia sfida contro gli Utah Jazz del duo (ancora dinamico) Stockton-Malone aveva aperto la settimana di Houston, culminata come sappiamo nella "debacle" contro gli Heat; il primo round se lo aggiudicavano i "mormoni", 103-101 in OT. Due giorni dopo però i Rockets si prendevano la meritata rivincita, grazie ad un sonoro 106-76 in quel di Salt Lake City; nell'occasione era la squadra nel suo insieme a fornire una prova convincente e così, a quelle dei "soliti" Francis e Ming, si affiancavano le ottime prove di Maurice Taylor (13 punti con 6 su 8 dal campo),Eddie Griffin (11 rimbalzi) e James Posey (13 anche per lui).
Nel duello tra playmakers, Steve Franchise metteva in ombra il grande Stockton, chiudendo le due gare con 32 punti, 6 assists e 3 palle rubate di media (58% dal campo con il 66.7% da tre).

Tutto lasciava presagire che per Miami non ci sarebbe stata speranza ma invece, per l'ennesima volta, quanto di buono era stato fatto veniva irrimediabilmente sciupato dai ragazzi di coach Tomjanovich.

Se la situazione dovesse peggiorare, anche Yao Ming potrebbe finire sul banco degli imputati ma sarebbe ingiusto puntare l'indice sulla Grande Muraglia, al suo primo anno nella NBA e già  capace di sorprendere tifosi ed addetti ai lavori con giocate e prestazioni più che positive.

Secondo il sottoscritto i Rockets non sono ancora un gruppo nel vero senso della parola, ma un insieme di giocatori di talento ancora "acerbi" ed incapaci a dare continuità  al proprio gioco, alternando in tal modo ottime prove ad esibizioni deludenti. Proprio in quest'ottica si presenta improba la lunga sfida con i Lakers; troppo evidente il divario in termini di esperienza e sapienza nella gestione dei momenti più delicati. Phil Jackson ha capito che l'obiettivo playoffs, un miraggio fino a Natale, è adesso vicinissimo e non vorrà  di certo lasciarselo sfuggire.

Il calendario porterà  inoltre i Rockets molte volte lontano dal Compaq Center e finora, lontano da casa, i "razzi" non hanno brillato. Un altro segnale dell'immane compito che attende i texani. Attenzione quindi, perché da martedì, tifosi di Houston, si fa sul serio. Quando il gioco si fa duro"

Stay tuned!

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