Di questi tempi, riuscire a tenere Kobe sotto i 40 punti è già una soddisfazione…
Lakers 97 @Pacers 94
Lakers 114 @N.Y. Knicks 109
Denver 93 @Lakers 121
Lakers 113 @Denver 102
Prima della pausa dell'All Star Game, la striscia di vittorie targate Lakers aveva indotto a pensare che il più fosse fatto. La promessa mantenuta. Robert Horry accontentato. Nasceva quindi il pericolo che le trasferte pure non più decisive, nei palazzetti gloriosi quanto caldi di Indiana Pacers e New York Knicks fossero prese con una certa leggerezza dalla compagine guidata da Phil Jackson. Chi ha formulato queste previsioni non ha però fatto i conti con il momento di Kobe Bryant e con l'effetto "Zone" che questo giocatore sta portando nelle casse della società .
La trasferta nella patria del basket, sede fra l'altro della prima finale NBA vittoriosa post Magic, ha fruttato ai giallo viola il raggiungimento della soglia che per molti rappresentava ormai una chimera, quello del 50% nel bilancio fra vittorie e sconfitte.
In effetti la partita non è stata per nulla facile.
Contro una squadra nella quale il solo Tinsley ha toppato la serata, i Lakers hanno dovuto soffrire per più di metà gara, prima di dare la zampata vincente nel terzo quarto.
Alla fine i Lakers hanno vinto di 3 soli punti, con cifre però di assoluto prestigio da parte del numero 8, cifre che hanno detto 35 "soli" punti, 7 rimbalzi e un eccellente 10 su 10 dalla linea del tiro libero. A latere di Bryant, O'Neal ha imposto la sua legge limitandosi ad un ordinario 19 punti e 12 rimbalzi, mentre la doppia doppia di Samaki Walker (10 + 10) è servita da segnale per dimostrare che questo giocatore poco amato da critica, pubblico e forse anche da qualche compagno, sta superando uno dei momenti più neri della carriera e può rientrare nel novero dei giocatori che serviranno in partite più primaverili.
Se la trasferta di Indianapolis poteva essere fonte di adrenalina, quella del Madison era di quelle da pelle d'oca continuata. Ebbene, nell'ultima partita prima della gara delle stelle, Bryant ha dato una prova di forza di livello impressionante.
Marcato (e bene) da un difensore del livello di Sprewell, il nativo di Philadelphia ha strapazzato i ferri di quella che è sempre stata una delle difese migliori e più scorbutiche della lega. Naturalmente il suo lavoro è stato agevolato dalla pochezza dei lunghi newyorkesi al cospetto di Shaq, per cui la morale della favola ha raccontato di una squadra angelina che ha sì vinto 114 a 109, ma con un apporto complessivo da parte della combo di 79 punti (46 Bryant, 33 Shaq), 13 rimbalzi e 10 assist.
A completare la disfatta dei padroni di casa, mai in partita se non nel ritorno da garbage time dell'ultimo quarto, ci si sono messi anche un Horry da 12 rimbalzi dei quali 5 offensivi e le ottime percentuali di Fox e Fisher, finalmente puntuali nel raccogliere i palloni da centroboa serviti da O'Neal.
Come sia andata ad Atlanta lo si sa.
Come possa essere andata quindi al ritorno in maglia giallo viola allo Staples di Kobe è facile raccontarlo e capirlo. Le due gare back to back contro Denver hanno fruttato ai Lakers altrettante nette affermazioni. I punteggi, 121 a 93 e113 a 102 hanno visto la guardia titolare dell'Ovest tiranneggiare a suo piacimento nell'area dei Nuggets.
In entrambe le occasioni la quota raggiunta ha superato i 40 punti, 42 nella prima partita e un sontuoso 51 nel ritorno di Denver. Accanto a Bryant però, qualcosa oggi si muove. Se infatti la verve del neo papà è in continua evoluzione, il resto della squadra (Shaq non conta) comincia a supportare i suoi capitani.
In queste occasioni da segnalare le prove di Kareem Rush, che grazie a una quota di minuti sempre più polposa, a sfiorato la sua prima doppia doppia 10 punti e 9 rimbalzi, nella prima sfida e ha poi confermato la sua condizione offrendo una prova diligente al suo coaching staff nella seconda gara, lasciando il proscenio a Walker, miglior rimbalzista della trasferta con 14 agguanti.
Da segnalare che nel dopo gara della prima sfida con Denver, Shaq ha rilasciato la seguente dichiarazione: "E' davvero divertente guardare giocare Kobe. E' la mia scelta per il titolo di MVP. Sta giocando ad un livello altissimo e tutti qui stanno seguendo la sua leadership."
Se non è un'investitura questa"
Il meglio della settimana: Non ci sarebbe nemmeno da dirlo, ma Kobe Bryant ha messo insieme nelle ultime partite una media di 42 punti per gara. Sta selezionando i tiri in modo matematico e sta guidando la squadra finalmente da leader. Certo, alle sue spalle Shaq si sta muovendo come uno al quale basta essere il tutore più che il capitano della baracca, ma se questo è un anno di buonismo, bisogna accettare la situazione per com'è. Il risultato ad oggi è un 26 vinte e 23 perse in bilancio ad una sola gara di distanza dall'ottavo spot valido per i play-off. Se qualcuno vuole riguardare i commenti di 30 giorni fa"
Il peggio della settimana: Bisogna essere davvero fiscali per trovare un dato negativo in una squadra che vince sette gare di fila e che ne perde tre nelle ultime sedici. Visto che però un certo capo redattore ci chiede di riempire spazi per questo, bisogna far presente che il vecchio vizio dei Lakers di Jackson di gestire male il garbage time è ancora presente. Contro New York e meno contro Denver, le riserve non hanno saputo dare quella tranquillità che le fantastiche prestazioni dei big meriterebbero. Un problema di mentalità ? Forse, ma forse prima di pensare alle strategie di mercato dell'anno prossimo un occhiata a queste statistiche andrebbe data.
E adesso?
Adesso per i Lakers la rincorsa continua. In questo momento l'odore del sangue deve essere inebriante per i mastini del duo Kobe-Shaq, ma nelle prossime giornate gli ossi da rodere (scusate le metafore non proprio finissime) saranno decisamente tosti. Tre gare in casa contro S.Antonio, ancora New York e Houston potrebbero dare lo slancio per essere dentro la griglia play-off già la settimana prossima, ma Duncan e compagni per primi non scenderanno certo allo Staples Center per recitare un ruolo da comprimari. La rivincita con Yao è poi alle porte e forse per una sera Bryant dovrà lasciare il ruolo di prim'attore al suo futuro sceriffo preferito.
Alla prossima.