Yao Ming, rookie del mese di dicembre, in azione contro i Bucks
Milwuakee @ Houston 80-103
Golden State @ Houston 86-84
Niente da fare. Nel precedente articolo avevo puntato l'indice sul fatto che i Rockets fanno fatica a far valere la legge del più forte contro avversari di medio e scarso livello; riguardo alla sconfitta contro i Knicks avevo poi parlato di "bagordi natalizi", pensando che il risultato fosse dovuto più a scarsa concentrazione, figlia del periodo natalizio e dei troppi tacchini divorati da Francis e compagni in quei giorni che non a reali limiti della squadra.
Contro Golden State però si è avuta conferma che qualcosa davvero non funziona a dovere negli ingranaggi oleati da coach Tomjanovich e così, un altro ko contro una squadra sulla carta più debole ha fatto ripiombare i "razzi" in pozzi di angoscia e sfiducia.
Ma andiamo con ordine, parlando prima di tutto dell'ultima partita del 2002, conclusasi con una vittoria per Houston. L'avversario erano i Milwuakee Bucks, lontani parenti della squadra che due anni fa era arrivata alla Finale di Conference contro i Sixers di Iverson ma, allo stesso tempo, reduci dalla vittoria a Dallas contro i Mavericks.
Il risultato, 103-80, dice tutto sull'andamento dell'incontro, in equilibrio solamente nel primo quarto, anche per via del brutto 7 su 21 dal campo dei Rockets, ma condotto in porto grazie ai 14 punti nel secondo periodo di Steve Francis, autore di 26 punti totali, oltre a 9 assists.
Infine, nella terza frazione, la squadra prendeva definitivamente il largo e così veniva archiviata la dodicesima vittoria casalinga su sedici gare disputate. Sul tabellino spiccavano anche i 19 punti di Cuttino Mobley e i 16 e 8 rimbalzi di Yao Ming, mentre per i Bucks, privi di Ray Allen, 22 di Sam Cassel.
L'anno nuovo portava con sé i soliti buoni propositi e, visto che parliamo dei Rockets, la volontà era quella di non commettere più gli errori di inizio stagione, vincere anche le partite "facili" e inanellare in tal modo una serie di vittorie per risalire la classifica.
Si sa però che oltre alle parole devono poi seguire i fatti e Houston non ha, fino ad ora, mantenuto le promesse. L'avversario sembrava quello adatto: i Golden State Warriors, in crescita ma pur sempre lontani in classifica e teoricamente alla portata dei texani. Si, ma quali texani? Quelli delle vittorie contro Spurs, Kings o Sixers o quelli invece vittime di New York?
L'incontro si è concluso 86-84 per i Warriors e, nonostante la sconfitta sia stata di misura, i motivi per far nascere dubbi sulle reali potenzialità del team non mancano: la pessima percentuale dal campo (37%, frutto di un 33 su 89), l'anonimo finale di partita (quando i campioni dovrebbero dimostrare la loro classe) di Francis e Mobley, quest'ultimo autore però di 27 punti che avevano tenuto a galla la squadra nei primi tre quarti, ma soprattutto l'incapacità di portare a casa questo tipo di incontri, con avversari di rango inferiore.
Per quanta riguarda Golden State, bisogna sottolineare la buona prova del piccolo Earl Boykins, autore del tiro della vittoria a 53 secondi dalla fine e i 23 punti di Troy Murphy.
"Ogni volta che giochiamo contro avversari di questo tipo succede la stessa cosa" E la gente parla dei playoffs. Golden State non è migliore di noi. E' frustrante" - il commento di uno sconsolato Mobley.
L'umore dei giocatori è ovviamente nero come il tunnel nel quale sembrano essersi infilati ma il timore è che anche la fiducia in sé stessi possa abbandonarli, visti i continui passi falsi; ad Ovest sono nove le squadre che attualmente si stanno dando battaglia per arrivare alla postseason e una di esse, alla fine, dovrà gettare la spugna.
A questo punto, i Rockets dovranno sudare per mantenere la posizione in classifica e, se possibile, migliorarla, ma le inopinate sconfitte in cui sono incappati forse peseranno davvero sul bilancio di fine stagione.
Contro i Warriors Houston è riuscita a vincere il confronto sotto canestro e a rendere inoffensivo Jamison (quinto miglior marcatore della Lega), tenuto a soli 6 punti, ma la percentuale al tiro disastrosa ha vanificato quanto di buono era stato fatto.
I prossimi incontri diranno se davvero qualcosa si è rotto all'interno del team o se i tifosi possono ancora continuare a sognare. La due giorni con Minnesota e Orlando sarà impegnativa, non fosse che per la presenza di The Big Ticket e T-Mac. Le sfide successive con Atlanta e Denver sembrano invece più abbordabili ma con i Rockets di questi tempi non si può mai sapere!
In conclusione, una notizia che riguarda Yao Ming: la Grande Muraglia è stata eletta, insieme a Jay Williams dei Bulls, rookie del mese di dicembre. Quello che ha fatto contro San Antonio un mese fa (27 punti, 18 rimbalzi e 3 stoppate) ha dell'incredibile. A Houston molti sperano in lui per centrare l'obiettivo playoffs.
Stay tuned!