Kyle Korver è ben di più che una zazzera bionda a spasso per il parquet…
Mid-Major hoops. Con questo termine, da un paio di anni, sono soliti essere indicati quei programmi cestistici, che pur non giocando nelle conference più rinomate riescono a sconfiggere università ben più blasonate e ad entrare nella top 25 e, talvolta, a guadagnarsi al torneo Ncaa oltre alla simpatia dei tifosi anche il nomignolo di Cenerentola.
Se i precursori di questa “moda” sono stati Dan Dickau ed i suoi Gonzaga Bulldogs, senza scordarci di Kent State, il loro discepolo più accreditato risponde al nome di Kyle Korver , stella dei Creighton Bluejays anche se lui odia tale definizione: “Sono stufo che il nostro college sia chiamato così solo perché non abbiamo la stessa fama: sono sicuro che siamo in grado di battere la maggior parte dei programmi più famosi ed il non averne la possibilità è veramente frustrante”.
Molti guardando le altre squadre che completano la Missouri Valley Conference (Drake , Evansville, Indiana State e compagnia varia) penseranno che il record fino ad ora maturato di 10 vittorie e 0 sconfitte, miglior partenza stagionale di sempre dal 1942-43, sia il frutto probabilmente di una congiunzione astrale molto favorevole ma, guardando il calendario fin qui affrontato e notando tra le squadre battute tra le altre i mormoni di Byu ma soprattutto quella Notre Dame che ha battuto una di seguito all'altra Maryland e Texas, potranno supporre in tutta tranquillità che sotto ci sia qualcosa di veramente grosso e ciò è dovuto a Kyle Korver o per come ha detto il coach di South East Missouri State Gary Garner “Il miglior segreto di tutto il college basket”.
Ora rendiamo a Cesare quel che è di Cesare e scopriamo più nei dettagli Kyle. Questo simpatico ragazzo, con la sua originale capigliatura da surfista, viene al mondo il 17 marzo del 1981 in una classica famiglia americana con i geni dello sport inseriti nel Dna come possono testimoniare lo zio ex giocatore dei Washington Redskins o la madre autrice, mentre era all'high school, di ben 74 punti in una partita; oltre a ciò i signori Kevin e Laine Korver sfornano quattro figli a cui mettono, per una qualche bizzarria, tutti nomi inizianti con la K (Kyle, Kleyton, Kaleb, Kirk), in quel di Lakewood, California sobborgo di Los Angeles arcinoto per i suoi playground ed è proprio su questi campi che Kyle impara i primi rudimenti del gioco.
All'età di 12 anni Kyle è costretto a seguire il padre che per motivi di lavoro si deve trasferire nella placida e sonnacchiosa Pella nel profondo Iowa, dove in mancanza di divertimenti ben più allietanti ammazza il tempo tirando e tirando per interi pomeriggi e serate.
Queste massacranti sessioni di tiro si fanno soprattutto sentire nell'anno da senior alla Pella Community High School, dove oltre a destreggiarsi bene anche come pitcher e nel tennis, si guadagna la nominee di McDonald's All American grazie specialmente al 60% dal campo e ad una costante doppia doppia nel tabellino di fine partita.
Scartato da tutti i grandi college approda a Creighton, in Illinois, accompagnato soprattutto dalla fama di eccelso tiratore a cui risponde accumulando ottime cifre (90% dalla lunetta, 48% dal campo con il 45 % da tre); nelle successive stagioni Kyle migliora passo passo gli aspetti del gioco in cui è più carente, come ha fatto notare il suo coach Dana Altman dichiarando: “Kyle è un ragazzo molto intelligente ed ha fatto un bel lavoro nel concentrarsi sulle proprie carenze e nel cercare di migliorarle” , trascorrendo l'estate da sophomore nel migliorare la sua abilità a rimbalzo, capitolo in cui adesso risponde con 5.5 rimbalzi a partita, passando l'estate da junior a lavorare su abilità difensiva e assist (3.3 a gara) ed infine utilizzando l'estate appena trascorsa a rinforzare il suo fisico in ottica Nba e a migliorare la sua capacità di crearsi un tiro sfruttando il proprio palleggio.
Questa innata voglia di migliorarsi è dovuta oltre ai pomeriggi spesi tirando senza sosta nel campetto dietro la casa a Pella anche ad una volontà e una forza di carattere di ferro come si può desumere da ciò che lo stesso Kyle dichiara a proposito: “Tutto quello che ho bisogno di sentire è qualcuno che mi dica che non posso riuscire in una determinata cosa ed è allora che mi impegno oltre il mio limite naturale”; la bontà di tutto il lavoro svolto si può vedere oltre che dall'essere stato nominato miglior giocatore della Mvc ed essere una delle migliori ali piccole della nazione anche dal risultare tra i migliori quindici in ben undici categorie statistiche( su dodici totali) sempre all'interno della Missouri Valley Conference.
Guardando in prospettiva Nba, dal momento che è un senior, ci sono alte possibilità che Kyle venga scelta almeno a metà del secondo giro in quanto gli scout gradiscono particolarmente alcune cose del suo gioco: oltre alla grande etica lavorativa, un tiratore puro che punisce sugli scarichi dei lunghi, essendo merce rara, potrebbe far gola a molti ed inoltre non è da disprezzare la sua discreta attitudine a rimbalzo.
Tuttavia rimangono degli interrogativi sugli aspetti del gioco che lui stesso sta già tentando di migliorare ossia se difensivamente riuscirà a marcare le ali piccole, se non subirà eccessivamente il gioco fisico e se sarà in grado di crearsi un tiro dal proprio palleggio; guardando all'ottica professionistica, in maniera ottimistica, potrebbe ritagliarsi uno spazio alla Matt Harpring o più semplicemente (e probabilmente) alla Pat Garrity; invece, se qualcosa non dovesse andare nel verso giusto potrebbe allietare le platee europee in uno stile simile a ciò che sta facendo adesso Trajan Langdon in quel di Treviso.
Nel mentre i tifosi dei Blue Jays potranno gioire liberamente in quanto avranno da affiancare tra i migliori giocatori dell'ateneo accanto a Paul Silas, l'attuale coach degli Hornets, non più solo Benoit Benjamin uno dei giocatori più enigmatici della pallacanestro recente ma anche Kyle Korver il “miglior segreto del college basket”, che adesso non è più tale.