Kobe o TMac, TMac o Kobe. Comunque è sempre spettacolo !
Il leggendario Federico ci avvertiva profeticamente di "quella che potrebbe essere the Rivalry dell'inizio del terzo millennio". L'ha scritto quando Steph era nel freddo del Minnesota e The Answer era appena uscito dal calduccio di una prigione.
Sarà stato per colpa dell'erede della sapienza cestistica di Brooklyn ma questa sfida è finita esattamente come è nata, nel tempo di un crossover o di un no-look pass.
Nel momento in cui scrivo, l'albero si vanta di sé davanti a uno specchio e il presepe aspetta il Bambino; Kobe si gloria di sé e dei suoi tre anelli e il mondo aspetta TMac, mentre ci avviciniamo al 2003 e alla piena maturità di questa prima decade del terzo millennio.
I due ragazzi si daranno battaglia; la vera rivalità merita attenzione e nell'attesa (forse vana) che Federico ci racconti dei background di due geni della pallacanestro godiamoci le loro azioni e il mio indegno raffronto.
Personale. Temo sinceramente che Tmac superi un giorno Kobe che certo in quella folle classifica di chi assomigli più al 23 di Chicago è risultato di gran lunga il primo e il più esaltato e qualcuno pensa addirittura che questo figlio della Philadelphia bene ne sia superiore ad esempio come precocità ad alti livelli. Ma questi sono altri discorsi.
Tornando al duello, la NBA, come ogni altra lega del mondo ha bisogno come il pane di queste leggendarie rivalità (abbiamo dimenticato già Bird e Magic ?) e qui ne abbiamo uno di lusso dai contorni però non ancora ben definiti. Anche se veramente bello a vedersi.
BORN TO WIN
Non so esattamente quante siano le caratteristiche che i due hanno in comune ma quella che subito salta agli occhi è il passaggio diretto dalla high school alla NBA. In fondo però sono due ragazzi completamente diversi.
Kobe è nato a Philadelphia e il padre, Jelly Bean, poteva garantire al figlioletto un discreto stipendio NBA mentre per Tmac, originario di Bartow ma cresciuto a Auburndale in Florida, il padre è già più normale. Oddio, che male fa menzionare come "normale" un papà che non passa certo la maggior parte del suo tempo con i propri famigliari ma purtroppo questa è la cruda realtà di molti dei campioni oggi ricchissimi della NBA e noi ne prendiamo tristemente atto.
E' evidente innanzitutto la differenza dell'ambiente che ne ha circondato la crescita ; Kobe è nato in quartiere benestante della Philadelphia che è sempre "La città dell'amore fraterno" nonostante le sue contraddizioni di fondo, sia essa la violenta città di Rocky o la controparte, in verità non meno da odiare, cinica e perbenista dell'omonimo film di Jonathan Demme.
TMac è cresciuto in una gaudiente cittadina di 9000 anime a metà strada tra Orlando e Tampa e vicinissima al famosissimo Disneyworld dei cui influssi risentono anche i Magic di basket.
Papà Kobe come detto era un giocatore NBA (Houston e San Diego per esempio) ma è stato visto per ben otto anni anche qui da noi in Italia, con figlioletto a seguito naturalmente che da grande sognava di passare la palla come il D'Antoni di Milano piuttosto che come il Magic di Hollywood.
Il sogno di Tmac era invece il baseball e le Majors ma i soliti centimetri di troppo in altezza gli consigliarono bene presto altre soluzioni per riscattare la condizione di difficoltà in cui versavano in quegli anni le sue due "Mom", Roberta, la nonna, e Melanise, cameriera in un albergo di Disneyworld.
Per loro fu subito un successo di proporzioni inusitate all'high school, Lower Merion per chi deve il proprio nome a una bistecca (o alla città giapponese che ospitò i Mondiali?) e Mount Zion per chi in quei giorni di scuola superiore era chiamato "Pumpkin Head" dai compagni e forse non proprio a caso rivedendo nelle foto il suo cranio.
I'M ONLY SLEEPING
Il carattere di Kobe è sempre stato intaccato dalla convinzione, sua e di tutti coloro che lo circondavano da bambino, di poter diventare il prossimo MJ, o perlomeno il prossimo dominatore della NBA. Arrivando ad Hollywood si è integrato così bene nella mentalità della città che adesso va in giro con una macchina con i vetri fumé per non farsi riconoscere.
E a poco serve, anche se è lodevole da parte sua, andare in estate al Rucker di New York per recuperare in un certo senso le sue radici afro-americane sfidando i ragazzi di strada di Harlem. I ragazzi di strada, ecco, quello che lui non è mai stato e che certo in un senso lo ha fatto soffrire perché appena sbarcato negli USA dall'Italia non capiva una parola di slang mentre parlava la lingua di Dante. Sta cercando di rendersi simpatico alla sua gente. Promosso con riserva.
Di altra questione di isolamento, non tecnico e non su un quarto di campo (dove i due riescono alquanto bene) ma sul piano prettamente sociale possiamo parlare di Tracy. Lo chiamano "The Big Sleep" ed è facile capire il perché, sia sul campo che fuori.
La sua, a differenza di Kobe, è pura timidezza e nient'altro, basti pensare che nel suo primo anno a Toronto, in Canada, è rimasto così scosso dal contrasto di ambiente con la calda Florida che non usciva mai di casa fuorché per l'allenamento con i Raptors. Oddio, non è che tornando in Florida le cose siano migliorate.
Nella pubblicità dell' Adidas che ha girato con Mike Miller e Horace Grant lo si vede dormiente nella scena finale in un aeroporto, segno evidente che ormai gli hanno appiccicato un'etichetta dura da staccarsi ma con la quale lui ha imparato a conviverci.
KOBE DI MISURA
Kobe è solo un anno più anziano ma oggi che ha 24 anni ha già vinto tre anelli mentre Stockton gira le arene NBA con un bastone alla ricerca di un primo titolo in realtà più che meritato. Lasciamo quindi da parte la maturità acquisita sul campo e compariamoli alla luce di quello che sanno fare individualmente.
PALLEGGIO
Kobe : 8 Ha un grande palleggio sotto pressione e tra le gambe nel traffico. Oltre al giro sul piede perno in contropiede.
Tmac : 7 Sa palleggiare bene ma quello che abbiamo visto nello spot Adidas sarà mai vero?
TIRO
Kobe : 8 Dalla media è una sentenza se è in serata, altrimenti le sue cifre si abbassano. Da tre deve ancora migliorare.
Tmac : 8 Ha un tiro più affidabile quando se lo costruisce da solo ma non tanto sugli scarichi. Ottimo fade-away.
DIFESA
Kobe : 10 Se lo vuole davvero è il miglior difensore sulle guardie di tutta la lega.
Tmac : 7 Troppo spesso preferisce riposarsi anche se le sue doti sono sottovalutate. Può fare di più.
RIMBALZO
Kobe : 10 Per essere una guardia di due metri è una macchina. 7,6 a serata alla vigilia di Capodanno.
Tmac : 9 Un gradino sotto Kobe ma il rimbalzo è una componente facile da conquistare per le sue triple doppie.
ASSIST
Kobe : 9 Se Phil il maestro Zen lo convince che gioca in un sport di squadra e non a tennis qui siamo al top. (7,1 a partita).
Tmac : 8 Non credo che i ricevitori dei Magic siano tanto migliori di quelli dei Lakers, Tmac come QB può migliorare. (4,2 a partita).
TOP PICTURE
Kobe : 10 La schiacciata da rookie all'All Star Game in mezzo alle gambe.
Tmac : 10 La schiacciata all'All Star Game 2002 partecipazione del tabellone. Evviva il ragazzo cui piacciono gli spaghetti !
LEADERSHIP
Kobe : 7 Senza Shaq fa una fatica enorme, dopo l'inizio di stagione 2003 è una cosa certa. Pecca di altruismo o all'estremo opposto fa troppo per gli altri, senza Shaq perde di un punto di riferimento e non si sa bilanciare.
Tmac : 8 Nonostante il suo atteggiamento remissivo è un buon condottiero, se è vero che ha portato i Magic ai playoff da solo. Ma anche lui deve imparare, dando l'esempio soprattutto in difesa.
WINDMILL JAM
Kobe : 10 No comment
Tmac : 10 No comment
In definitiva quindi, la sfida tra Kobe Bryant e Tracy McGrady è appena iniziata e se mai Kobe avrà altre motivazioni a rivincere un anello (certo che le avrà !) avremo anche una sua legittimazione nelle finali di giugno. Senza Shaq magari, per vedere davvero chi è più forte tra questi due giovani leoni che sono cresciuti nel mito di MJ che volava a Chicago.
Oggi come oggi scegliere è difficile, quasi impossibile. E' come chiedere a un turista se sia meglio il sole della California o della Florida. Ne rimani egualmente abbagliato.