Sprewell ha un bel caratterino, è fuori discussione, ma anche il suo talento dovrebbe esserlo…
Vigilia della sfida tra Nets e Knicks: Byron Scott, allenatore dei campioni in carica della Eastern Conference, dichiara che non può esserci rivalità tra le due squadre dell’area metropolitana di New York, perchè una “Rivalry” esiste solo se le franchigie sono dello stesso livello. Messaggio forte e preciso, recepito benissimo dagli uomini di Don Chaney.
L’ardore agonistico che sembra possedere i Knickerbockers nella partita sa tanto del demonio del film “L’esorcista” e neppure Padre Carras, il prete esorcista della pellicola in questione, avrebbe potuto qualcosa. Lotta su ogni pallone vagante, su ogni ribalzo, quasi come se quella fosse l’ultima palla da basket prima della morte. Risultato? 101-99 a favore di Spree e compagni, con i Nets rispediti nella palude.
Non a caso abbiamo citato Latrell Sprewell. Tornato lui, i bluarancio hanno ad oggi un bilancio di 8 vittorie e 14 sconfitte, ma 7-7 nelle gare in cui “Lo strangolatore di Milwaukee” ha messo piede sul parquet. Spree è il cancro, Spree è vecchio, Spree è una testa calda… detrattori serviti con ottime prestazioni (30 punti nella vittoria a Miami del 13 dicembre), nonostante l’antico problema delle difese, che si possono concentrare su di lui e su Allan Houston, rimanga ben presente.
A dispetto di tutto (e grazie al fatto di essere nella Eastern Conference, sempre più una terra di mezzo in stile “Signore degli Anelli” tra l’elite della Western e l’Europa, dove un certo Milos Vujanic sta dominando in Eurolega), i Knicks sono ancora in corsa per i Playoffs. Che questo sia poi un bene o un male, dipende dai punti di vista.
Ovvio che la situazione faccia salire i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere con la presenza di Antonio McDyess. Non si stenta a credere che NY avrebbe potuto fare la voce grossa nella parte orientale degli Stati Uniti. Siccome però con i “se” ed i “ma” non si va da nessuna parte, anzi, ne sono piene le fosse, i tifosi si auguravano una stagione fallimentare in tutto e per tutto in vista dell’ormai famoso “LeBron Derby” di giugno. Dopo le ultime prestazioni, il fronte dei supporters e indeciso sul da farsi.
Lottare fino in fondo per arrivare in postseason, visto che le premesse ci sono, o imparare a perdere da Miami (letta su un forum newyorkese, n.d.r.), lasciandosi qualche soddisfazione come la vittoria sui Nets o sugli ultra odiati Heat (veramente una rivalità tra poveracci, quella odierna)?
Usando la ragione, la prima alternativa è inutile e dannosa: inutile perché, anche se i Playoffs arrivassero veramente, la strada sarebbe comunque breve e dolorosa; dannosa, perché le palline nelle urne del draft sarebbero troppo poche.
Ma c’è anche una terza corrente di pensiero: quella secondo la quale i giocatori lotteranno fino a gennaio-febbraio, cercando questi benedetta postseason. Poi, vedendo l’impossibilità dell’”impresa”, tirerebbero i remi in barca in vista della lotteria. Più che plausibile come ragionamento.
Fin qui l’analisi… “morale”, ora passiamo a quella un pochino più tecnica, calandoci sul parquet. In questo campo, arduo trovare novità rispetto ai nostri precedenti report. Quel che è certo, è che perfino i Knicks di oggi hanno avuto una striscia vincente: 3 vittorie (Toronto, New Orleans e Cleveland tra il 27 ottobre ed il 2 dicembre); poi sono arrivate altre vittorie qua e là , fino alle 8 totali (netta quella contro Seattle, una delle squadre più in forma del momento, per 97-80).
Houston resta il top scorer (si è assestato sui 23 punti ad allacciata di scarpe) e sta giocando una più che buona stagione, unendo anche (udite udite!) sprazzi di leadership al solito tiro fluido.
Sprewell sta facendo… lo Sprewell, e questo basta (palle recuperate, cuore e grinta, velocità ). Pare invece leggermente calato Kurt Thomas. Sembrava che il numero 40 avesse smesso con quegli atteggiamenti da bullo di periferia che tanti problemi disciplinari gli avevano causato in campo (perchè la grinta è una cosa, la spacconeria un’altra), ma invece pare esserci ricascato ed i problemi di falli sono lì a segnalarcelo.
Con lo stabile impiego di Othella Harrignton da power forward titolare, Clarence Weatherspoon esce dal “pino” e risulta molto più a suo agio in questo ruolo. Anche Howard Eisley ha avuto i gradi di titolare (e viene indicato dal N.Y.Post come il principale motivo della presenza dei Knicks in zona playoffs), anche dopo il rientro di Charlie Ward: pure qui il cambio ha aiutato entrambi, con Ward che entra in campo per donare difesa e qualche bomba da fuori. Il recupero di Lavor Postell dopo l’operazione chirurgica estiva ha tristemente retrocesso il rookie Frank Williams in lista infortunati.
A proposito di Postell, pare che questi faccia più notizia per avvenimenti “internettiani” che non per quanto mostrato in campo. Suo malgrado, l’ex-S.John’s è stato infatti protagonista di un’iniziativa nata sui forum americani (in particolare tra i giocatori di fantaNBA del sito RealGM) ed espansasi poi a macchia d’olio fin da noi: votarlo per l’All-star Game fino a farlo partire titolare nella partita delle stelle.
Oscuro il motivo per cui sia stato scelto proprio lui, ma intanto i voti sono arrivati numerosi. Purtroppo l’NBA li ha annullati come previsto, mostrando ancora una volta la faccia più ipocrita del campionato di basket che noi amiamo tanto.