Il meglio e il peggio dell’NBA

Lo stile indimenticabile di Sua Maestà  Micheal Jordan, di fronte ad un attonito Kukoc.

VOTO 10: Michael Jordan
Ad ogni sua esibizione l'”emozionometro” va in tilt, per le ultime pennellate del più grande artista della storia del gioco. Anche il solo fatto di riuscire a tener botta per qualche minuto contro i superatleti cresciuti adorandolo sarebbe di per se' notevole, anzi notevolissimo.

In realtà  questo signore sta prendendosi sulle spalle una squadra che fra Novembre e Dicembre era letteralmente allo sbando (7 vittorie in 20 partite), cercando di trascinarla con le unghie e con i denti oltre ai suoi limiti fisiologici, verso la postseason.

Con l'anno nuovo 8 vittorie su 11 partite, quasi tutte grazie a grandissime prestazioni del nostro che ha dominato più di una gara (l'emozionometro di cui sopra è letteralmente esploso con i 41 in 53 minuti contro i Pacers) viaggiando in questo periodo ad una media di 23 punti, 8 rimbalzi e 5 assist.

VOTO 9: Stephon Marbury
Non ha più motivo di sentirsi solo nel deserto, dal draft è arrivato un uragano col numero 32 che ha portato una ventata di energìa in una squadra che aveva proprio bisogno di una scossa.

Forse Step-On aveva proprio bisogno di sentire qualcosa di diverso nell'aria per mettere da parte gli atteggiamenti irritanti e controproducenti che hanno caratterizzato la sua carriera fino a questo momento e concentrarsi solo sul gioco: il bottino settimanale è di 34 ppg, 6 reb, 8 ast, a fronte di solo 1.7 palle perse.

Con un Marbury così, supportato da Stoudemire che ormai è una certezza e da un Marion pirotecnico, terribilmente continuo, i Suns si permettono di stare al quinto posto nella Western Conference, mettendo a libri un record di cinque vittorie nelle ultime nove gare, nonostante un calendario durissimo (tutte avversarie dell'Ovest tra cui Lakers e Jazz due volte, Spurs, Mavs, Kings, Rockets).

VOTO 8: Sacramento Kings
La gara contro i Mavericks più che una vittoria è stata una marcia trionfale, una clamorosa, sfacciata dichiarazione di superiorità  tattica, tecnica, di grinta e di cuore. Ormai da due stagioni giocano il miglior basket sulla faccia della terra e triturano qualunque avversario (tranne i Lakers, vera e propria bestia nera ai playoffs).

A voler cercare il proverbiale pelo nell'atrettanto proverbiale uovo si può notare che ogni tanto loro stessi si innamorano un po' troppo della propria immagine riflessa e cadono inopinatamente: dopo le tre vittorie stagionali più belle (tre massacri ai danni di Lakers, Mavs e Nets lasciati tutti a più di 20 punti di scarto) c'è stata sempre una sconfitta nella gara successiva.

Sta di fatto che sono i favoritissimi per la vittoria finale con molte lunghezze di vantaggio sugli inseguitori, e l'unica cosa che può fargli paura è la consapevolezza che tutto questo verrà  dimenticato in fretta se non arriverà  il fatidico anello, magari battendo finalmente gli odiati Lakers.

VOTO 7: Tim Duncan
Il miglior giocatore della lega è partito in sordina, col freno a mano tirato: nelle prime 6 settimane 20-10 di media molto risicato, cifre per lui deludenti soprattutto tenendo conto del fatto che tradizionalmente Timoteo è un diesel, parte piano e poi va in crescendo, però in questa stagione gli Spurs sono ancora più dipendenti dalle prestazioni del loro leader, visto i problemi che altri giocatori stanno affrontando: Ginobili è debilitato dai problemi alla caviglia, Rose molto sotto alle aspettative dopo il rinnovo del contratto, Smith e Robinson intaccati dal tempo che passa.

Nelle ultime sei settimane la musica è cambiata, il caraibico ha voltato pagina mettendo in cascina 27 punti, 13 rimbalzi, 4 stoppate e cinque assist di media (in particolare nell'ultima settimana 32, 13, 4 e 4). Insomma, grazie a lui gli spurs hanno vinto 7 delle ultime 8 e 12 delle ultime 16.

VOTO 6: J.R. Bremer
Dopo aver collezionato ben 19 DNP-CD nelle prime 35 partite, in cui nonostante la rotazione ridottissima dei Celtics era saldamente in fondo alla panchina e collezionava solo manciate di minuti in garbage-time, è salito improvvisamente alle luci della ribalta in seguito ai problemi fisici di Delk che hanno costretto coach O'Brien ad affidarsi a lui, con risultati più che positivi:
nelle ultime sei gare viaggia a 13 punti, 5 assist e quasi 4 rimbalzi in 35 minuti di media, certo sfiora appena il 40% dal campo col 37% da tre, ma soprattutto ha collezionato solo otto palle perse nelle ultime undici gare!

L'ex stella dei “bonnies” di St.Bonaventure ora sembra godere della fiducia del suo staff tecnico, la stagione è ancora lunga e difficile ma Ernest Junior si è già  “sbattuto” non poco per arrivare a questo punto, e qundi la prospettiva di lottare per un posto da titolare con un veterano come Delk non può spaventarlo più di tanto. Una (gli auguriamo lunga) carriera NBA sta iniziando a Boston.

VOTO 5: Seattle Sonics
Dopo un inizio di stagione promettente sono incappati in un clamoroso “slump” con 10 sconfitte su 12 partite in un mese, fra il 18 Dicembre e il 16 Gennaio. La squadra è monodimensionale, l'unico schema che McMillan può disegnare con il materiale che ha disposizione è un “5 fuori”, e così i Sonics vivono e muoiono col tiro da fuori di Radmanovic, Drobnjak e Lewis, dato che Payton non può cantare e portare la croce, Barry ha dei problemi fisici e Mason va in scioltezza sopra al ferro ma è molto discontinuo e si sta innamorando un po' troppo di un tiro da fuori che non ha.

Due vittorie nelle ultime due gare contro Grizzlies e i Mavs ancora sotto shock hanno un po' risollevato il morale della truppa, ma al momento i Sonics sono decimi nella Western conference, e visto che i Lakers stanno ritrovando se' stessi e le altre squadre sembrano tutte meglio attrezzate dei gialloverdi, le possibilità  di raggiungere i playoffs si assottigliano terribilmente

VOTO 4: Dallas Mavs
Nulla è perduto, fuorchè l'onore… La clamorosa debà cle contro i Kings è stata più che una mazzata per i texani, che già  avevano ricevuto un duro colpo al morale dalla incredibile rimonta subita dai Lakers il 6 Dicembre, e che dopo un inizio di stagione trionfale (anche grazie ad un calendario non certo ostico) erano convinti di essere ben più che uno dei tanti sparring partner dei Re.

I Mavs in ogni caso hanno ancora il miglior record della lega e tutte le possibilità  per avere la loro rivincita contro Sacramento, però dopo averli incontrato sono incappati in due brutte sconfitte consecutive contro Phoenix e Seattle.

VOTO 3: Kwame Brown
E' partito non alla grande ma alla grandissima, con una prima settimana da 12 punti, 13 rimbalzi e quasi 5 stoppate di media; un po' tutti pensavano “se il buon giorno si vede dal mattino…”. Beh, il mattino è stato parecchio ingannatore dato che da allora le sue cifre dicono 7+5 con una sola stoppata di media, e un minutaggio con alti e bassi ma tendente a diminuire sempre di più.

Questo calo in se' e per se' sarebbe ancora accettabile e perfettamente scusabile, in fondo è solo la sua seconda stagione nella lega e come si sa i liceali iniziano a mettere assieme cifre consistenti a partire dal terzo (si, ok, ci sarebbe Amare ma lui è un caso a parte); il problema è che quello che non va in Kwame è l'atteggiamento: sul piano tecnico e tattico sembra ben più avanti di C&C di Chicago, tanto per prendere una pietra di paragone ovvia, però si allena poco e male, si lamenta in continuazione, ha dei clamorosi cali di concentrazione e in più di un'occasione è sembrato proprio non aver voglia di giocare.

Questa tesi sembra dimostrata dal fatto che quando è particolarmente stimolato sembra all'improvviso tornare quello di inizio stagione, come ad esempio nella gara del 31 Dicembre contro i Bulls (ma soprattutto contro Tyson Chandler), in cui ha messo 20 punti, 13 rimbalzi e 3 stppate tirando col 63%. Insomma, una cosa è essere discontinui a causa di lacune tecniche o fisiche, giustificabili e cui si può rimediare col tempo, ma se davvero il suo approcio mentale all'NBA è questo saranno dolori per lui e per i Wizards.

Tutto ciò è in qualche modo aggravato dal fatto che questa stagione sarà  il canto del cigno per MJ, e con un Brown ai livelli della week 1 nessun traguardo (ad Est) sarebbe precluso per Washington.

VOTO 2: Atlanta Hawks
Come si suol dire, al peggio non c'è mai fine: 6 sconfitte nelle ultime 6 partite, 12 nelle ultime 14 gare, periodo durante il quale hanno superato i 100 punti solo una volta.

Se avete voglia di vedere una gara NBA e avete paura di non trovare posti liberi fatevi un viaggietto ad Atlanta: il palazzetto è desolatamente vuoto ed è facile che fuori dall'ingresso troviate qualcuno disposto a cedervi il proprio biglietto in cambio di un hot dog con doppia cipolla o poco più… tanto più che i possessori di abbonamenti stagionali verranno risarciti, dato che gli Hawks avevano addirittura garantito la postseason!

Se a questo contesto già  promettente aggiungete il fatto che i tifosi chiedono a gran voce la testa di Glenn Robinson e che la dirigenza ha già  detto a chiare lettere che nessun giocatore del roster, nè il gm Babcock, nè Terry Stotts possono contare ad occhi chiusi sulla riconferma…

VOTO 1: Rasheed Wallace
La nuda cronaca: 15 Gennaio 2003, Portland ospita i Grizzlies; dopo un primo tempo equilibrato i Blazers salgono in cattedra e nella seconda metà  di gara concedono solo 37 punti regolando i ragazzi di Hubie Brown. Mattatore della gara 'Sheed con 38 e 10, 16/20 dal campo in 40 minuti, la sua migliore prestazione in una stagione ricca di alti e bassi ma nel complesso più che positiva, soprattutto perchè sembra più maturo e piglia pochi falli tecnici. Ecco, appunto: ad un bel momento il ref Donaghy gli fischia un tecnico, il nostro non gradisce e che fa? Come si suol dire fra ragazzini “lo aspetta fuori”, beccandosi 7 giornate di squalifica per minaccie al direttore di gara.

Proprio quello che ci voleva per una formazione notoriamente instabile psicologicamente e quasi sempre sulle prime pagine dei giornali USA per problemi disciplinari, da parte di quello che salvo ognuno dovrebbe essere il leader della squadra.

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