Riuscirà il francese ad avere un impatto immediato nella NBA?
Adieu mon capitaine" Adieu mon frére des batailles"
Si potrebbero interpretare così le lacrime che qualche tifoso virtussino nostrano ha speso qualche giorno fa, quando proprio nel vivo della più difficile stagione per le V nere degli ultimi anni, il capitano e playmaker della squadra ha deciso di convolare a giuste nozze con il basket americano.
Antoine Rigaudeau, trentunnene capitano della Virtus Bologna e della nazionale francese ha deciso infatti di firmare per la NBA alla venerada età di 31 anni suonati.
L'ultimo treno insomma, l'ultima possibilità di un giocatore fra i migliori del vecchio continente per misurarsi con il metro non certo decimale che si trova sui parquet statunistensi.
E dove ha deciso di portare il proprio accento e la propria erre moscia? Ovviamente nella capitale del buon gusto, del retrò, dall'ideale ponte culturale fra Stati Uniti e vecchio continente"Dallas!
Certo, Dallas, una squadra che non sarà il massimo per espressione di comunanza fra i popoli degli opposti lati dell'atlantico, ma una squadra che grazie alle idee e alla testa dura della famiglia Nelson rappresenta ormai da almeno tre anni la vera nuova frontiera del basket universale.
In fondo non ci sarebbe nemmeno bisogno di spiegarlo. I Mavs sono ormai una realtà arcinota, ma per quei quattro che non lo sapessero già , Dallas è oggi una comunità multietnica, nella quale il leader è un canadese figlio di giocatore (scarso al di là delle leggende) di premiership inglese di calcio.
Nella quale la stella è un ragazzo che impazziva per Larry Bird, ma che lo faceva dalla sua stanza in pieno lander di Wolfsburg. Nella quale ha esordito il primo cinese della NBA. Nella quale uno degli idoli locali è il rappresentante dell'etnia messicana e nella quale la libertà di religione ed espressione è ormai un concetto masticato e rimasticato più che in qualsiasi cosmopolita capitale europea.
Detto questo, è chiaro che per Rigaudeau l'ambiente non dovrebbe essere che l'ultimo dei problemi. I problemi invece sono stati tanti, sul campo, nelle prime apparizioni in campionato. Nei pochi minuti che Riguadeau ha collezionato fino ad oggi, la sua presenza è passata, nella migliore delle circostanze, abbastanza inosservata.
Il giocatore che l'Eurolega e la “Spaghetti League” hanno imparato a conoscere come Le Roi, ha collezionato alcune magre davvero pesanti. Tiri sbagliati e affrettati, difese appena accennate, addirittura un'infrazione per doppio palleggio.
No, questo è davvero troppo. Va bene il salto di qualità e l'ambiente, ma la domanda che il tifoso medio italiano di potrebbe fare è certamente, che cavolo ci sia andato a fare Rigaudeau negli states, quando poteva vivere altri 3 / 4 anni di carriera senza troppe aspettative o pressioni in Europa. Osannato, coccolato, rispettato.
Ebbene, a dispetto di pochi giudizi affrettati, gli osservatori del Texas, solitamente pronti a scannare i personaggi sportivi come coyote del deserto (tanto per restare intema western), si sono astenuti dal prodursi in commenti negativi. Hanno come si suol dire sorvolato.
Appare ovvio che le prime prestazioni di un giocatore come Rigaudeau, catapultato da un campionato all'altro non possano avere grande valore. Semmai ciò che è sicuramente rimarcabile è invece la grande sfida che questo giocatore ha voluto accettare.
Lanciarsi sul treno NBA a trentuno anni e dopo una carriera formidabile culminata nella conquista di un grande Slam europeo ha il sapore dell'atto coraggioso. Mettersi in gioco a livello di imberbi ragazzotti reduci da pochi, se non nessuno, anni di basket universitario pur di grande livello è una scelta che richiede voglia di fare e voglia di rimettersi in gioco.
Rispettando perciò questa scelta, è giusto inquadrare Le Roi come un vero rookie, tra l'altro l'unico del ricco roster dei Mavs. Per un osservatore distratto, si può perciò parlare di questo “ragazzo” come di un play atipico.
Le sue caratteristiche sono quelle di un jolly. Non sono infatti molti i play puri da oltre 2 metri, 2.01 per la precisione, anche se di soli 95 chili. Antoine Riguadeau è effettivamente questo. Più di qualsiasi altra cosa un atipico, un giocatore molto versatile che non da quasi nulla all'apparenza.
La sostanza è la sua caratteristica fondante, una ricerca del successo e una mentalità da vero vincente che nel passato lo hanno portato a prodursi in prestazioni davvero eccellenti nelle partite più importanti.
Se infatti le sue statistiche non sono quelle del tiratore puro, c'è da notare come le sue percentuali di carriera non siano nemmeno paragonabili a quelle della quali è capace in un over time o in un 4° quarto in rimonta. In questi casi Riguadeau diventa un tiratore da tre che è consigliabile non lasciare per molto senza marcatura e pur non essendo velocissimo non è raro che una palla recuperata si trasformi in contropiede vincente.
A Dallas il contributo che questo playmaker può portare è quello di una capacità difensiva e di ragionamento molto scarsa in compagni alla Van Exel. Proprio il play mancino potrebbe rappresentare per il numero 17 uno sbocco di minuti e situazioni importanti.
L'ex laker infatti sembra sempre sul punto di fare le valigie e chiudere anzitempo la sua avventura texana. Forse proprio per questo motivo, Mark Cuban si è lasciato convincere dai suoi allenatori e ha allargato ancora una volta i cordoni della borsa.
Con Van Exel a folleggiare in altri lidi, il più probabile dei quali sarebbe New York, Rigaudeau rappresenterebbe un cambio d'eccezione per Steve Nash. Il ruolo del francese sarebbe quello dello specialista, del cambio di qualità e allora forse le motivazioni potrebbero essere maggiori e di conseguenza anche i risultati.
Comunque vada, il sospetto è che Le Roi sia un giocatore che difficilmente mancherà l'appuntamento con l'occasione per mettersi in luce. Quest'anno o nel prossimo, i Dallas non rimpiangeranno la scelta e la riprova è già attiva sui parquet dei pro da qualche mese.
Jaric e Ginobili per motivi diversi stanno vivendo stagioni contrastate ma sono già realtà nel mondo NBA. Rigaudeau non può essere considerato inferiore per caratura a questi giocatori e l'attesa a questo punto sarà per il 20 febbraio.
Condizioni fisiche sperando, quel giorno ci potrebbe essere la possibilità di vedere Manu e Le Roi per la prima volta uno contro l'altro e potrebbe scattare la scintilla per cominciare la risalita verso livelli di considerazioni più consoni.
A questo punto non resta che attendere, in fondo se nella NBA gioca Crotty" no il paragone è offensivo, anche dopo un fischio per doppio palleggio.