Rafer Alston oltreoceano è considerato una vera leggenda dei playground.
Tra le grandi storie che ogni giorno la Lega a stelle e strisce ci propina, quale autentico pusher di talento e passione, ce ne sono alcune che con le altre non c'entrano davvero nulla: su tutte? Charles Oakley, le sospensioni di Sheed, Shaq e le interviste possibili, Charlotte città aperta e Rafer Alston. Ecco, oggi stiamo con lui.
Storia di basket che di più non si può, l'uomo-leggenda del Queens meglio conosciuto come Skip To My Lou (canzoncina USA, tipo giro-girotondo), è tornato di recente nella lega di quelli bravi, dopo un breve e neanche troppo intenso periodo di purgatorio in quel della NBDL (cioè, Niente Bidoni Davvero Lo giuriamo). I fortunati? I poveri, mai come oggi dai tempi dell'espansione, Toronto Raptors.
Rafer, di NBA ne ha già vista abbastanza prima d'ora e “vista” non cade casualmente, dato che in tre anni di onorato servizio presso la corte di coach Karl a Milwaukee, è sceso in campo quanto un paio di album dei NOFX, cioè pochino (metti un Sam Cassell davanti e il motivo è presto spiegato). Adesso, però, la musica è diversa: vuoi che questi derelitti canadesi non sanno più che pesci pigliare, vuoi che scaldando la panchina qualcosa avrà pure imparato, fatto sta che il “nostro” viaggia a 12 punti, 4 rimbalzi e 7 assist con più di 32 minuti di utilizzo a sera.
Passo indietro. Considerato una leggenda vivente dall'età in cui noi guardavamo i cartoni giapponesi, con imprese più o meno note liberamente tratte dal capitolo “playground”, versetti “Rucker 8.55”, Rafer viene considerato Re del gioco non solo tra gli appassionati mitizzatori dell'asfalto newyorchese ma da parecchi addetti ai lavori (Grant Hill e Rod Strickland su tutti). La sola idea di entrare in campo con indosso una casacca NBA fa scrivere migliaia di pagine a decine di giornalisti, ma giunta l'ora X il risultato non è granchè.
Come spesso accade in questi casi, le parole talento e cemento, non fanno rima con coach e con tecnica NBA e di spazio per esprimersi, Rafer ne trova pochino e quel poco non sempre lo sfrutta al meglio. Detto questo, l'opportunità offerta dai Raptors è quindi tanto succosa per loro quanto per lui al tempo stesso.
Intanto, mi chiedo se Toronto abbia cercato nel calderone dell'NBDL perché davvero disperata o se il nome di Alston sia una grande attrattiva di marketing, vista l'enorme notorietà del ragazzo da Fresno State (sì, sì, sempre quelli dello squalo"). La prima idea resta la più probabile visto che in Canada la parola Rucker potrebbe essere accomunata con quella di un tipico piatto della cucina tedesca.
Eppure in ambito USA, Skip To My Lou è davvero incredibilmente popolare: un recente quanto improbabile sondaggio (ma non hanno proprio niente di meglio da fare?) chiedeva ai visitatori di NBA.com “quale scelta dalla NBDL avrà il maggiore impatto nella sua nuova squadra NBA”: risposta, scontata, 68% Alston.
Per lui è la migliore occasione possibile: squadra allo sbando, fiducia da parte di staff tecnico e dirigenza (anche se suona più tipo: “ogni tanto datela a quello, tanto peggio di così"”) e l'unica possibilità della sua carriera di esprimere il suo enorme talento per davvero. Non la sprecare, Rafer. Non lo sprecare, Toronto.
“Skip, skip, skip to my Lou
Skip, skip, skip to my Lou
Skip, skip, skip to my Lou
Skip to my Lou, my darlin'
Fly's in the buttermuilk, shoo, shoo, shoo
Fly's in the buttermuilk, shoo, shoo, shoo
Fly's in the buttermuilk, shoo, shoo, shoo
Skip to my Lou, my darlin'”
See Ya'.