Nessuno meglio di Peja dietro la linea dei 3 punti negli ultimi 2 anni…
Sabato scorso, come da tradizione si è alzato il sipario sull'evento All Star Game. Tanti i temi alla ribalta. I giovani del domani, gli specialisti di schiacciate e di tiri dalla distanza, le vecchie glorie, i giochi senza frontiere versione USA e perché no, tanta nostalgia delle ere passate targate NBA.
Per coloro che hanno vissuto la prima serata di Atlanta, ma anche per chi non ha avuto la fortuna di potersi godere uno spettacolo per il quale comunque vale la pena di pagare un biglietto, ecco un piccolo e parzialissimo vademecum.
A come Amare: Esordio dedicato allo straordinario talento fisico del giovane Stoudemire da Phoenix. Nella gara dei Rookies ha forse fatto meno di quanto poteva, adeguandosi peraltro all'andazzo generale da ora di supplenza, ma in uno sport nel quale si dice pochi riescano a fare la differenza a livello fisico, lui può certo entrare nel club. Ottima la sua gara delle schiacciate, sfortunata forse ma anche generosa e fonte di tanti spunti. I suoi 2.08 metri saranno ancora in scena in un All Star Game del futuro.
B come Butler: Il giocatore degli Heat è stato senza dubbio la vera sorpresa della gara dei Rookies. Sorpresa fino ad un certo punto, ma senza dubbio il suo talento ha trovato una vetrina all'altezza. Per parecchi minuti si è dimostrato uno dei pochi ragazzi in campo a prendere la partita dal verso giusto, facendo vedere alcune movenze che hanno deliziato i commentatori di mezzo mondo e il pubblico pur non straripante della Georgia. Su di lui gli Heat potrebbero davvero rifondare una franchigia.
C come Cotton : Nella gara dei Rookies, l'ex grande coach dei Suns ha schierato la sua squadra senza ritegno con una classica zona, peraltro interpretata malissimo e controvoglia. Per i puristi si è trattato di una botta morale notevole.
D come Desmond: Desmond Mason ha reso una gara che rischiava di essere noiosa una sfida davvero bella da vedere. Per batterlo, Jason Richardson ha dovuto sfoderare un paio di Dunk (vale anche questo per il titolo) di quelle che in epoca passata avrebbero fatto urlare un'intera città . Oggi la NBA ha già visto gran parte di quello che il gesto tecnico poteva mostrare, ma questi atleti ci hanno messo tanto del loro per far dimenticare le passate espressioni dei campioni volanti.
E come Esperienza: Nonostante la pochezza dell'impresa, anche in una gara come quella degli Skill Game, l'esperienza di Payton e Kidd ha salvato la baracca e alla fine il quarto d'ora è passato indenne per gli spettatori. Certo non è però il massimo vedere dei campioni ridotti a foche ammaestrate. Per Marbury e Parker il dottore consiglia un pronto ritorno alla regular season.
F come Fratello: L'altro coach della gara delle matricole si è arrabbiato da matti e probabilmente a ragione per il comportamento dei suoi atleti nel primo evento del sabato. L'ordine di scuderia di rispettare il gioco è andato palesemente perso e la partita è stata una delle più brutte della storia recente. La dimostrazione che per quanto una giocata individuale sia spettacolare, il basket è bello se giocato con intensità e magari di squadra. Altrimenti si finisce come ad Indianapolis.
G come Gilbert: Arenas si è aggiudicato il titolo di MVP della gara dei Rookies confermando che in prospettiva i Warriors hanno una gran bella quota di talento da spendere. Si tratta di un giocatore ormai pronto per mete ambiziose, ma dovrà maturare e lavorare come non mai per affrontare la concorrenza all'Ovest nel suo ruolo.
H come Hoops: La sfida tre contro tre organizzata per il secondo anno di fila ha lasciato ancora una volta qualche serio dubbio sulla validità e soprattutto l'utilità dell'operazione. Visto che c'è stata però, vale la pena ringraziare la NBA per avere mostrato il sorriso del grande Magic alle platee contemporanee. Le sue movenze sono sempre una delle più belle espressioni di pallacanestro di sempre e i suoi tempi di passaggio sono forse qualcosa di dimenticato e irripetibile.
I come Intermezzo: Soltanto in questa maniera si può definire la prova di Walker nella gara da tre. 7 punti in tutto e un atteggiamento ormai tipico dell'ala bostoniana, che ovviamente si è giustificato con la scusa della gara del giorno dopo. Roba da sollevarlo di peso dalla panchina per sostituirlo con il trombato Martin.
J come Jefferson e Jaric: Purtroppo l'alfiere dei Nets e l'ex bolognese sono state fra le delusioni della serata. Il primo ha affrontato con stranissima tattica la gara delle schiacciate dopo la delusione di avere mancato il titolo di MVP del Rookie game, il secondo è stato l'oggetto del dileggio della suddetta gara e poi ha affrontato con fare spaesato la partitella con Magic. Grandi attenuati ma la classe per fare di più c'era tutta.
L come Ladies: Le signore invitate a rappresentare la WNBA nella gara 3 contro 3 non hanno fatto una gran bella figura. Un po' impacciate, un po' emozionate hanno sostanzialmente girato a vuoto per qualche minuto prima di lasciare posto alle stelle dello spettacolo. Fortunatamente per loro 'Nique (Wilkins e chi sennò?) e Magic si sono conquistati la ribalta e anche con qualche chilo di troppo hanno salvato la situazione.
M come Mondo: Mai come quest'anno anche l'All Star Saturday ha visto la presenza di atleti di provenienza globale. Nella gara dei Rookies Kirilenko in particolare ha dato prova di doti più che mature nonostante fosse indisponente l'atteggiamento di qualche giovane a stelle e strisce. L'attuale NBA appare sempre più poliglotta e questo sarà un bene alla lunga.
N come Naturali: Come altro definire alcuni dei gesti atletici visti sul parquet sabato? Certo le menti sono ben lontane dalla maturità ma quanto ad atletismo e capacità di sviluppare pallacanestro in senso verticale, i ragazzi classe 2003 hanno mostrato esagerate prospettive spettacolari.
O come Organizzazione : Effettivamente la serata è vissuta sull'onda del revival, ma anche l'organizzazione ha voluto imitare un po' troppo gli albori della lega e le pecche sono state tantine. Perdite di tempo, una finale del tiro da 3 disturbata e l'idea dello Skill game che ha divertito soltanto gli appassionati delle telecronache firmate Andenna e Lippi negli anni '80. La NBA è certo di più ma gli errori la rendono forse più umana e perciò simpatica.
P come Peja: Grande conferma nella gara del tiro da 3 punti dello stupendo specialista Stojakovic. Dopo una prima prova abbastanza rilassata, l'ala di sacramento ha dovuto fare i conti non solo con la bellezza estetica del gesto di Person, già finalista dodici mesi fa, ma anche con l'esuberanza (bel balletto) di Brent Barry e soprattutto con l'organizzazione della giornata (vedi sopra). Alla fine ne è uscito con qualche dollaro in più da donare in beneficenza e un titolo sacrosanto in bacheca.
Q come Quarto: Sono quattro gli anni della gara delle matricole con la formula attuale, ma già qualche cosa andrà rivista nel breve periodo. Schiacciate e tiro da tre invece non sembrano soffrire troppo l'età e restano sempre l'antipasto più succulento del piatto domenicale.
R come Richardson: Già citato con il suo avversario nella sfida alla migliore Slam Dunk, la guardia d'istanza nella baia di S.Francisco ha deliziato la platea forse più nella gara delle matricole che nella contesa vera e propria. Saltatore a pie pari come pochi se ne ricordino è apparso realmente emozionato alla consegna del trofeo. L'eredità dei cinque signori che davano i voti è sicuramente ben riposta.
S come Shoot : Tecnicamente la gara più bella della giornata è stata ancora una volta quella del tiro da 3. Per quanti seguono il basket da qualche anno fa sempre effetto la musica in sottofondo (sempre identica) ed il rumore ritmato della retina che viene centrata dalle bombe dei contendenti. E poi volete mettere l'effetto di un grande spin con la palla a spicchi colorati?
T come Testosterone: Grandi dosi dell'ormone maschile si sono spese nella gara dei Rookies. Non si tratta certo di doping ma gli sberleffi e le prese in giro non si sono contate. Richardson, tanto per essere protagonista fino in fondo ha preso il ruolo di prim'attore arrivando a sfottere senza ritegno Jaric e Boozer a suo parare non degni avversari per lignaggio o passato universitario.
U come Unico: Uscirsene con la battuta: “Bè, l'ho fatto vincere” riferita a Jason Kidd dopo la fine degli Skill Game, poteva essere soltanto un'idea di Gary Payton. A suo merito va una condizione atletica perfetta e la presenza scenica di un attore consumatissimo. Unico. Davvero.
V come Vivo: Nonostante tutte le critiche e le pecche, la manifestazione alla fine si è dimostrata viva e vincente dal punto di vista dell'idea. Forse qualche cambio di rotta dovrà arrivare (Usa resto del mondo a livello giovani sarebbe pepata quel tanto che basta) ma alla fine si apprezza tutto mettendolo in prospettiva. Se si vuol proprio guardare non è il talento che manca ai giovani della lega, magari un pizzico di savoir faire, di relazioni pubbliche"un sorriso?
W come Warriors: La squadra più calda del momento nella NBA (Lakers a parte), è stata la protagonista della serata. I suoi pupilli hanno raccolto consensi e applausi. Con giovani come Arenas, Richardson, Murphy e l'assente Dunleavy rappresentano una delle forze fresche pronte per il futuro. Naturalmente la gara più importante del programma non vedrà lo stesso numero di maglie giallo blu, ma rispetto agli ultimi anni di incubi la situazione sembra ampiamente cambiata.
Z come Zombie : E' il termine utilizzato da alcuni tecnici per definire i difensori visti fra le matricole e i loro avversari al secondo anno. Va bene fare spettacolo ma scommettiamo che i fratelloni maggiori sapranno regalarne anche di più aggiungendo anche il fattore difesa?
Mi scuso per le sicure dimenticanze, ma l'età avanza. Auguri in anticipo a Tranquillo che abbiamo scoperto in prossima attesa di due gemelli. I nomi suggeriti da Buffa erano Pick 'n Roll, ma siamo in Italia e allora perché non taglia e fuori?