Yao e Shaq: quando il gioco si da duro…
Boston @ Houston 91-102
Phoenix @ Houston 96-102
Los Angeles @ Houston 104-108 OT
Dalla fine. Questa volta non posso che cominciare dalla fine. La "sfida delle sfide", il primo faccia a faccia tra il miglior centro della Lega, Shaquille O'Neal, e il suo possibile erede, Yao Ming, si è concluso con la vittoria di quest'ultimo ma, come a voler sottolineare il fatto che la storia spesso è fatta da "piccoli" uomini, è stato Steve "Franchise" a regalare ai tifosi del Compaq Center una grande prestazione, chiudendo con 44 punti (massimo in carriera) e 11 assists la magica serata che ha portato i Rockets primi al traguardo in OT 108-104.
I due colossi intanto avevano duellato come gladiatori nell'arena e, se è vero che The Diesel ha ancora una volta dimostrato la sua grandezza (in tutti i sensi), chiudendo con 31 punti e 13 rimbalzi, non passa inosservata la prova della Grande Muraglia, scolpita con 10 punti, 10 rimbalzi e 6 stoppate.
"E' un giocatore di classe, aspettavo di giocarci contro" - ha commentato Shaq a fine gara, mentre Yao confessava che "è un sogno giocare contro il miglior centro dell'NBA".
Dichiarazioni d'amore dunque ma sul parquet è stata una battaglia. I primi quattro tiri di Shaquille venivano stoppati e per tre volte era la "manona" di Yao a dire di no al centro dei Lakers, il quale però, da grande campione, non si faceva intimorire e, dopo i primi passi falsi, riprendeva a macinare gioco e punti, facendo capire chiaramente all'avversario di non aver voglia di abdicare; l'allievo quindi non ha ancora superato il maestro e dovrà lavorare a lungo per poter sedersi un giorno sul trono ora saldamente occupato dal gigante numero 34 ma il guanto di sfida è stato lanciato.
"Sono contento che vada all'All Star Game. E' un fatto positivo non solo per lui e la sua famiglia, ma anche per il suo paese."
Riguardo alla polemica sulle dichiarazioni estive di Shaq, lo stesso si è così espresso: "Ho avuto già modo di scusarmi. Yao Ming è il mio fratello. Gli asiatici sono tutti miei fratelli. Sono cresciuto nell'esercito con persone di tutti i colori. Stavo solo scherzando e, per un mio errore, un giornalista idiota ne ha fatto un caso di razzismo!".
Dal canto suo, Yao si è limitato a ringraziare la comunità asiatica per l'appoggio ricevuto.
I due avranno molte altre occasioni per confrontarsi; intanto, venerdì sera, a Houston, è nata una rivalità che non potrà che far piacere a tutti gli amanti del grande basket, compresi quelli stanchi nel vedere un asso pigliatutto in maglia giallo-viola fare il bello e il cattivo tempo senza nessuno in grado di contrastarlo. Yao ha la carte in regola per porre una diga allo strapotere di O'Neal.
Giocatori diversi i due, ma entrambi micidiali: il primo è devastante anche dalla media distanza e non disdegna conclusioni dalla linea dei tre punti mentre il secondo ha dalla sua una maggiore potenza, accoppiata, come è ovvio, ad un'esperienza che l'avversario, per un fatto puramente anagrafico, ancora non possiede. Aspettiamoci dunque altri scontri titanici tra questi due giganti, campioni pronti a sfidarsi a viso aperto in duelli da brivido.
Adesso facciamo un passo indietro.
Houston aveva aperto l'impegnativo trittico di partite con la vittoria sui Celtics del duo Pierce-Walker: nonostante un incessante bombardamento da tre punti, la squadra riusciva a chiudere l'incontro 101-92 con 26 di Francis e 24 di Mobley. Era poi la volta dei Suns di Marbury e del rookie delle meraviglie Stoudemire.
L'erede di Karl Malone usciva vincitore dal confronto con Yao Ming e i 24 punti e 13 rimbalzi del "giovane sole di Phoenix" imprimono ancora più a chiare lettere il nome e la classe del ragazzo nella roccia della storia recente NBA. Che colpo per i Suns!. Comunque, alla fine, il risultato sorrideva ai Rockets (102-96) e il protagonista stavolta era Cuttino Mobley, autore di 30 punti. Terza vittoria di fila per i texani, pronti per l'impegno con L.A. "ma questa è già storia.
Eccoci così nuovamente a parlare di Houston ammazza-grandi; Celtics, Suns e Lakers hanno rappresentato banchi di prova importanti e la squadra ne è uscita sempre vincente. Che cosa significa? Innanzitutto che i Rockets hanno la possibilità di giocarsela con chiunque e che di conseguenza anche nei playoff si potrà ben figurare; in secondo luogo, che ciò che ancora manca è la capacità di trasportare l'ardore dimostrato in questi giorni contro avversari più deboli.
Ripeto, aspettiamo conferme contro squadre di basso livello, in passato sottovalutate e capaci di infliggere dure lezioni di umiltà , prima di innalzare con troppo anticipo Houston sull'Olimpo dei Campioni.
Sarebbe un peccato offuscare grandi prestazioni con prove incolori ma d'altronde questo è quello che è avvenuto nei mesi scorsi quindi l'obiettivo deve essere quello di trovare il ritmo giusto per suonare musica di qualità contro chiunque.
La strada imboccata mi pare comunque quella giusta e penso che forse nello spogliatoio qualcosa sia cambiato. Vittorie come quella contro Los Angeles, senza dimenticare Boston e Phoenix, non fanno altro che aumentare la consapevolezza nei propri mezzi e i ragazzi di coach Tomjanovich potranno trarre grandi insegnamenti dagli ultimi positivi risultati, per continuare ad arricchire una stanza dei tesori già piena di trofei ma che, fino all'altra notte, mancava ancora di uno scalpo prestigioso: quello di Phil Jackson e soci.
Chiusura dedicata ad una panoramica sui prossimi impegni della squadra: San Antonio come antipasto, Dallas come portata principale e dessert motorizzato con Detroit. Niente male come menu. Occhio alle indigestioni! Stay tuned!