Nonostante le polemiche, Latrell Sprewell in campo da sempre il 100%…
19 vittorie, 18 sconfitte: questo il tabellino di marcia della squadra newyorkese dal ritorno di Latrell Sprewell dopo l'1-8 iniziale in sua assenza. Il 50% di vittorie equivarrebbe in questo momento ad un tranquillo posto nei Playoffs ed è probabile che questa percentuale possa bastare anche alla fine della stagione regolare.
Il segreto di questa rinascita dei Knicks, dopo un inizio tra scandali ed infortuni, pare essere sempre ed indissolubilmente legato a Spree. Oltre al talento, ai punti ed alla difesa che porta in campo, abbiamo quella leadership che tutti rispettano ed anzi che a qualcuno fa pure comodo per non dover così fare il condottiero (ad Allan Houston forse fischieranno le orecchie).
Stando infatti alle ultime dichiarazioni rilasciate, il "videogioco vivente" si sta di nuovo divertendo a giocare a basket e, con lui, i compagni. Come abbia fatto a metabolizzare positivamente le continue provocazioni del general manager Scott Layden e le voci di mercato che nascono come funghi intorno a lui, non lo sappiamo.
E paiono proprio frasi non di circostanza, ma veritiere, dal momento che molti giurano di averlo visto come ringiovanito: danze dopo le bombe e le schiacciate, irriverenza guascona, sorrisi e trash talking dei bei tempi andati (anche se stiamo pur sempre parlando di un 32enne)" insomma, catalizzatore in tutti i sensi.
Le ultime due settimane sono state foriere di ottimi risultati, anche se inframmezzate da sconfitte che hanno lasciato come al solito perplessi. Nonostante il retrogusto amarognolo nelle bocche dei tifosi che invocano la ricostruzione, alcune vittorie sono state di una certa portata e prestigio.
Netti e convincenti i successi su Miami, Chicago, Atlanta (due volte), Denver e Memphis, i più tanti maturati tra le mura amiche del Madison Squadre Garden, mentre ha fatto scalpore il netto imporsi sui lanciatissimi Phoenix Suns: il 106-98 parla sì e no da solo, perché i Knicks si sono trovati avanti anche di 20 punti, ma alla fine i soliti patemi nel portar a casa la W sono come al solito venuti a galla, non emergendo fortunatamente nella loro interezza. Cosa che invece si è puntualmente verificata nell'ennesima trasferta in Florida, dove la squadra di Chaney ha gettato alle ortiche l'ennesimo vantaggio in doppia cifra nella manciata di minuti finali contro gli Heat.
Il problema è il solito che attanaglia New York nelle ultime stagioni e cioè non avere uomini d'area in grado di prendersi tiri ad alta percentuale di realizzazione nei momenti caldi del match o nel momento in cui gli esterni hanno bisogno di riprendere fiato.
Neppure in questo report abbiamo grandi stravolgimenti da registrare nell'assetto della rotazione di Don Chaney. Head coach continua con l'ostracizzazione di Lee Nailon ed a dividere quasi equamente i minuti nel ruolo di playmaker tra Howard Eisley e Charlie Ward, a volte in maniera fin troppo maniacale con la conseguenza magari di tirare fuori uno dei due quando sta per entrare "on fire".
Si stanno invece accentuando i problemi di falli di Kurt Thomas (sempre più "Foul" Thomas), mentre Michael Doleac sta lentamente diventando un solido back up come ci si aspettava. Sempre sul limbo del "vorrei ma non posso" i due lunghi che a turno ed anche qui molto equamente stanno affiancando Thomas: Othella Harrignton e Clarence Weatherspoon.
Niente di eclatante, sia in senso positivo che negativo, anche se le solite malelingue vedono Spoon più attaccato alle rotonde ciambelle glassate che non alle rotondità del canestro (ed effettivamente il fondoschiena di cui è ben fornito avvalorerebbe questa tesi).
Tornando ad Eisley, il povero Howard resta il giocatore più bersagliato dai tifosi del Garden, nonché da quelli che lasciano i loro improperi sui vari forum cestistici. La frase più riportabile e tenera è quella secondo la quale l'ex-Utah continua a nuotare nel mare della mediocrità .
Il tutto poteva anche starci all'inizio delle danze, ma onestamente non capiamo cosa ci si possa aspettare oggi da lui più di quanto non faccia. Dirige con relativa sicurezza i giochi, mentre ci pare ovvio e normale che il compito di portare punti alla causa è di altri, anche se comunque è il quarto marcatore di squadra e smazza 5.5 assists a serata, oltre ad aver rifilato 30 punti (record in carriera, con 6/9 da tre) nell'ultima vittoria a domicilio dei Grizzlies.
Paga forse il contratto eccessivo, ma francamente Eilsey è questo, prendere o lasciare.
Chi invece commette degli errori che francamente non ci aspetteremmo da uno che ha firmato un contratto da 100 milioni di dollari, è Allan Houston. Attenzione, tenetevi forte perché ciò che leggerete nelle prossime righe può sembrare una barzelletta ma invece è drammaticamente un fatto vero.
Partita interna contro i Blazers, Knicks sotto 89-92. Pochi secondi alla fine, c'è tempo per un'ultima azione e Chaney chiama time out. Il coach disegna sulla sua lavagnetta lo schema per liberare Houston per una bomba. I giocatori rientrano in campo e l'ex-Detroit riceve palla, tirando da due (e sbagliandolo pure) tra l'incredulità dei giocatori di Portland che lo lasciano fare.
Commento del dopo partita: "Durante il time out ero distratto e non mi sono accorto che eravamo sotto di tre punti, pensavo di due".
Dopo questa scena molto "alla Darryl Dawkins"(il giocatore degli Atlanta Hawks che frantumava i canestri con le sue schiacciate prima dell'introduzione del ferro sganciabile e noto per le sue stranezze come quella volta in cui si presentò in campo indossando due scarpe di marche diverse), se ci sia da piangere o ridere, lo lasciamo decidere a voi.
Interessanti notizie sembrano arrivare dal fronte mercato, mentre si avvicina a grandi falcate la cosiddetta "trading deadline", cioè il limite massimo di tempo per giostrare scambi (oltre quella data, ossia nella seconda metà di febbraio, si potranno inserire nei roster solamente giocatori senza contratto).
L'ipotesi più affascinante è quella che prevede l'arrivo nella Grande Mela del centro lituano Zydrunas Ilgauskas per Othella Harrington, Charlie Ward e Travis Knight. L'europeo è probabilmente ad oggi il miglior pivot ad est, ha solo 27 anni e pare aver messo a posto i problemi ai piedi che non gli hanno ancora permesso di mostrare il suo vero potenziale (anche se già così potrebbe bastare" ed avanzare!).
Dopo un duro cammino di riabilitazione, è dimagrito così da dover poggiare meno peso sui suoi fragili piedi. Ai Cavs sta giocando alla grande e in un sistema di gioco come quello dei Knicks sarebbe perfetto, colmando finalmente la lacuna in mezzo all'area che permane dall'addio di Patrick Ewing, senza contare che Kurt Thomas tornerebbe ad occupare il suo vero spot di ala forte, nonché al rientro di McDyess si formerebbe una batteria di lunghi davvero interessante.
Ma su Ilga le voci sono tante, quanti i suoi estimatori. A dire il vero, la contropartita tecnica offerta dal Layden alla franchigia dell'Ohio è francamente poca cosa, se non che i tre giocatori ceduti sarebbero appetibili per i contratti in scadenza (più o meno a breve-medio termine) che farebbero comodo in casi di ricostruzione.
Inutile ricordare che sul mercato c'è l'onnipresente Sprewell, ma vorremmo veramente entrare in quella testa bacata di Layden per sapere quanto ci crede veramente nella cessione del suo miglior giocatore.
Dopo la pausa per l'All-Star Game (a cui nessun Knickerbockers è stato invitato) ci sarà un bel viaggetto ad ovest, per un totale di sei partite che forse fugheranno qualsiasi dubbio sul futuro prossimo della franchigia, ossia se puntare ancora alla post season o alla lotteria" scambi da fantaNBA permettendo.