Il meglio e il peggio dell’NBA

Stagione “al bacio” per Jason Kidd e i suoi Nets.

VOTO 10: Jason Kidd
I Nets con 11 vittorie nelle ultime 12 gare si insediano saldamente in vetta alla Atlantic, soprattutto grazie al “nuovo” Jasone, leggermente meno al servizio della squadra (8.7apg e 5.8 rpg anzichè i canonici 10+7) ma totalmente a suo agio in un insolito ruolo di go-to-guy: 20ppg contro una media in carriera di 14, col 45% dal campo e quasi 38% dalla lunga distanza (mai tirato così bene).

I Nets volano sulle ali dell'entusiasmo e sono i logici favoriti per sfidare le corazzate dell'Ovest in finale, ma la parte difficile deve ancora cominciare: quando Mutombo tornerà  dovranno imparare a sfruttarlo al meglio, perchè affrontare da favoriti i playoffs della Eastern (che saranno equilibratissimi, visto il livellamento dei valori) potrebbe essere tutt'altro che una passeggiata.

Dal canto suo Jasone è il grande favorito alla corsa per l'MVP, nonostante l'agguerrita concorrenza di Kobe&TMac che stanno tenendo cifre spaventose.

VOTO 9: Matt Harpring e i Jazz
Difficile trovare una spiegazione razionale per la stagione dei Jazz: 9 vittorie nelle ultime 12 gare, quinto miglior record della lega. Qualche risposta la possiamo trovare nella stagione di Harpring, che in questo periodo ha viaggiato a 20 punti e 8 rimbalzi a partita, niente male per uno dei classici gregari NBA, arrivato nella terra dei mormoni come tappabuchi, che si sta togliendo parecchie soddisfazioni.

Lui e Kirilenko sono il braccio, per quanto riguarda la mente… beh lo sapete no? Stockton in questa serie vincente dei Jazz sta viaggiando a quasi 9 assist in 25 minuti di utilizzo medio, il calcolo sui 48 minuti lo lasciamo a voi…

VOTO 8: Hubie Brown
“That age stuff is overrated. I love playing for the man”. Parole di Lorenzen Wright, uno dei maggiori beneficiari della cura-Brown. Il sessantanovenne coach è subentrato a Sidney Lowe il 13 Novembre, confrontare i record non ha molto senso visto che era ovvio che la situazione non avrebbe potuto che migliorare, dato che i Grizzlies al momento del suo arrivo erano ancora a secco di vittorie.

Quello che impressiona però è l'effetto che gli insegnamenti di coach Brown hanno avuto sui giocatori, soprattutto su Jason “White Chocolate” Williams, che in poche settimane sembra essere maturato quasi dall'oggi al domani, emendando drasticamente quasi tutti i difetti mostrati in questi anni: gioca sotto controllo, forza poco e niente, prende (e spesso mette) i tiri decisivi, ma soprattutto difende con una intensità  mai vista, tanto che Hubie gli ha affidato nientemeno che Kobe in una recente sfida con i Lakers. Niente male per un giocatore che per anni è stato quasi all'unanimità  riconosciuto come il peggior difensore della lega…

VOTO 7: Earl Boykins
Forse sarebbe più corretto chiamarlo “Baggins”… eh sì, perchè a vederlo sgusciare fra i giganti che popolano la lega dà  proprio l'impressione di un Hobbit fra gli umani.

Il suo arrivo nella baia è stato presentato come un fatto più folkloristico che tecnico, invece in una squadra con tanto testosterone ma poco, pochissimo fosforo il minuscolo Earl si è ritagliato un meritatissimo (e fondamentale) spazio, fornendo prestazioni notevoli: al momento le cifre dicono quasi 11 punti e 4 assist abbondanti in una ventina di minuti e un solido 46% dalla lunga distanza (il migliore della squadra fra quelli con un numero significativo di tentativi).

Quello che le cifre non dicono è che Earl, letale nel palleggio-arresto-e-tiro come pochissimi altri, sta avendo un ruolo decisivo come arma tattica: coach Musselman stravede per lui e lo inserisce spesso e volentieri nei momenti topici delle gare, venendo ripagato con prestazioni da vero “clutch player”: da ricordare i 23 punti contro i Mavs, le 7 palle rubate ai Denver Nuggets, i 14+8 contro i Lakers.

VOTO 6: Scottie Pippen
A cavallo fra il 2002 e il 2003 i Blazers sono stati la miglior squadra della lega, con 12 vittorie su 15 partite. Le statistiche pure e semplici di questo periodo sembrerebbero incoronare 'Sheed Wallace o Wells, in realtà  il momento positivo è legato (oltre a qualche inspiegabile congiunzione astrale grazie alla quale i JailBlazers riescono per il momento a far parlare di sè soltanto per quel che fanno sul parquet e a remare tutti dalla stessa parte) alla rinnovata fiducia che Cheeks sta riponendo nel Pippen-playmaker; fiducia che l'ex alter-ego di Michael Jordan sta ripagando con solide prestazioni al servizio della squadra, nel tentativo di dare razionalità  ad una squadra cui non è certo il talento che manca.

VOTO 5: Boston Celtics
Dopo un inizio di stagione molto positivo stanno attraversando un brutto periodo: ben 10 sconfitte nelle ultime 14 gare (e 8 nelle ultime 10), tra le quali due contro Miami piuttosto nette, una contro Chicago e un massacro da parte dei Mavs.

Le statistiche di questa serie di partite ci fanno capire come sia un momento-no quasi in tutto: la difesa ha concesso 97ppg col 46% dal campo, a rimbalzo il differenziale medio è stato -8.7; l' attacco è stato addirittura asfittico tirando col 39% dal campo e il 31% da tre, con meno di 16 assist a partita (il peggiore della lega), tenuto in piedi quasi esclusivamente dalla straordinaria capacità  di Paul Pierce di guadagnarsi tiri liberi: Da Truth ha segnato dalla linea della carità  più di tutti i suoi compagni messi assieme, sopperendo in parte a percentuali da brivido (37%).

Ben peggio ha fatto 'Toine Walker (36% nei fg e 26% da tre), recente MVP settimanale della Eastern, che in stagione ha tentato finora 270 tiri dalla lunga distanza a fronte di 150 tiri liberi, e in questa seie di gare ha messo a referto 4.4 assist ma ben 3.8 palle perse.

In sostanza un momento di difficoltà  generalizzato per una squadra che quando perde intensità  difensiva (anche a causa del roster ridotto all'osso dalla luxury tax) può andar sotto contro chiunque, visto che l'attacco è uno dei più statici, macchinosi e prevedibili della lega e che Pierce non può togliere sempre le castagne dal fuoco.

La situazione comunque non è gravissima, la classifica sorride ancora agli uomini di O'Brien e, conclusa la durissima trasferta in Texas con tre sconfitte su tre, li attendono 11 gare consecutive contro avversarie dell'Est (tranne una con i Nuggets) con molti scontri diretti, un momento-chiave della stagione biancoverde.

VOTO 4: Philadelphia 76ers
Un'altra grande della Eastern conference in difficoltà  dopo un inizio promettente, ma mentre per i Celtics si può parlare di un momentaccio e niente più, i phillies sembrano aver letteralmente dimenticato come si fa a vincere: una sola vittoria nelle ultime dieci gare (e quattro nelle ultime diciotto) è un record degno più di una squadra da LeBron Derby che di una pretendente allla vittoria nella conference. Inoltre le cose non sono assolutamente migliorate con l'innesto di Kenny Thomas, che pure sta giocando ad ottimi livelli (è già  il miglior rimbalzista della squadra).

C'è da dire che il calendario non è stato amico, i Sixers hanno affrontato svariate squadre dell'Ovest e quasi tutte le rivali dirette nella corsa per i playoffs, inoltre molte sconfitte sono arrivate di misura, però sta di fatto che Iverson è incredibilmente sotto controllo in campo e fuori ma sta segnando meno, e non ha mai tirato così male (non arriva al 40% dal campo nè al 30% da tre punti); Van Horn ha discrete cifre ma quasi mai nei momenti decisivi, e a volte si va da lui in continuazione, altre volte viene ignorato dai compagni per interi periodi; McCulloch poi da un pezzo non gioca significativi minuti al di fuori del garbage-time, insomma c'è tanto da lavorare per Larry Brown e poco tempo per fare esperimenti, perchè la concorrenza è agguerrita e una manciata di gare può fare la differenza fra l'inferno e il paradiso, per chi vive costantemente sul filo del rasoio.

VOTO 3: Michael Olowokandi
Aveva iniziato la stagione in modo promettente, ma ogni buona prestazione era accompagnata da dichiarazioni sul fatto che sicuramente non sarà  un Clipper la prossima stagione, lasciandosi andare addirittura a disamine su quale sarà  la sua prossima destinazione: insomma, dichiarazioni ben poco professionali che avrebbe potuto benissimo risparmiarsi, tanto più che non è e non sarà  mai Jabbar nè Chamberlain, e il futuro ricco contratto che gli verrà  elargito prossimamente sarà  in ogni caso un salto nel buio.

Il tutto è culminato con i continui fischi da parte del pubblico dello Staples, a cui sono seguite sue ulteriori lamentele e reprimende piuttosto decise da parte di Gentry e Baylor. 9 punti e 8 rimbalzi di media con un angosciante 35% dal campo in 38 minuti sono il suo biglietto da visita in queste ultime settimane, non proprio cifre che autorizzino una tale tracotanza.

VOTO 2: Toronto Raptors
Va bene gli infortuni, va bene la partenza di “Neon” Clark causa luxury tax, va bene tutto… però questa squadra meno di due anni fa era una seria contender per la vittoria nella Eastern e ora è totalmente allo sbando: fra Dicembre e questo inizio di Gennaio 3 vittorie su 21 partite, un record semplicemente raccapricciante.

La dirigenza sta cercando soluzioni alla crisi, e sembra aver individuato due possibilità  immediate: la prima è salutare con tutti gli onori coach Wilkens e accompagnarlo in carrozza alla hall of fame, per poi cercarsi qualcuno con meno vittorie in regular season ma idee tattiche un po' più fresche e al passo coi tempi: difficile dargli torto.

La seconda sarebbe scambiare Vinsanity Carter, e questa invece sembra una gran baggianata: a prescindere dalle considerazioni sull'integrità  fisica del giocatore, non si può non considerare che il suo valore di scambio è crollato peggio del titolo Enron, e quindi scambiarlo ora vorrebbe dire perderci parecchio in ogni caso.

VOTO 1: Lakers' supporting cast
Dice: “ma come, proprio ora che i gialloviola si stanno rimettendo in carreggiata?”. Eh sì, perchè proprio le vittorie di quest'ultimo periodo (7 nelle ultime 9 gare, ottenute però battendo Cavs, Heat, Raptors due volte e Nuggets) fanno capire come i problemi dei gialloviola si ridurrebbero drasticamente se solo i vari Fisher, Fox &c. mettessero più concentrazione e voglia nel loro mestiere.

Com'è come non è, tutte le volte che danno qualcosa in più dal punto di vista dell'attitudine, come per magia i tiri con cinque metri di spazio entrano con percentuali decenti, la difesa si fa più intensa (anche se resta indegna per una squadra che punti al titolo), Shaq e Kobe si ritrovano non più triplicati ma semplicemente raddoppiati o addirittura marcati singolarmente, e all'improvviso la vita diventa più facile.

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