Vinsanity dovrebbe tornare a giorni
11 “in a row”, una gran bella cosa se sono vittorie, qualcosa che assomiglia a un incubo se sono sconfitte e i Raptors devono ancora svegliarsi…
Anche l'anno scorso ci fu qualcosa di simile a fine stagione, ma poi la grande reazione all'infortunio di Carter portò la squadra ai play-off, grande esempio di come una squadra possa sopperire alla mancanza del suo miglior giocatore da un lato, ma anche una serie di vittorie che hanno rimandato problemi di fondo che quest'anno sono tornati in evidenza visto che il bilancio recita 8-27 al momento e mai come oggi i play-off sono sembrati così lontani dalla stagione '98-99 in poi.
Motivi di questa crisi che fa infuriare i supporter dell'unica squadra canadese superstite?
Parecchi, dagli infortuni (sopra le 210 assenze complessive nelle 35 partite disputate fino ad oggi) ai momenti tutt'altro che felici di qualche giocatore (Peterson non si avvicina al 50% al tiro da un po' troppo tempo).
Meglio cominciare dagli infortuni, un alibi sufficiente a non creare scosse all'interno della squadra e dello staff tecnico nonostante la crisi inoltrata.
Antonio Davis è rimasto assente dal 6 dicembre al 3 gennaio, ovvero saltando le 13 partite in cui i Raptors hanno intrapreso con veemenza la direzione sud, mentre Carter praticamente ha fatto solo una breve comparsa di 10 partite tra il recupero dopo l'operazione al suo ginocchio sinistro e il nuovo infortunio
Solo problemi ai due All-Star? Non proprio: problemi anche per Hunter e in questi giorni per Lenard che si è procurato una storta nel punto più basso di questa stagione già di profilo tutt'altro che alto: la sconfitta all'Air Canada center contro i Cavs dove alla delusione si è unita la rabbia contro le decisioni arbitrali, con qualcuno ci si dovrà pur sfogarsi…
In questo filotto di sconfitte hanno contato molto le 5 partite fuori casa in una settimana per di più durante il periodo delle feste, insomma il calendario ha dato una mano ad affondare i Raptors che tra infortuni e gioco tutt'altro che spumeggiante se la cavavano benissimo già da soli nel raccogliere sconfitte.
Comunque Davis per lo meno è tornato dopo i problemi alla schiena e questo dà finalmente un punto di riferimento in post visto che McCoy è reattivo ma non è proprio l'uomo a cui vorresti dare la palla per sviluppare l'azione, Antonio non invertirà totalmente la tendenza, ma sicuramente darà leadership e il buon esempio a una squadra che sembra aver perso le coordinate, a partire da Peterson.
MoP doveva essere all'anno dell'esplosione, ma ha dimostrato che non è ancora pronto (lo sarà mai?) ad essere il leader della squadra sul perimetro, fino ad ora 15 punti a sera col 37% dal campo e col numero di assist tremendamente vicino a quello delle palle perse. Il compagno di reparto Alvin Williams a statistiche sta meglio (quasi 16 punti a sera con 5 assist e 45% dal campo), ma nell'ultima gara disputata contro New Orleans il suo 3/11 dal campo dimostra che nemmeno lui sta vivendo un buon momento.
L'ala piccola in questo momento è Jerome (Junk Yard Dog) Williams, che può dare un buon contributo se parte dalla panchina e cambia ai ritmi alla gara, ma se invece deve giocare oltre 30' in un ruolo che non è proprio suo rende meno fluido l'attacco per il tiro da fuori che non c'è e per letture non sempre di alto livello.
Un vero e proprio buco in ala piccola che dovrebbe coprirsi a giorni visto che Carter è dato in rientro (non è più in injured list) da quasi una settimana, ma dichiarazioni come “Non ho idea di quando ritornerò. Presto può significare un paio di giorni come una settimana” rilasciate tra l'altro più di un paio di giorni fa non contribuiscono a dare un'idea chiara sulla data del suo rientro.
Come non è chiaro quale sia l'infortunio, si parla di infortunio al ginocchio destro, ma anche di uno strappo ai quadricipiti, sulla cui entità qualcuno ha pure speculato, diciamo che i giorni della Vinsanity sono un po' lontani, anche se i voti per l'All Star Game confermano che è ancora sinonimo di spettacolo (è il più votato trai giocatore della Eastern Conference).
Sulla questione Carter si è scritto tanto, da half-man half-amazing si è passati a descriverlo come il simbolo del giocatore a cui interessa solo la popolarità e l'assegno a fine mese, al classico “laurea prima di gara 7”, ormai un best seller tra chi lo critica (per chi non lo avesse ancora letto narra di Carter che vola fino a Chapel Hill per la consegna della laurea la mattina della decisiva gara 7 contro i Sixers) si è aggiunto “Dilemma”, racconto datato 18 novembre in cui Carter, ancora infortunato al ginocchio sinistro, mentre i suoi perdevano ad Atlanta partecipava al concerto di Nelly, la star del Hip-Hop che proprio col brano Dilemma ha invaso le classifiche di mezzo mondo (e si sta stretti…).
In questi giorni si è aggiunto un altro testimone all'accusa: Keon Clark se ne è uscito con: “Carter vuole la fama, ma non sta lavorando per ottenerla” – e poi – “Raptors una squadra importante con Carter come leader? Avete visto quello che abbiamo fatto l'anno scorso quando non c'era?”.
Segnatevi questa data: 26 gennaio, Raptors-Kings, si potrebbero vedere cose interessanti ad alta quota.
Dare un giudizio ora su Carter è difficile, le sue scelte si possono criticare, ma è quello che fa sul campo ciò per cui gli è stato offerto il contratto al massimo salariale e con lui in salute i Raptors ad est sono una squadra da play-off, senza faticano e parecchio. Il problema per i Raptors è proprio riaverlo in salute…