Sixers in cerca di aiuto

Iverson è sempre circondato dagli avversari…

Si era parlato del periodo di fuoco che i Philadelphia 76ers avrebbero dovuto affrontare a cavallo delle festività  natalizie. Si era detto che la banda di Brown si sarebbe esposta in campi che le avrebbero tastato il polso con una certa decisione, ed anche in casa avrebbe dovuto gareggiare con compagini di alto livello.

Ebbene, Philly ha perso molte partite, alcune gridano vendetta, altre sono meno giustificabili. Da ricordare è il fatto che il mercato di metà  stagione ha portato alla corte dei Sixers Kenny Thomas, giocatore che ben si sposa alla filosofia cestistica di Brown, in grado di portare difesa, rimbalzi e , se necessario, anche qualche punto in cascina.

Molti tifosi si saranno sfregati le mani, vedendo partire Art Long e Mark Bryant per il giocatore dei Rockets, giocatore con un high di 29 in stagione contro New Orleans, nove volte in doppia cifra e con circa sette rimbalzi di media. Lo stesso coach non aveva mancato di esprime giubilo per il suo approdo: “è un giocatore che potrà  darci una grossa mano, anche come realizzatore”.

Il suo arrivo però non è che abbia cambiato un gran che le cose, anche se va ricordato che Philly stava già  disputando un discreto campionato ed in questo periodo diversi suoi giocatori chiave stanno attraversando un momento difficile, anche dovuto a guai fisici, vedi Iverson e Mckie, senza dimenticare il sempre afflitto Todd Maculloch e il disperso Monty Williams.

Assenze che contribuiscono a rendere difficile, in alcune serate, la rotazione dei lunghi. Quali sono i reali problemi di Phila? Quelli che impediscono loro di volare come vorrebbero, verso le quote nelle quali volano i “vicini” rivali dei Nets?

Il punto principale per rispondere sembra essere quello legato al discorso Allen Iverson. Questo è un team che è cromosomicamente legato a “The Answer”, e ci mancherebbe. Il problema è che quando Iverson non sta bene e non è in grado di portare più di 15 punti ai suoi, non esiste che Philadelphia vinca una partita.

Quando il n.3 non solo non segna, ma magari segna , ma non da l’impressione di poter spaccare la partita da un momento all’altro, Philly sembra perdersi in un bicchiere d’acqua. E non mancano i giocatori con esperienza come Coleman e Mckie per trascinare gli altri.

Probabilmente il problema è che esistono tanti ottimi giocatori, tanti “guerrieri”, ma un solo giocatore che riesce a dare la scossa dal punto di vista realizzativo. Thomas è stato preso forse anche in quest’ottica, per cercare di limare questa lacuna, ma anche Kenny non sembra essere un giocatore che riesca a prendere per mano i suoi con i punti; magari lo fa con una grande intensità  in difesa, con i rimbalzi, ma già  il fatto che non abbia tiro da tre è un indice che spiega diverse cose.

Van Horn è un grande talento, ma che non avesse una personalità  da “Annibale Barca” lo si sapeva da tempo. Buckner piace molto, ha punti nelle mani, ma non è ancora quello da cui vai quando l’”arancia” scotta.Snow non è mai stato un realizzatore, e Skinner è un rimbalzista puro, che con il rientro di Derrik Coleman è molo calato, in proporzione al suo minutaggio.

Tante possibilità  di scelta per Brown, ma alla fine lo stesso problema dello scorso anno, meno bruciante se vogliamo, ma lo stesso. Se Iverson non è “on fire” che si fa?

Queste critiche non devono far pensare che Philly sia in preda ad uno sfacelo, è in tranquilla zona playoff, ma se le due migliori partite vinte in questo periodo dai Sixers, contro Minnesota e contro i Lakers, hanno visto “The Answer” segnare prima 41p, poi 32 contro i campioni del mondo, qualcosa vorrà  pur dire. Iverson segna 12p ed è massacro a Utah (98-69), squadra strapazzata pochi giorni fa dai Bulls, Iverson fa 13 e Phoenix vince in scioltezza. Sconfitte su campi come quello di Atlanta (senza Glenn Robinson!!) e S.Francisco, pesano, soprattutto quando poi si deve andare in trasferta a Dallas, dove sai che se va bene ne prendi 15/20.

“Quando i nostri realizzatori non sono in serata, Iveson e Van Horn-dice Brown-dobbiamo avere pazienza e cercare di andare in lunetta”.

Il problema è che queste parole dimostrano un ruolo da primo attore per Keith Van Horn, ma sino ad oggi l’ala ex Nets, di punti ne ha messi, ma nei momenti chiave fatica non poco.

I Sixers non hanno tiro da fuori. L’unico tiratore dall’arco è appunto l’ala, persino Allen Iverson non può considerarsi uno specialista dal tiro da “tre”. Il basket di oggi, sembra invece proiettato verso un amore spasmodico per la “tripla”, magari in Usa meno che in Europa, ma il discorso resta valido. Prendiamo come esempio l’ultimo match perso in maniera beffarda conto Detroit dopo l’ennesimo overtime.

I Pistons hanno effettuato 16 tentativi da tre punti contro i soli 7 dei 76ers; 43% contro il 28% di Philly, le cui uniche “bombe” sono state messe a segno da Van Horn. Il tiro “pesante” è quell’arma che ti permette di mettere legna da ardere, facendo anche riposare la squadra.

E’ difficile vivere senza soluzioni che non siano le micidiali e continue penetrazioni di Iverson e il servizio della moltitudine di numeri 4/5 che possiedono i Sixers. Anche a quanto tiratoti dalla media distanza, non è che la band di Brown ne abbia a bizzeffe.

L’aspetto positivo che ne consegue è il costante dominio di Philadelphia per i punti segnati in area pitturata, anche contr squadre dal grosso peso sotto canestro. Contro Dallas ( del’ ex Raja Bell co i suoi 7p ) i punti segnati dentro l’area sono stati 46 per i texani e 44 per Philly, che fa scaturire un 56-39 per le restanti segnature.

Ma il dato risalta soprattutto nella gara, peraltro buona, disputata contro i Pacers, la squadra del momento all’est assieme a New Jersy. Phila vince la sfida a rimbalzo ( 46/37 ), stravince la sfida dei punti in zona pitturata ( 52/28), recupera più palloni, ma resta costantemente sotto e perde di uno all’overtime. Cifre che trovano sempre il tempo che trovano andando ad aggiungersi alla solita discontinuità , più volte menzionata, ma che ancora affligge questo team: “ è il solito ritornello – commenta Iverson- andiamo sotto e poi iniziamo a giocare, ma lo sforzo ci costa le partite.”

E’ un periodo anche di non particolare fortuna per Iverson & c. Sconfitta al supplementare contro Indiana con un tiro all’ultimo secondo di Jermaine O’Neal, sconfitta, ancora all’overtime, contro Detroit dopo un pareggio in extremis di Corliss Williamson.

Con tutto tutto questo Philadelphia rimane un’ottima compagine, al momento. Non sebra avere le caratteristiche per competere in serie lunghe con le migliori squadre della lega, ma di fatto, al First Union Center sono dolori per tutti. 4 sole vittorie in trasferta, invece, fanno male.

E’ giusto celebrare la soddisfazione di aver battuto i Los Angeles Lakers, con un grande Iverson, ma con Van horn e Coleman assieme sugli scudi, rispettivamente con 20 e 18 punti e con sostanziosi contributi a rimbalzo. Aggiungete uno Snow da 12 assist, Sknner in doppia cifra, tutta la squadra che gira, come testimoniano i 34 assist totali ( di solito tra i 18 e i 22 ): così si può vincere anche contro i 60p, 18 rimbalzi e 14 a. di ““The Combo”.

Ad Aprile questa squadra potrà  andare lontano se riuscirà  a definire l’importanza di alcuni uomini chiave, oltre ai leader e veterani, a spingerli per trovare sempre più convinzione, infortuni ed acciacchi permettendo. Mi riferisco soprattutto al solito Van Horn, a Coleman, Skinner e MacCulloch, senza dimenticare Gregg Buckner, un talento che potrebbe riscoprirsi fondamentale per l’economia dei Sixers.

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