Il trofeo che spetta all'MVP stagionale, il titolo individuale più ambito.
E' tempo di All Star Game e quindi tempo per i primi, provvisori bilanci di quanto visto nella prima metà di stagione NBA:
MVP
1- KOBE BRYANT
2- JASON KIDD
3- KEVIN GARNETT
Le statistiche parlano per Kobe: 27.5ppg, 7.5rpg, 7apg, 2.2 stpg. In più ha messo a segno ben 5 triple-doppie (migliore della lega) e 20 doppie-doppie (migliore fra gli esterni). Quello che le cifre non dicono è che tutto questo lo ha conseguito pur con Shaq assente o comunque a lungo al di sotto dei suoi standard, e nonostante un supporting cast che fa di tutto per disfare quello che il combo costruisce. Il titolo di miglior giocatore può scappargli solo se i gialloviola non raggiungono i playoffs.
Un gradino più sotto Jason Kidd, che è migliorato nettamente al tiro e nella produzione offensiva, ma è anche sensibilmente calato nei rimbalzi e negli assists. In ogni caso se i Nets giocano a memoria il merito è in gran parte suo, se non riuscisse ad ottenere l'mvp nemmeno quest'anno potrà solo prendersela con la sfortuna di aver trovato sulla sua strada due campionissimi alla loro miglior stagione.
Gradino più basso del podio per Kevin Garnett di cui non si può dire sempliemente che sia fondamentale per la sua squadra, lui E' i Wolves: guida il gruppo in punti, rimbalzi (quasi il doppio del secondo in graduatoria), assists, palle rubate, stoppate. Un rendimento eccezionale che per l'ennesima volta gli permetterà di trascinare da solo Minnesota alla postseason, ma che per l'ennesima volta non sarà sufficiente a fargli fare molta strada in più.
Menzione d'onore per Tracy McGrady, capocannoniere del campionato: sta tirando benissimo e sta studiando da leader, ma anche per i guai di Hill non riesce a far ottenere alla sua squadra i risultati sperati.
LVP (Less Valuable Player)
1- VIN BAKER
2- DIKEMBE MUTOMBO
3- BOOTH e JAMES
Il povero Vin passerebbe totalmente inosservato nella stagione biancoverde (5 punti e 4 rimbalzi in qualche manciata di minuti), se non fosse per quel contrattone stile “se lo conosci lo eviti” che incombe su di lui.
Mutombo non sta facendo onore alla sua ultradecennale carriera: 7+7 ma un contributo minimo alla causa, anzi i Nets hanno iniziato a volare dopo il suo infortunio…
I due centri di Seattle sommati insieme fanno ben 6 punti e 6 rimbalzi in 26 minuti, ma anche 10 milioni di dollari di salario!
MIGLIOR DIFENSORE
1- RON ARTEST
2- DOUG CHRISTIE
3- BEN WALLACE
Pochi dubbi sul primo in clasifica, il durissimo (anche troppo a volte) Artest ha letteralmente schiantato ogni avversario diretto incontrato in stagione.
Christie è il vero e proprio giocaotre-chiave dei Kings: prende sempre in consegna il giocatore più pericoloso altrui anche quando sembrerebbe avere caratteristiche per lui ostiche (ad esempio ha annullato Steve Nash nel famoso massacro ai danni dei Mavs), senza mai mollare un centimetro, e in più sul lato offensivo è il vero playmaker della squadra, fa girare al meglio una macchina quasi perfetta.
Ben Wallace è ormai stabilmente il centro più dominante difensivamente della lega, si è meritato la chiamata all'All Star Game grazie alle sue cifre impressionanti. Miglior rimbalzista in assoluto, è andato ben 5 volte sopra ai 20 in questa categoria statistica, mettendo a segno addirittura una tripla doppia con 12 punti, 19 rimbalzi e ben 10 “banane”.
PEGGIOR DIFENSORE
1- GLENN ROBINSON
2- PAU GASOL
3- DEREK FISHER
GRob doveva essere il salvatore della patria nella città di Rhett e Rossella, e invece in pochi mesi è diventato di gran lunga il giocatore più odiato dai tifosi. Sul lato offensivo sta facendo più o meno il suo dovere (anche se non è totalmente esente da critiche), ma il suo rendimento nella propria metà campo è davvero drammatico.
Lo spagnolo ha avuto più bassi che alti con l'arrivo di Hubie Brown, piano piano ha assimilato quello che il vecchio Hubie chiede da lui e sta fornendo ottime prestazioni. Resta però il fatto che la prossima volta che difenderà con intensità e applicazione contro il suo avversario diretto per più di 10 secondi… sarà la prima!
Da Fish è stato un fattore determinante nei titoli gialloviola degli ultimi anni, punendo da fuori sugli scarichi e dando il massimo contro il proprio avversario diretto; in questa stagione tutto è cambiato, dalla distanza non la mette veramente mai, e nella propia metà campo commette errori marchiani, è costantemente l'anello debole della catena, tanto da costringere i compagni a continui adeguamenti sul suo uomo, da cui viene saltato con regolarità .
MIGLIOR ROOKIE
1- STOUDEMIRE e YAO
2- CARON BUTLER
3- NENE' HILARIO
E' difficile scegliere uno dei due ragazzi-meraviglia che stanno impressionando l'intera lega; è difficile soprattutto perchè non si possono immaginare giocatori più diversi: potentissimo fisicamente ma tutto da sgrezzare il primo, una vera enciclopedia del basket ma ancora da modellare nel fisico e nello spirito (ci piange il cuore, ma per una volta bisogna convincere uno che gioca toppo per la squadra ad essere più egoista, anzichè il contrario) il secondo. Per non parlare poi dei backgrounds, anch'essi leggermente distanti…
Per risolvere la faccenda per ora il premio lo daremmo in comproprietà , al resto della stagione ma soprattutto delle loro carriere il compito di svelarci chi sarà il padrone del pitturato NBA nel prossimo decennio.
Ben lontane da quelle dei leader ma comunque estremamente positive le stagioni di Butler, che si sta dimostrando un giocatore nato per stare in questa lega, e Hilario, che ha fatto vedere di non essere solo un superatleta ma un giocatore completo, e di avere bisogno solo di tempo prima di poter essere un fattore anche a questo livello.
PEGGIOR ROOKIE
1- MIKE DUNLEAVY
2- JAY WILLIAMS
3- CHRIS WILCOX
Per i due dookies l'ambientamento nella lega sta risultando più che difficoltoso: il figlio del coach è finito probabilmente in una squadra poco adatta a lui, che punta molto sull'agonismo e l'improvvisazione; in più i suoi compagni sono quasi tutti “brotha” che tendenzialmente non vedono di buon occhio un viso pallido figlio di papa', venuto fuori con tutti gli onori dall'Università con la U maiuscola e con un bel po' di puzza sotto al naso. Sta tirando malissimo e il suo minutaggio è in calo costante, dato che con coach Musselman chi non può contribuire non gioca, anche se è la terza scelta assoluta.
Williams è entrato nella lega con i migliori auspici, ma ha trovato che la vita al piano di sopra è più difficile di quanto si aspettasse: la stagione non è stata disastrosa quanto quella dell'ex compagnio, Jay ha infatti collezionato a tratti ottime prestazioni soprattutto all'inizio (tra cui una notevolissima tripla-doppia), ma il suo rendimento è andato in calando soprattutto a causa della sua totale insofferenza all'attacco triangolo, che nel sistema-Bulls è intoccabile quanto un vitello in India.
Il quadro è completato da alcune noie fisiche e da lamentele per interposta persona che non hanno di certo fatto salire le sue quotazioni presso Cartwrigh, Krause e i compagni, e dal fatto che il suo backup (o meglio ex-backup) Crawford è un giocatore molto concreto, efficace e stimatissimo da staff tecnico e compagni. In ogni caso è semplicemente troppo talentuoso per non prevedere per lui un futuro da grande campionequando capirà qualcosa di più su come funzionano le cose in questa lega.
Wilcox infine non ha grandi colpe in se' e per se', semplicemente è di gran lunga troppo acerbo per poter contribuire, il problema vero è che i Clips non sono proprio la squadra giusta per imparare l'etica lavorativa e lo spirito di sacrificio.
SESTO UOMO
1- MICHAEL REDD
2- EARL BOYKINS
3- ANDREI KIRILENKO
Redd è probabilmente l'unica nota positiva nella stagione dei cerbiatti: giocatore poco appariscente ma di costanza soffocante, ormai non è più una sorpresa.
Più che una sorpresa è invece il rendimento di Earl Boykins, 165 centimetri di concretezza, concentrazione, applicazione e talento offensivo altamente infiammabile, in grado di cambiare le partite in pochissimi minuti. Non è un fenomeno da baraccone, ma un giocatore fondamentale che farebbe comodo a parecchie squadre.
I Jazz stanno giocando in modo paradisiaco, Stockton-Malone-Jackson sono sotto l'effetto-cocoon e non mollano mai, ma il braccio della squadra è il sosia di Ivan Drago, che butta in campo tonnellate di atletismo ed energìa unite ad una comprensione del gioco superiore alla media.
MOST IMPROVED PLAYER
1- RICKY DAVIS
2- MATT HARPRING
3- TONY BATTIE
Tanti candidati per questa categoria (menzione speciale per Richard Jefferson, esploso sfruttando i minuti liberati dalla cessione di Van Horn), scegliamo di premiare Davis che ha avuto contrasti con compagni, management e allenatore ma ha anche fatto vedere giocate fantastiche a ripetizione. Decine e decine di giocate da highlights sopra al ferro, ma anche un jumper affidabile e un rendimento difensivo al di sopra di ogni sospetto. Rendimento degno di un All Star, e ad un prezzo che definire irrisorio rispetto agli standard NBA per questo tipo di giocatore è un'eufemismo.
Harpring è sempre stato considerato un buon role-player e niente più, uno di quei giocatori di complemento utili alla suadra ma in fondo non decisivi. Sulle rive del lago salato l'ex Sixers is è invece dimostrato un giocatore completo e affidabile, una più che legittima opzione offensiva per la gioia di Stockton e Jackson, che ormai da decenni fanno felice chi sa farsi trovare pronto.
Battie è passato dall'essere considerato uno specialista difensivo assolutamente inutile alla causa al giocatore con la miglior percentuale dal campo dell'intera NBA, fra quelli con un numero congruo di tentativi: non è più un affare battezzare “Batman”.
LESS IMPROVED PLAYER
1- STROMILE SWIFT
2- JONATHAN BENDER
3- JASON RICHARDSON
Gli anni passano, gli alibi si assottigliano e il ragazzo continua a non saper fare altro che saltare, anche se in quello ha veramente pochissimi eguali… nella prima parte di stagione questo poteva anche essere sufficiente a garantirgli un buon minutaggio, ma con il vecchio Hubie al timone la musica è cambiata, e il taciturno Stro langue ormai in fondo alla panchina. Una scommessa persa?
Discorso molto simile si può fare per Bender: a guardare i mezzi atletici e tecnici che Madre Natura gli ha donato copiosamente verrebbe da dire “va beh, ragazzi, chiudiamo bottega e andiamo tutti a casa: come si fa a giocare contro una guardia di 2.10?”. Purtroppo per lui e per i Paces la realtà è diversa: la carta d'identità dice 22, gli anni di esperienza nella lega sono tre e mezzo, ma la costanza di rendimento gli è quantomai sconosciuta.
JRich ha impressionato tutti nella prima stagione fra i pro, ma non sta mantenendo appieno le promesse: rendimento molto alterno, percentuali di tiro agghiaccianti e un atteggiamento non proprio positivo. Deve rimettersi in carreggiata perchè nell'NBA le mode fanno in fretta a passare.
COMEBACK OF THE YEAR
1- ALLAN HOUSTON
2- JASON WILLIAMS
3- SHAWN BRADLEY
Per la prima volta i tifosi di NY si stanno dicendo che forse quel famoso contratto da 100 milioni di dollari e passa non è del tutto buttato via: il figlio del coach sta giocando con una voglia e una concretezza finora sconosciute, la mano dalla distanza è sempre fatata ma sta iniziando a prendere più tiri e soprattutto tiri più decisivi, non solo nei primi due quarti o a partita già chiusa, ma nei momenti in cui le gare si decidono. In assenza di Sprewell ha tenuto su la squadra quasi da solo, col rientro dell'uomo con le treccine i Knicks si stanno difendendo più che bene, e se all'equazione si potesse aggiungere anche McDyess la stagione dei blu-arancio potrebbe avere tutt'altre pretese. Anche lui come Davis sarebbe degno della partita delle stelle se non fosse per la presenza di troppi giocatori che è impossibile lasciare a casa.
White Chocolate è una delle più piacevoli sorprese dell'intera stagione NBA, è incredibile vedere uno che ha sempre sprecato il suo talento infinito giocare in modo paradisiaco per concretezza e applicazione, e tutto questo grazie al rispetto e alla stima per un coach che potrebbe essere suo nonno…
Il mormone dei Mavs è uno dei motivi principali per cui la difesa della squadra di Nelson è nettamente migliorata in questa stagione: 7+7 con quasi 3 stoppate e il 50% dal campo ma soprattutto un atteggiamento totalmente diverso da quello mostrato negli ultimi anni, a causa del quale ormai in pochissimi credevano in lui.
MIGLIOR COACH
1- ISIAH THOMAS
2- RICK CARLISLE
3- ERIC MUSSELMAN
Coach Thomas ha dovuto subire critiche ferocissime in questi suoi primi anni su un pino NBA, e quindi è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare: i Pacers giocano benissimo, un basket concreto e al tempo stesso spettacolare, ugualmente efficace su due lati del campo, e quindi un riconoscimento al timoniere pare d'obbligo.
Giù il cappello anche di fronte a Rick Carlisle, che dopo aver stupito tutti alla sua prima stagione sta riuscendo nell'impresa molto più ardua di confermarsi: i suoi Pistons sono ancora la squadra più dura ed efficace in difesa di tutta la lega, con la partenza di Stackhouse sono ancora più compatti, sobri e concentrati, giocano gli uni per gli altri e saranno un boccone terribilmente duro per chiunque in postseason.
Musselman è arrivato a Golden State nell'indifferenza generale, ma sta trasformando una delle franchigie-zimbello della lega in una squadra concreta ed efficace, che si sta togliendo parecchie soddisfazioni.
PEGGIOR COACH
1- KRUGER e STOTTS
2- LENNY WILKENS
3- GEORGE KARL
Come può una squadra col talento degli Atlanta Hawks languire così inesorabilmente nelle zone basse della classifica della Eastern Conference? Chiedetelo a Kruger, che era talmente convinto di se' e dei suoi da garantire l'accesso alla postseason, ma purtroppo per lui non ci ha capito molto della sua stessa creatura tanto che “non ha mangiato il panettone” come si dice in quella città famosa. Magra consolazione il fatto che il suo successore non sia riuscito a cambiare di molto la situazione.
Coach Wilkens ha ancora una manciata di partite prima di diventare l'allenatore con più sconfitte nella storia. Gli consigliamo caldamente di andarsene prima e restare nei libri dei record solo per essere quello con più vittorie, dato che chiaramente non ha più i mezzi per bloccare il crollo dei Raptors, tartassati da infortuni, pessima gestione societaria ma anche dalle sue carenze tattiche.
George Karl è l'allenatore più pagato dell'NBA, è già entrato nella storia per aver guidato quello che una volta era il Dream Team alla peggior umiliazione della storia del basket a stelle e striscie, e la situazione dei Bucks è poco invidiabile. Sulla carta niente di drammatico, nella schizofrenica Eastern Conference i Bucks potrebbero ancora dire la loro, in realtà la squadra è slegata, senz'anima, senza cuore.
MIGLIOR EXECUTIVE
1- DONNIE WALSH (Pacers)
2- GEOFF PETRIE (Sacramento)
3- KIKI VANDEWEGHE (Denver)
Thomas ha creato una fantastica macchina da basket, ma non si può non dare il giusto credito a chi quella macchina l'ha assemblata pezzo per pezzo. Raramente sbaglia un colpo, se riuscisse anche a sbolognare il contrattone di Croshere dovrebbero intitolargli una strada, o magari una curva della Indy '500…
Petrie è semplicemente colui che ha costruito la squadra più divertente degli ultimi anni; certo è più facile accumulare talenti se alle spalle si hanno i generosi Maloof piuttosto che l'ormai proverbiale Sterling, ma tant'è anche quest'anno gli inserimenti di Clark e Jackson sono stati decisivi, e i Kings sono sempre più forti.
Nel Colorado il buon Kiki non guarda in faccia a nessuno, ha un piano ben preciso in mente e sta facendo di tutto per perseguirlo. La squadra vince poco e segna pochissimo, ma in campo da' tutto quello che ha; Bzdelik si sta dimostrando un signor allenatore, visto che ha a disposizione materiale pouttosto grezzo ma è riuscito a trasformarlo in una vera squadra, non solo un collettivo pieno di individualisti; ma soprattutto non pochi giocatori hanno già fatto capire che in fondo ci sono posti peggiori della bella Denver per trascorrere in futuro qualche annetto (molto ben remunerato) a giocare a pallacanestro.
PEGGIOR EXECUTIVE
1- JIM PAXSON (Cleveland)
2- PETE BABCOCK (Atlanta)
3- ELGIN BAYLOR (L.A. Clippers)
Paxson ha avuto un grandissimo merito agli occhi del suo owner Gund, ovvero lo sbolognare un Kemp alla frutta e il suo contrattone letale… da allora però non ne ha azzeccata praticamente più una, e se fossimo il suo datore di lavoro quel credito lo avremmo già considerato abbondantemente esaurito.
Tralasciamo le pessime scelte ai draft degli anni passati, il patetico teatrino con i Clippers nell'affare-Millerla notte del draft di quest'estate e la pessima gestione dello scambio che ha infine portato lo stesso Miller a Los Angeles (insomma se io voglio cedere un giocatore non dico peste e corna di lui pochi giorni prima, e soprattutto non fisnico per accettare uno scambio nettamente inferiore a quello da me rifutato poche settimane prima, il tutto portandomi a casa un giocatore che sembra soffrire di gravi problemi alle ginocchia); lasciamo anche stare le mosse di mercato che hanno visto partire Person e Murray ma arrivare il tremendo contratto di Yogi Stewart, quindi senza nessun beneficio in termini di salario; quello però che non ci va giù è il licenziamento in tronco di Lucas, reo di non far progredire la squadra come nelle attese (ah, dovrebbe anche spiegarci quali erano le attese visto che l'obietivo dichiarato è perdere più gare possibili): difficile immaginare un allenatore migliore di Lucas per quanto riguarda la gestione e lo sviluppo tecnico ma soprattutto umano di giovani talenti altamente bizzosi, tanto più che questa bella pensata sembra aver fatto infuriare nientemeno che l'unico obiettivo dei Cavs, ovvero proprio The Chosen One.
Babcock ha il pregio di aver ammesso i suoi errori, ha chiaramente detto che tutti ma proprio tutti gli sitpendiati dagli Hawks sono a rischio, peccato che la prima poltrona in procinto di saltare sia la sua… dopotutto chi è che ha creato questa squadra che il proprietario Kasten ha molto diplomaticamente definito “una aberrazione?”.
Come detto più sopra, il mestiere di far rendere al massimo una franchigia di proprietà di Donald “braccino di legno” Sterling non dev'essere il più facile del mondo; sta di fatto che tutti i migliori talenti in squadra non vedono l'ora di andarsene, la situazione di classifica è pessima, l'unico a pagare è stato Gentry che in tutto questo ha avuto l'unico torto di essere l'unico vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro… insomma, il GM non può non essere almeno un po' imputabile in questo sfacelo.
PRIMO QUINTETTO ASSOLUTO
KIDD – BRYANT – MCGRADY – GARNETT – DUNCAN
SECONDO QUINTETTO
CHRISTIE – PIERCE – NOWITZKI – WEBBER – STOUDEMIRE
TERZO QUINTETTO
MARBURY – HOUSTON – R.DAVIS – MARION – YAO MING
MIGLIOR QUINTETTO DIFENSIVO
KIDD – CHRISTIE – ARTEST – PJ BROWN – BEN WALLACE
PEGGIOR QUINTETTO ASSOLUTO
FISHER – JAY WILLIAMS – SWIFT – BAKER – MUTOMBO
PEGGIOR QUINTETTO DIFENSIVO
FISHER – VAN EXEL – FOX – G. ROBINSON – GASOL