Josh Howard, leader dei Demon Deacons
Se state cercando una parola per descrivere la ACC fino a questo momento probabilmente il pensiero vi sarà caduto spesso su equilibrio o termini simili. Mentre scriviamo in testa c'è Wake Forest con un record di 6-2, poi Duke e Terps con 6-3 e più dietro 3 squadre col record di 5-4 e soprattutto nessuna squadra che fino ad ora abbia dato l'impressione di essere al di sopra delle altre.
C'è un giocatore però che da quando è iniziata la ACC ha mostrato spesso e volentieri di essere più uguale degli altri, come avrebbe detto George Orwell, e non è un caso se gioca con quelli che hanno il record migliore.
“E' il miglior giocatore della nostra lega, è un giocatore bello da guardare su entrambi i lati del campo. Tutti parlano del suo attacco, ma è lui che difende sul miglior attaccante della squadra avversaria”, parole e musica di coach Krzyzewski, oggetto della composizione Josh Howard , il miglior giocatore della ACC fino ad oggi come mostrano le sue cifre (19.3 punti, 8.5 rimbalzi, 2.3 recuperi, 1.5 stoppate, all-around di razza) e soprattutto il suo gioco.
“A inizio stagione avevo detto che non lo avrei scambiato per nessun altro giocatore della ACC, adesso non lo scambierei con nessun altro giocatore del paese”, dichiarazione di un entusiasta coach Prosser, che sostiene di non guardare alle cifre ma a quello che Josh fa e non va a referto, i così detti intangibles, e alla sua leadership anche fuori dal campo.
Howard non si scompone, incassa, ringrazia e guarda avanti, è il suo ultimo anno al college e vuole lasciare un segno anche per il suo futuro (NBA probabilmente, altrimenti a fare onde in Europa da subito), di sfizi da togliersi ce ne ha ancora parecchi come battere Duke (la sua bestia nera da quando è al college) o portare i suoi dove è convinto possano andare: “Siamo determinati e sappiamo che molta gente pensava che noi non potessimo fare ciò che stiamo facendo. Ho giocato con questi ragazzi quest'estate, siamo una squadra, quasi una famiglia. Se lottiamo assieme possiamo andare lontano”, la storia della leadership il vecchio Josh l'ha presa seriamente.
Ma se i ragazzi di Prosser ne hanno vinte 16 delle ultime 19 vuol dire che sono qualcosa di più di una stella con un supporting cast: 5 uomini che hanno una doppia cifra di media, in 4 con più di 5 rimbalzi a sera, 9 giocatori che giocano in media più di 10', i Deamon Deacons sono profondi e solidi, cosa sorprendente visto che i senior sono due (Lepore oltre a Howard) e il resto sono freshman e sophomore.
Il più sorprendente forse è Vytas Danelius, l'erede di Songaila sta viaggiando a 12.5 punti e 7.5 rimbalzi in 28' col 55% dal campo, dopo un anno di apprendistato sta dando forse di più di quello che ci si aspettava, gran colpo di recruiting per Wake Forest.
A proposito di recruiting, quello dell'anno scorso malissimo non è andato se Eric Williams sotto canestro è già una presenza (16 punti nella vittoria su NC State) e Justin Gray prima dell'infortunio nella partita contro Duke (quando leggerete queste righe si dovrebbe essere già disputata la gara di ritorno a Wiston-Salem con rientro di Gray e clima più che teso) faceva giostrare la squadra con una certa autorità per essere al primo anno (10 punti e 4 assist a sera).
Un'altra chiave di lettura per la stagione di Wake Forest è la capacità dei ragazzi di Skip Prosser di andare a rimbalzo: 12.6 rimbalzi più degli avversari di media, miglior squadra di tutta la division I con la seconda (i Panthers di Pittsburgh) staccata di un paio di piste, se prendere il rimbalzo, come dicono spesso gli allenatori (compreso il mio, se interessa), è una questione di quanto vuoi il pallone, i ragazzi di Prosser con lo Spalding hanno un rapporto che è quasi maniacale…
“Fa parte dell'essere a Wake Forest, della sua identità “ sostiene Danelius, un'identità creata da Prosser quando arrivò ai Demon Deacons da Xavier due anni fa: “I nostri ragazzi devono sapere fin da subito che per avere qualche chance dobbiamo fare molte piccole cose. E i rimbalzi sono una di quelle piccole cose che però può diventare una big thing“, insomma per restare in campo con Prosser devi andare a rimbalzo e i suoi hanno recepito.
“Forse è una questione di cuore” aggiunge Howard, di certo il coraggio e l'atletismo danno una mano in questo fondamentale come sapere i propri limiti (non l'essere dei gran tiratori) e quindi rimediare andando forte a rimbalzo.
Una stella su entrambi i lati del campo, panchina lunga e tanti rimbalzi, tutte cose che in una partita senza domani possono fati portare a casa la gara, quando inizia il grande ballo occhio a quelli da Wiston-Salem…