Il riscatto dei Gators

Brutto momento di carriera per Brett Nelson… ma non per i suoi Gators.

Sembra strano parlare di annata del riscatto per i Florida Gators, uno dei soli tre college ad avere subito meno di 10 sconfitte nelle ultime quattro stagioni (gli altri sono Duke e Gonzaga), ma la conclusione della scorsa stagione parla chiaro.

I Gators avevano un bilancio di 15-1, erano in testa nella SEC e candidati alle Final Four, ma chiusero con 8 sconfitte nelle ultime 15 partite, terminando la loro avventura con la sorprendente eliminazione al primo turno del torneo NCAA da parte di Creighton.

E da quanto visto fino ad oggi, riscatto è stato: record di 14-2 (3-0 nella tremenda SEC di quest'anno), striscia aperta di 9 successi e ritorno nella top 10 del ranking nazionale.

A dare spessore, molte vittorie importanti: contro Kansas nella finale del 3° posto del Preseason NIT; in casa dei campioni in carica di Maryland (ponendo fine alla serie di 87 vittorie consecutive in casa dei Terrapins contro avversari al di fuori della ACC, che durava da 13 anni); e soprattutto le prime due partite della SEC, contro le quotate Mississippi State (anche questa in trasferta) e Georgia.

Le uniche sconfitte sono avvenute nella semifinale del citato NIT contro Stanford (sottovalutata a inizio stagione, ma che sta rapidamente risalendo nei ranking) e West Virginia.

Fin qui nulla di strano, verrebbe da dire, dato che Florida sta solamente mantenendo le aspettative. Ma tutto questo è avvenuto tra numerose traversie interpostesi nella marcia dei Gators: pur disponendo di un roster profondo, solo 7 giocatori ad oggi sono sempre scesi sul parquet.

Entrando in dettaglio, è appena rientrato da un infortunio l'attesissimo freshman danese (sì, proprio dalla Danimarca) Christian Drejer; il senior più atteso, la guardia Brett Nelson, ha dovuto saltare le prime tre uscite per una frattura da stress al piede (ne riparleremo tra poco); e per concludere, il quotato sophomore James White, dopo tre sospensioni disciplinari, ha lasciato di punto in bianco la squadra all'immediata vigilia della stagione.

Passando ad esaminare più in dettaglio la formazione, nel backcourt troviamo come guardia tiratrice il citato Brett Nelson. Nel 2000, dopo aver raggiunto la finale per il titolo nazionale, Nelson era probabilmente il più quotato in prospettiva futura dei Gators, grazie al fisico massiccio per un play, quale era allora il suo ruolo, ed al tiro micidiale da fuori, specie dall'arco dei tre punti.

Ma nella scorsa stagione, con il passaggio in posizione di guardia, il rendimento calò bruscamente, con percentuali complessive al tiro inferiori al 40% (e poco oltre il 30% nelle sconfitte); l'intenzione di passare nella NBA fu accantonata quando si rese conto di non essere pronto fisicamente e mentalmente per il ruolo di guardia nei pro.

Nonostante si sia ulteriormente irrobustito, anche e soprattutto in ottica futura, la stagione di Nelson finora è stata quasi disastrosa: prima i problemi fisici di cui sopra, e poi cifre quasi imbarazzanti pensando a quelle degli anni precedenti, ossia poco più di 5 punti a gara e percentuale al tiro inferiore al 30%.

Quanto conti la condizione fisica è difficile dirlo, ma opinione comune è che i problemi di Nelson non siano dovuti solo agli infortuni: vederlo sparare ripetutamente a salve da tre dà  l'impressione che si tratti di un tiratore che ha perso del tutto o quasi la fiducia nella propria arma migliore, il tiro appunto.

Note ben più positive dalla cabina di regia: il senior Justin Hamilton si conferma in crescita costante, dopo aver preso il posto di Teddy Dupay. E' senza dubbio il migliore difensore e l'uomo chiave nella asfissiante difesa pressing dei Gators, nonché il primo distributore di assist e probabilmente colui in grado di bilanciare i reparti e far girare a dovere i Gators. E' stato inoltre decisivo con 22 punti nel fondamentale successo a Mississippi State, indicando di essere in grado di prendersi notevoli responsabilità  in attacco quando necessario.

Nel frontcourt, troviamo in ala piccola il primo del formidabile gruppo di freshman arrivati quest'anno: si tratta di Matt Walsh, miglior giocatore di Philadelphia; ha trovato il posto in quintetto per l'infortunio di Drejer, ma non sarà  facile riportarlo in panchina, dato che è il secondo marcatore con circa 15 punti di media. È un giocatore completo, ottimo tiratore da fuori ma anche molto valido in avvicinamento a canestro.

In ala grande il terzo senior del quintetto base, "pel di carota" Matt Bonner. Giocatore di grande esperienza e il più completo dei Gators, Bonner è in grado di piazzarsi in post basso e sfruttare i suoi 207 cm contro avversari più piccoli, ma dispone anche di una ottima mano da fuori, e porta spesso e volentieri dall'area i lunghi avversari per colpire da tre con buona precisione (oltre il 45% ad oggi). Si tratta sicuramente del giocatore più difficile da marcare per le squadre avversarie.

In centro evoluisce David Lee, sophomore di 2,05, molto quotato al suo arrivo l'anno scorso, ma sulla cui "combattività " sotto le plance esistevano vari dubbi. Ha dovuto per di più prendere a tempo pieno l'eredità  di Udonis Haslem, centro roccioso se ne è mai esistito uno, ma finora non se la sta cavando per nulla male, con circa 10 punti e 6,5 rimbalzi a gara.

Dalla panchina esce un altro freshman di notevole impatto, la guardia Anthony Roberson. Non è una novità  che a molti allenatori piaccia avere gente cambi in grado di mettere punti sul tabellone in fretta, e Roberson è perfetto in quest'ottica; desta ancora più sensazione che si tratti di un freshman, che sia il terzo marcatore in un roster in cui le bocche da fuoco non mancano, e si sia già  affermato come il miglior tiratore da fuori, capace di prodezze balistiche come il 7/10 da tre rifilato a Georgia.

A completare i cambi attualmente nella rotazione, altri due freshman, la guardia Rashid Al-Kaleem ed il centro di riserva Adrian Moss (redshirt), e lo junior Bonell Colas, ala appena rientrata da un infortunio.
Coach Donovan inoltre spera di poter ottenere un contributo sostanziale il già  citato Christian Drejer; prima dell'infortunio a una caviglia, per lui era pronto il posto di ala piccola nel quintetto base. Pur provenendo da un campionato minore come quello danese, questo ragazzo di 2,05 m aveva destato una ottima impressione per il tiro da fuori, dato comune per gli europei, ed una esplosività  non altrettanto comune.

Lo stile di gioco dei Gators, implementato da coach Donovan fin dal suo arrivo, è decisamente aggressivo: ritmo elevato su entrambi i lati del campo, con difesa pressing volta a creare palle perse e transizione (la vera chiave di Florida è proprio nel riuscire o meno a mandare in tilt l'attacco avversario, anche per pochi minuti, ma sufficienti a piazzare parziali devastanti); per questo tipo di gioco servono ovviamente una panchina profonda con molti giocatori da alternare, e lunghi veloci in grado non solo di non perdere qualche giro, ma di essere loro stessi aggressivi in difesa e pronti a rimorchio, e i Gators sono più che attrezzati in questo senso.

Pur essendo tra le squadre più quotate a livello nazionale ed al momento tra le più in forma, restano numerosi punti di domanda sul futuro di Florida: quale sarà  il rendimento di Drejer?
Riuscirà  Brett Nelson a tornare quello di due anni fa?
Come giocheranno e quanta birra avranno ancora i freshman a marzo?
Quanto peserà  nel corso della stagione la mancanza di un centro roccioso sotto canestro?

Molte domande, ma per sapere la risposta non occorrerà  aspettare molto, i mesi caldi della stagione del college basket sono dietro l'angolo""

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