Kobe da 3? Chiedere ai Sonics…
Lakers 93 @ Phoenix 107
Phoenix 97 @ Lakers 109
Seattle 98 @ Lakers 119
La partita che ha aperto la prima settimana agonistica dei Lakers era prevista sul campo dei Phoenix Suns. Le dichiarazioni della settimana precedente fatte da Robert Horry non potevano perciò trovare un terreno di riprova più improbo.
L'Arizona in questo momento sta vivendo un momento cestistico di grande pathos. Mentre nel college basket i Wildcats imperversano al vertice del ranking, i Suns si stanno costruendo una fama e una classifica da vera sorpresa nella Western Conference.
Una squadra compatta, che gioca in modo tosto, difende con la giusta dose aggressività e non si lascia spaventare da qualche caduta di tensione di troppo. Una squadra da prendere con le pinze proprio perché capace di esprimere un vero gioco di squadra.
Una squadra che come da copione ha dato una seria lezione alla versione post S.Silvestro dei Lakers. Alla faccia di qualsiasi dichiarazione guerreggiante, i giallo viola si sono trovati davanti una squadra che ha dato la sensazione di credere maggiormente nelle proprie possibilità e di non avere paura di passare la palla ad un compagno per un tiro pesante.
La scossa della gara è infatti arrivata nel secondo quarto, al momento delle prime rotazioni. Qui i Suns hanno piazzato il primo break, con Stoudemire e Outlaw capaci di fare la differenza contro la pochezza del duo composto da George e Walker.
In casi come questo, a suonare la carica per i Lakers ci sarebbe voluta una grande prestazione delle solite stelle o una grande precisione nel tiro pesante, visto lo strapotere fisico e reattivo messo in campo dai padroni di casa. Purtroppo per loro, i Lakers hanno mancato entrambi gli obiettivi. Kobe ha segnato 37 punti, lasciando però a 0 su 8 la sua statistica nelle triple, mentre Shaq si è limitato ad un 25 punti e 9 rimbalzi d'ordinanza.
Dietro di loro il vuoto. La percentuale nel tiro da 3 ha tradito tutto il resto della squadra, che ha chiuso con 2 su 21 da dimenticare al più presto. Morale della favola, punteggio finale 107 a 93 pro Suns, cinque uomini in doppia cifra per gli allievi di D'Antoni e altrettanti falli tecnici per i Lakers nel solo 4° quarto.
Il ritorno della doppia sfida diventava quindi un fatto di importanza anche psicologica per i Lakers. Bisognava stabilire se la squadra di Jackson fosse attualmente capace di assorbire una sconfitta e trarne i giusti presupposti per migliorarsi.
Complici sicuramente le mura e i VIP dello Staples Center, i campioni del mondo hanno ritrovato motivazioni e automatismi in sole 24 ore. La seconda sfida contro i Suns è vissuta infatti di altri equilibri. A cambiare non sono però stati i giocatori dell'Arizona, emigrati in California non certo per fare presenza.
L'umore differente è sembrato piuttosto essere quello del centro numero 34 in campo per Los Angeles. In una partita sempre equilibrata e giocata a livello piuttosto alto, O'Neal ha deciso di imporre la propria legge a dispetto di compagni e avversari, siglando un ben più consistente 36 nel tabellino dei punti e accompagnandolo con 16 rimbalzi e 4 stoppate.
L'unica possibilità per Phoenix poteva essere che Shaq predicasse nel deserto. Alla straripante prestazione del proprio lungo, i Lakers hanno però fatto seguire 31 punti e 12 rimbalzi e 7 assist di Kobe, 9 assist e 11 punti di Fox e nel suo piccolo anche 5 punti con altrettanti rimbalzi per Rush.
Alla fine perciò ai Suns non è bastata l'ottima guida di Marbury, autore di 32 punti e 6 assist e i cinque uomini messi nuovamente a referto in doppia cifra. La partita si è chiusa sul 109 a 97 per i padroni di casa, felici di poter commentare nel dopo partita la risposta fornita ai detrattori (che in fondo hanno solo fatto notare magagne sacrosante) e di poter guardare con motivazioni inalterate all'obiettivo del pareggio di bilancio per fine gennaio.
Sulla strada che porta alla riscossa, la terza partita settimanale ha visto scendere a Los Angeles i Sonics, per un duello di smorfie fra Payton e Bryant.
La lingua del più acuto e pepato osservatore interno del basket professionistico ha avuto molto da commentare.
Quello sceso sul parquet i 7 gennaio è stato un Bryant in versione lusso. Tanto per non lasciare nelle mani di Shaq due gare di fila, la guardia angelina ha messo in piedi uno show da record. In settimana più di una testata sportiva si era fatta forte dello 0 su 8 di Phoenix per attaccare Kobe sul piano della consistenza.
La risposta è stata un 9 su 9 nelle triple a cavallo del 2°e 3° quarto di gara e più importante un 12 su 18 finale con il quale Bryant ha scippato dalle mani di Dennis Scott il record per triple segnate in una partita nella NBA. E gli altri giocatori?
Mentre Kobe si divertiva nella sua speciale trance, i compagni si sono limitati ad assecondarlo e a difendere senza eccessive pause, mentre i Sonics hanno giocato una gara senza infamia e senza lode, come ultimamente sembra accadere loro un po' troppo spesso. Alla fine lo score ha decretato 119 a 98, mentre le dichiarazioni del dopo partita sono tutte state rivolte alla prestazione del miglior Kobe della stagione.
Il meglio della settimana: La seconda settimana positiva di fila per i Lakers ha vissuto sul duello a distanza fra Shaq e Kobe. Alla veemente prestazione contro i Suns del primo ha risposto l'altrettanto impressionante gara del numero 8 contro i Sonics, peraltro avversario apparso assai più malleabile dei soli dell'Arizona.
Il tabellino della gara di Bryant deve comunque essere citato anche solo per il libro dei record. 45 punti, con 16 su 28 dal campo e 12 su 18 nelle triple, conditi da 3 assist e altrettanti rimbalzi. Una grande serata che ha portato alla causa dei californiani la quarta vittoria nelle ultime cinque partite giocate.
Il peggio della settimana: Elemento ancora sospetto nell'economia di gioco dei Lakers pare essere la difesa. Anche in occasione di due facili vittorie, gli atleti di coach Jackson stanno lasciando sempre score vicini ai 100 punti agli avversari.
Su questo argomento l'osservazione più interessante viene dall'allenatore dei Suns. Secondo Franck Johnson nelle ultime stagioni in questo periodo i Lakers hanno sempre difeso, come dire, allegramente (?!?). Ma nel momento di massimo impegno hanno saputo rientrare nei ranghi e vincere le gare grazie ad una difesa di ottimo livello.
Quest'anno la situazione è un po' diversa. La classifica non lascia la tranquillità di altre annate. Le grandi prestazioni delle ultime gare daranno grande fiducia al team di Los Angeles, ma la luce saprà accendersi anche in difesa, al momento giusto? Questa è la domanda alla quale i Lakers dovranno dare risposta al più presto.
La rincorsa verso un record degno di questo nome è partita. I prossimi impegni interni contro Cavs e Heat saranno importanti per testare la capacità di concentrazione e di impegno dei Lakers contro avversari sfavoriti, mentre il vero scoglio arriverà con la gara di mercoledì prossimo a New Orleans.
Secondo tanti osservatori di maggiore o minori fama, gli Hornets sono da tempo la squadra più sottovalutata della lega e in più nell'ultima sfida diretta hanno ripassato con un +16 i Lakers lasciando loro soltanto 82 punti sulle assi dello Staples. Nella gara della Louisiana non ci saranno scuse, per vincere non basterà fare spettacolo, bisognerà giocare un anticipo di play-off. La domanda è sfacciatamente chiara: si accenderà la famosa luce?
Alla prossima.