La grinta di Robert Horry, uno che a perdere proprio non ci sta…
Lakers 112 @Denver 93
Toronto 88 @Lakers 104
E' cominciato il mese della verità per i Los Angeles Lakers.
La fine d'anno del 2002 appare infatti come il più difficile delle ultime stagioni per gli attuali campioni del mondo e le prossime partite da qui alla sfida del 24 gennaio prossimo contro i New Jersey Nets, avranno sicuramente un'importanza capitale sui destini e gli equilibri della Western Conference.
Da un lato, molti osservatori vedono praticamente esaurita la vena d'oro dei Lakers di Phil Jackson, non ultimi alcuni commentatori nostrani di primissima grandezza (coach Flavio mi permetto di dissentire, senza offesa), dall'altro l'orgoglio dei veterani sembra essere il solo ingrediente possibile da aggiungere alla torta giallo viola, che purtroppo non sembra potersi cuocere a puntino con due soli componenti, seppur ottimi.
Capita così, che prima di una partita che normalmente sarebbe di routine come la trasferta all'altezza di un miglio sul livello del mare di Denver, Robert Horry, attualmente possessore di cinque anelli di campione NBA, se ne esca con dichiarazioni, come dire… interessanti.
Tanto per riassumere il concetto, l'ala forte ex Houston ha assicurato che alla fine di gennaio i Lakers avranno un record del 50% e ha pronosticato non senza una dettagliata disamina, 12 vittorie nelle prossime 14 gare.
Ad un tratto la stampa di Los Angeles si è chiesta se il giocatore parlasse di un'altra squadra in un'altra lega, ma il rappresentante dello spogliatoio più controverso d'America, esclusa forse Portland che rimane allo stato attuale fuori concorso, non ha dato segni di ripensamento.
Ovviamente la gara di Denver del 28 dicembre scorso ha assunto così tutt'altro significato, almeno per 12 minuti. Si perché è bastato un quarto di gioco per permettere a Horry e compagni di aprire la prima delle loro personali dodici caselle del calendario dell'avvento. Il punteggio di 30 a 18 ha messo subito in chiaro che le intenzioni erano quelle dei giorni buoni e nonostante un rilassamento nel secondo quarto, la partita è filata via liscia come la più leggera delle acque minerali.
Snocciolando qualche statistica, da segnalare i 39 punti di un Bryant versione Highlights, i 9 assist di Fisher e i 13 rimbalzi accoppiati a 22 punti di un tranquillo Shaquille O'Neal, molto divertito nell'osservare la serata del compagni di squadra in maglia numero 8 senza dover alzare la voce. Nel dopo partita un effervescente Brian Shaw ha ricordato hai giornalisti come i Lakers come lo sfatare il tabù di 2 gare vinte in fila (una sola volta quest'anno) potesse essere la motivazione in più della settimana, mentre Kobe ha dichiarato di appoggiare in pieno le parole di Horry.
Secondo la guardia prossimo All Star starter, la situazione attuale rappresenta una sfida eccitante per tutta la squadra e la stagione potrebbe cominciare veramente solo con l'inizio del 2003.
Le parole del dopo partita si erano già sentite in passato in terra di California, ma al concerto pro vittoria era mancato Shaq. Il centro angelino aveva preferito il silenzio, ma una conferma della sfida raccolta è arrivata nella gara seguente, in casa contro Toronto.
Intendiamoci, i canadesi ad oggi sembrano essere una delle squadre meno competitive della lega. Sono sfiduciati, poco lucidi e assenti delle loro stelle. Nonostante questo sono sempre la squadra che meno di 15 giorni fa ha portato i Lakers ai supplementari dopo essere stati scippati della vittoria per una decisione arbitrale.
Di tutte queste ragioni però, O'Neal è sembrato infischiarsene altamente. La sua partita ha ricalcato la prestazione di Bryant nel turno di cui sopra. Morale della favola, 35 punti, 10 rimbalzi e 3 assist il bottino finale che ha contribuito ad una vittoria dei Lakers molto facile, forse troppo per essere probante, nella quale tra l'altro i padroni di casa sono sempre stati in testa, hanno tirato con il 59% dal campo, hanno dominato 54 a 36 i punti in area (come poteva essere altrimenti) e hanno chiuso la contesa sul punteggio di 104 a 88.
Dal canto suo Bryant non ha voluto essere di troppo, ma si è limitato a infilare 13 punti, 12 assist e 9 rimbalzi arrivando ad una sola lunghezza dalla tripla doppia, ma sarebbe stato troppo. Negli spogliatoi, Rick Fox ha potuto finalmente parlare di una gara positiva, visti i 15 punti segnati, ma il tema del giorno ha visto giustamente in primo piano la crisi dei canadesi giunti alla sesta sconfitta di fila senza segni di ripresa. Per un grande come Lenny Wilkens il lavoro non mancherà , ma per Raptors attuali una serata dello Shaq in questa versione è stato davvero troppo.
Il meglio della settimana: Le cifre fatte registrare a turno da Shaq e Kobe non dovrebbe lasciare spazio a discussioni di sorta. Il duo questa settimana è sembrato essere più che mai a proprio agio nel ruolo di salvatori della patria, ma tanto per incoraggiare gli altri 10, come si sono meritati di essere chiamati, il dato migliore da registrare sono state le prestazioni del rookie Kareem Rush.
Sarà che il nome è sempre di moda nel cuore di chiunque abbia visto una partita degli anni '80 della NBA, il giovane prospetto approdato quest'anno ai Lakers nel corso del “fenomenale” mercato messo in piedi dalla dirigenza giallo viola, ha finalmente messo in cantiere due gare sopra la media per impatto fisico e mentale. Non due prestazioni da superman, ma due gare concrete che gli anno valso 9 punti in 14 minuti con 3 assist a Denver e 7 punti con 3 rimbalzi in 26 minuti contro Toronto. Dite che sono troppo buono? Certo, Walker era in panchina e io mi sento così in pace…
Il peggio della settimana: il peggio della settimana non si è visto in campo. Tutto quello che i Lakers dovevano fare dopo la batosta con i Kings è stato fatto, ma il pericolo arriverà adesso.
Sì, perché al di là degli entusiasmi, i Lakers hanno fatto solamente il proprio dovere! Phil Jackson dovrà essere bravissimo a dosare il Gatorade dell'entusiasmo con un po' di realismo. La squadra non è ancora in salute e battere due franchigie deludenti non può essere fonte di orgoglio per dei pretendenti al quarto titolo di fila. Le mancanze di mercato sono ancora evidenti e il rischio è che una serie di vittorie impedisca di avviare movimenti concreti per rinnovare, anche da subito, il roster.
A questo punto i dadi sono lanciati e la ruota ha iniziato a girare. Le affermazioni di Horry saranno subito messe alla prova nella sfida back to back di sabato e domenica contro Phoenix, una squadra che a differenza delle precedenti è in piena fiducia e che in panchina ha tra gli altri un certo D'Antoni.
Fra parentesi non sarebbe ora che il figlio prediletto della serie A d'esportazione avesse finalmente una panchina tutta sua?
A seguire arriveranno a stretto giro di posta i Seattle Supersonic di un certo play dalla parlantina facile. Qualcuno lo vede già con una casacca diversa da quella attuale e guarda caso proprio una casacca giallo viola. Sarebbe un bel colpo per la filosofia zen portare il peccatore Payton nel girone dantesco degli spogliatoi dello Staple Center, poi però per Tex Winter ci sarebbe solo la canonizzazione. Se la merita, ma questa forse gliela risparmieranno.