Ottawa e Buffalo

Momento delicato per la Lega di Gary Bettman

Gli Ottawa Senators guidano la NHL (32-12-6-1 il record) e sono una delle più belle realtà  della lega, ma purtroppo la felicità  per i risultati sportivi è pesantemente intaccata dalla situazione economica in cui verte il club.

Qualche giorno fa infatti, Ottawa ha dichiarato il proprio fallimento a causa di debiti che s'aggirano sui 350 milioni di dollari ed è stata costretta a far ricorso al tribunale in modo da usufruire della legge dei fallimenti che vige in Canada.
Il dissesto è diventato irreversibile quando i 42 milioni necessari per sostenere la squadra almeno fino a giugno, sono sfumati nonostante il forte appoggio (tuttora intatto) del commissioner Gary Bettman.

I Senators non pagano i giocatori da inizio gennaio, da alcuni mesi l'affitto del Coral Centre (136 milioni arretrati) e hanno debiti per la somma di 104 milioni con svariati creditori fra cui la FleetBoston Financial Corporation, la Canadian Imperial Bank of Commerce e la stessa NHL.

Solo grazie alla protezione del Canadian's federal Companiers Creditors Arrangement Act il proprietario Ron Bryden può consentire alla squadra di portare a compimento l'annata sportiva.

A fine stagione è possibile che la squadra traslochi, ma i precedenti (Pittsburgh nella seconda metà  degli anni '70 e Los Angeles nel '95) consentono di sperare in un acquirente che possa risolvere la situazione senza trasferimento (si fa il nome di Paul Allen come possibile compratore ed in questo caso però la squadra verrebbe trasferita a Portland).

Intanto Bryden ha formulato un'offerta da poco meno di 100 milioni di dollari per riacquistare la franchigia e l'impianto, ma la sua proposta è stata rifiutata dai creditori ed è difficile che possa riprendersi la proprietà , a maggior ragione in un momento dove tutti gli sforzi dovranno essere incentrati per pagare gli stipendi dei giocatori che altrimenti si svincoleranno fra un mese.

Malgrado le difficoltà  finanziarie la grande stagione di Ottawa, seppur sorprendente, non è certo da considerarsi casuale e la squadra ha tutte le credenziali per fare strada.

In porta sta giocando alla grande Patrick Lalime (5 shutouts e 91.4% di salvataggio) solo all'ultimo convocato all'All Star Game per sostituire l'infortunato Eddy Belfour. Oltre a lui per i canadesi ci saranno il coach Jacques Martin (ottava stagione sulla panchina dei Senators) e Zdeno Chara (il più alto giocatore della storia della NHL) che insieme a Wade Redden costituisce una solida coppia di difensori grazie alla quale Ottawa è attualmente la quinta miglior difesa della lega (appena 2.2 reti subite a partita).

Il gigante slovacco, già  dimostratosi un eccezionale “hitter” con la maglia dei New York Islanders, è migliorato moltissimo nella fase offensiva (24 punti) mentre Redden è da anni uno dei difensori più completi ed efficaci della lega, in un reparto che annovera per i Senators anche buoni elementi fra cui Chris Phillips e Curtis Leschyshyn.

In attacco (il migliore della lega con 3.3 goals a partita) il ruolo di ala sinistra vede l'esuberanza e l'atletismo del giovane Martin Havlat completarsi con l'intelligenza, l'esperienza e l'abilità  sotto porta dello svedese Magnus Arvedson.

A destra, con il capitano Daniel Alfredsson che seguita a creare facili opportunità  per i compagni (17esimo assistman della lega) gioca Marian Hossa, vera stella della squadra.
Lo slovacco, al suo secondo All Star Game dopo quello del 2001, è dotato di un potentissimo tiro (capocannoniere della lega con 33 goals) e per quanto debba rifinire alcuni aspetti del duo gioco (passaggio) è ormai entrato nella cerchia dei migliori attaccanti dell'intera NHL.

A completare il reparto offensivo nel ruolo di centro ci sono Radek Bonk (All Star nel 2000) e Todd White, messosi in luce già  l'anno scorso dopo la gavetta fatta in IHL e AHL.

Come se non bastasse già  la situazione di Ottawa, il difficile momento economico della NHL si è confermato pochi giorni dopo.

Sempre nella Northeast Division Buffalo ha annunciato il proprio fallimento, peraltro atteso poichè i conti in rosso dei Sabres erano ben noti alla lega che li aveva coperti nella speranza di trovare subito un nuovo proprietario.

Al contrario di Ottawa però, per Buffalo il pericolo trasferimento sembra proprio scampato (anche se le città  di Houston e Las Vegas sperano ancora), visto che i 206 milioni di debito accumulati dal non limpidissimo proprietario John Rigas (incriminato per frode avendo sottratto alla propria azienda, l'Adelphia Comunications, dei soldi poi reinvestiti nella squadra), dovrebbero essere ricoperti dall'imprenditore Mark Haminster che ha manifestato la volontà  di rilevare la franchigia.

Questi, coadiuvato dal socio Todd Berman, prima di investire (70 milioni il costo dei Sabres) vorrebbe però la garanzia che lo stato e l'amministrazione di Buffalo contribuissero con un intervento di 40 milioni, a testimonianza di un impegno anche da parte della comunità  locale.

L'attuale momento di stasi ripropone così la candidatura dell'imprenditore Thomas Golisano, il quale per acquisire la squadra non vuole sovvenzioni da parte dello stato, ma solo un contributo dalla città  per l'ammodernamento dell'impianto di gioco.

Golisano, visto che Haminster non ha ancora completato l' offerta nonostante l'NHL abbia per ben tre volte posticipato i termini dell'accordo, è convinto della bontà  della sua proposta, ma finchè non raggiungerà  un accordo con la società  creditrice dei Sabres (l'offerta di Golisano all'Adelphia è di 20 milioni garantiti e 13 subordinati all'evoluzione della franchigia, mentre quella di Haminster parla di 33 milioni garantiti) il commissioner Bettmann non potrà  concludere l'affare.

Per quanto George Pataki (governatore dello stato di New York) abbia ammesso che i fondi pubblici dello stato non consentono un contributo economico come quello chiesto da Haminster, quest'ultimo rimane in pole position per comprare la franchigia e le sue parole lasciano pensare ad una conclusione positiva della vicenda.

La NHL ha posto come termine ultimo per concludere l'accordo la data del 3 febbraio, con la vendita definitiva ad Haminster che però rimarebbe condizionata agli aiuti dello stato.
La lega non può attendere oltre e gli stessi Sabres hanno bisogno di soldi freschi che gli consentano di saldare una parte dei debiti.

Siamo all'ultimo stadio di una trattativa che se fallisse riaprirebbe la porta ad un trasferimento della squadra.

Contrariamente ad Ottawa i problemi dei Sabres si trascinano pure in campo, visto che la squadra occupa la penultima posizione della Eastern Conference (15-24-7-3) e certamente non raggiungerà  i playoff anche se negli ultimi tempi c'è stato un miglioramento e più di un prospetto si è messo in mostra.

In porta oltre al goalie titolare Martin Biron, che pur raccogliendo da Hasek una scomoda eredità  si sta ben comportando a conferma delle qualità  mostrate in AHL, ha avuto spazio Ryan Miller, dimostratosi un giovane interessante al punto da essersi reso già  protagonista di ottime partite.

La prima coppia di difensori è formata da Jay McKee (ottimo “hitter” e stoppatore di tiri) e Rhett Warrener (senza dubbio il miglior elemento della squadra, attualmente fuori per la frattura di un piede).
Fra le riserve si segnala Alexei Zhitnik, che però potrebbe essere ceduto poichè titolare di un contratto da 3.55 milioni (interessati gli Sharks, i Flyers, i Maple Leafs e i Rangers).

Il settore ali è pesantemente condizionato dagli infortuni dei giovani talenti Maxim Afinogenov e Jochen Hecht, che si aggiungono a quello dell'ottima ala difensiva Vaclav Varada.
Il miglior marcatore è il solito Miroslav Satan (44 punti) in un reparto che vede anche J.P. Dumont, attaccante di razza dotato di un forte tiro e opportunismo ed Ales Kotalik (20 punti), ennesimo giovane interessante.

Come centri ci sono il veterano Stu Barnes, uomo spesso decisivo come confermano l'apporto dato sia ai Panthers nel 96 (finale di Stanley Cup) sia ai Sabres nei playoffs del 2001 e il polivalente Chris Gratton.

Recentemente Ottawa e Buffalo si sono incontrate nel match soprannominato “bankrupt bowl” che ha visto i Senators vincere 4-3 all'overtime.

Le situazioni di Ottawa e Buffalo non sono però dei casi isolati, dal momento che i Montreal Canadiens solo alcune settimane fa hanno saldato debiti per 70 milioni e rimangono preoccupanti le posizioni di Calgary ed Edmonton alle prese con il calo di valore del dollaro canadese.

Anche alcune franchigie statunitensi (Atlanta, Florida, Nashville Pittsburgh e Tampa Bay) navigano in cattive acque e questo certamente peserà  quando NHL e NHLPA (l'associazione dei giocatori) andranno a ridiscutere il loro accordo nel 2004.

Si paventa la possibilità  di tagliare alcune squadre, visto che dal nuovo contratto collettivo stipulato nel '94 i profitti della NHL sono aumentati del 117%, ma il guadagno medio di un giocatore è salito a 1.6 milioni annui; una cifra superiore di 500.000 dollari rispetto al salario di un giocatore della NFL che è una lega più produttiva della NHL.

A questo punto non è da escludere che proprio rifacendosi alla NFL, il mezzo per garantire stabilità  all'hockey professionistico possa essere quello di costituire un sistema di salary cap con una migliore suddivisione dei costi.

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