Dinasty in progress…

Un curioso abbraccio fra

Dopo una ventina di partite è tempo di stilare un primo bilancio dell'inizio di stagione degli Houston Rockets, la squadra di cui più si è parlato da quel fatidico giorno in cui le famigerate palline da ping-pong hanno premiato i texani con la prima scelta assoluta; la squadra la cui home-page su NBA.com è la seconda più scaricata della lega (di pochissimo, dietro ai Lakers), ma soprattutto la squadra di Yao “Dinasty” Ming, la vera attrazione, in campo e fuori, di questa stagione. Proviamo quindi ad analizzare cosa funziona e cosa non funziona in questi Rockets:

COSA FUNZIONA:
Non si può non partire da Yao o meglio “Dinasty”, soprannome confezionatogli da Steve Francis, che non potrebbe essere più azzeccato: il cinese ha semplicemente spazzato via le critiche dei numerosi detrattori, ovviamente ha ancora molta strada di fronte a se' ma il talento a sua disposizione è semplicemente… commovente (leggenda vuole che il primo allenatore di Sabonis in patria si sia commosso vedendo Ming per la prima volta), il suo atteggiamento mentale in campo e fuori non potrebbe essere migliore (educato, rispettoso, mai sopra le righe e voglioso di migliorarsi, il classico giocatore che è il primo ad arrivare all'allenamento e l'ultimo ad andarsene), insomma sembra destinato a lasciare un segno indelebile nell'NBA per molti anni a venire.

Il cinese si sta confermando una macchina offensiva devastante e molto versatile; il post basso è il suo regno, quando riceve palla ha una varietà  di movimenti impressionante: un giornalista di Houston ha già  ribattezzato “Shangai Shake” la sua mossa preferita dal post, ma le armi più letali a sua disposizione sono la visione di gioco, la possibilità  di concludere in molti modi differenti e il fatto che in ogni caso il pallone viene rilasciato da altezze proibitive. Inoltre ha una velocità  di base sorprendente per un giocatore di tale stazza, e quindi ha buon gioco a rimorchio e anche in penetrazione, se l'avversario non ha grande mobilità  laterale (ha ridicolizzato con un paio di partenze Divac e McCulloch fra gli altri).

Sono state invece sorprendenti un po' per tutti le sue abilità  di passatore, sopraffine e senz'altro degne del giovane Sabonis (che, salvo ognuno, è il miglior centro passatore di sempre): Yao da' il meglio di se' soprattutto nel tempismo con cui conclude i “dai e vai”, ma è assolutamente a suo agio anche nel ribaltare il lato con fucilate ad una mano, anzi a volte fa fin troppo affidamento nelle sue abilità  di passatore, causando qualche palla persa di troppo; quello che lo contraddistingue però rispetto ad altri lunghi con buoni istinti per il passaggio è la voglia di coinvolgere i compagni prima di tutto: appena riceve in post la prima cosa che fa non è aggredire il canestro o “mangiarsi” il pallone, al contrario alza subito la testa per trovare un compagno ben piazzato, va a concludere solo se è l'opzione obiettivamente migliore e comunque mai per più di due-tre azioni consecutive.

Ecco, a voler cercare il proverbiale pelo nell'uovo nelle sue prestazioni si può dire che per rendere al meglio ha bisogno di entrare in ritmo, se non trova il feeling giusto con la gara tende a giocare “sulle uova”; in queste occasioni insistere su di lui ha un effetto dannoso, è meglio fargli riorganizzare le idee e lasciarlo rifiatare.

In difesa fa un po' fatica sul piano fisico, a causa di una parte superiore del corpo sottodimensionata (ma è questione di tempo, non sembra avere un fisico restio all'irrobustimento come altri lungagnoni), ma sopperisce alla mancanza di potenza con un grande tempismo, che lo rende uno stoppatore non ancora degno dei migliori, ma sicuramente più che sufficiente ad intimidire chi sceglie di avventurarsi in area e ad alterare parecchi tiri; lo stesso tempismo gli permette di conquistare facilmente molti rimbalzi semplicemente “mangiando in testa” agli avversari, inoltre sta avendo saltuariamente problemi di falli, ma nel complesso molto meno di quanto ci si aspettasse.

Alcune statistiche particolari ci dicono poi qualcosa in più su di lui: oltre alle cifre più note, come la miglior percentuale dal campo della lega e statistiche di rimbalzi e punti per 48 minuti eccellenti (15 e 24), c'è da notare che, ogni volta che ha affrontato una squadra già  incontrata in precedenza, le sue cifre sono sempre migliorate notevolmente, a volta addirittura raddoppiate.

Inoltre, valutando gli 11 migliori centri contro cui ha giocato si nota che contro di lui 8 su 11 hanno tenuto percentuali più basse rispetto alle proprie medie, 9 su 11 hanno segnato meno punti, e tutti e 11 hanno commesso più falli del solito: da questo si capisce che Yao innanzitutto impara molto in fretta dai propri errori, in genere quando affronta un avversario la prima volta non lascia il segno, ma si rifà  con gli interessi nella partita successiva, inoltre contro di lui è difficile giocare per chiunque (chiedere a Duncan, Robinson, Divac, per non parlare di McCulloch e Bradley che sono stati proprio ridicolizzati).

La sola presenza di Yao non basta a spiegare l'ottimo avvio di stagione dei Rockets, una parte fondamentale l'ha avuta la loro nuova attitudine difensiva: rispetto alla stagione scorsa concedono ben 10 punti in meno agli avversari, passando dal ventesimo al secondo posto in questa graduatoria; concedono il 30% da tre punti contro il 36% dell'anno scorso (secondi della lega anzichè ventunesimi) e soprattutto il 41.9% anzichè il 46.5% dal campo, passando da penultimi a terzi.

Come si spiegano questi miglioramenti impressionanti? Innanzitutto con una nuova mentalità : Coach Tomjanovich non è un genio tattico ma quanto a motivare i suoi non è secondo a nessuno, e durante l'estate ha parlato a lungo con le sue guardie, colpevoli spesso e volentieri di gravi amnesie difensive (da rimarcare soprattutto la loro tendenza a soffermarsi troppo in esultanze dopo un bel canestro anzichè tornare in difesa), convincendole a cambiare atteggiamento; oggi i Rockets giocano una difesa di squadra nel vero senso del termine, si parlano in continuazione e sono sempre pronti all'aiuto; Francis e Mobley portano molta più pressione sul perimetro, e soprattutto rientrano molto più velocemente, grazie a ciò Houston è una delle squadre che concede meno punti in contropiede (già  9 partite con meno di 10 punti concessi in tali occasioni, un piccolo record se si pensa che nell'NBA la norma per le buone squadre difensive è una manciata di gare così in tutta una stagione!): per esemplificare il nuovo “trend” degli esterni dei Rockets basti pensare che l'anno scorso Iverson inchiostrò contro i texani ben 58 punti, il suo career-high, mentre nella gara di quest'anno la coppia Francis-Mobley lo ha tenuto a soli 11 punti. Va inoltre considerata la nuova conformazione tattica della squadra, che tende ad avere in campo sempre almeno un ottimo stoppatore, e molto spesso due: ovviamente Yao, poi Griffin e anche l'ottimo Cato, che sta giocando con una grinta mai vista: una tale intimidazione, unita ad una grande pressione sul perimetro, permette spesso ai Rockets di costringere gli avversari a vere avventure sotto canestro.

Altre note positive della stagione dei Rockets fino a questo momento sono le ottime prestazioni di giocatori non attesissimi: Glen Rice sta giocando il miglior basket delle sue ultime stagioni e rappresenta l'unica vera arma a lungo raggio dei texani per sfruttare i metri e metri concessi dai raddoppi su Yao; Cato, come detto, fa egregiamente il lavoro sporco così come il carneade Juaquin Hawkins, efficientissimo come specialista difensivo; Moochie Norris sta ripagando la fiducia sempre crescente di Tomjanovich con prestazioni di grande solidità  e lucidità .

COSA NON FUNZIONA:
Il grande neo dell'inizio di stagione dei Rockets è il fatto che troppo spesso Yao viene letteralmente ignorato dai due leader della squadra, Francis e Mobley; il primo sta tenendo le solite cifre imponenti (24+6+6, ma anche più di 4 palle perse a partita); il secondo è stato limitato da vari infortuni ma sta dando il solito contributo, segnando molto e col solito apporto di intensità ; il problema però è che non sono più soli contro il mondo, ora c'è un Yao in più, e spesso e volentieri sono stati semplicemente irritanti nell'incaponirsi in azioni personali e conclusioni a bassissima percentuale, ignorando la presenza incombente del cinese in post basso.

C'è da dire che Yao ha più volte detto a Rudy T. di non gradire che il gioco passi continuamente attraverso lui, di preferire che la manovra si sviluppi coralmente (non che abbia tutti i torti, dato che Tomjanovich non è il massimo dell'estro, è capace di chiamare sempre lo stesso gioco anche per un periodo intero…); certo è che fra andare sempre e solo da Yao (come piace al coach) e ignorarlo per minuti e minuti (come capita a causa dei due suddetti) c'è un abisso, e non sarebbe male trovare una giusta via di mezzo!

Le cose sembrano cambiate dopo l'infortunio di Mobley: in sua assenza Rudy T ha affidato a Norris il compito di portare il pallone spostando Francis in posizione di off-guard, e subito la circolazione di palla, il gioco corale e il rendimento di Yao sono migliorati esponenzialmente; più di una volta Moochie ha ignorato Francis che chiedeva palla per una interpretazione personale preferendo servire il cinese, per far derivare il gioco dalle sue letture (quasi sempre sopraffine); visto che con questa impostazione i Rockets sono andati parecchio bene (al momento hanno il terzo miglior record ad Ovest) lo stesso Francis sembra essersi ricreduto, e ultimamente gioca con più criterio, vedremo se proseguirà  così anche col ritorno a tempo pieno di Mobley.

Nel quadro quasi totalmente positivo di inizio stagione per i Rockets un altro grosso punto interrogativo è rappresentato da una certa confusione tattica che sembra trasparire dalle scelte di Tomjanovich; il problema più grosso è rappresentato dalla posizione di ala forte, in cui ci sono almeno tre possibili titolari: Kenny Thomas, giocatore universale dal grandissimo talento, ma che non ha il tiro per fare stabilmente l'ala piccola nè il fisico per essere compiutamente ala grande; Eddie Griffin, che dopo una buona prima annata sta un po' deludendo: atleticamente strepitoso, stoppatore eccezionale, è anche un discreto spot-up shooter ma non ha grandi movimenti offensivi, e comunque pure lui è troppo leggero per combattere stabilmente sotto i tabelloni con le ali forti NBA; Mo Taylor, che ha fisico e tecnica eccellenti ma cui manca qualcosa (anzi parecchio) dal punto di vista dell'attitudine. Statisticamente Yao rende meglio quando affiancato da Taylor (che però dei tre è il meno impegato), grazie alla maggiore comprensione del gioco dell'ex Clipper rispetto ai due compagni, sta di fatto che Rudy T ha non troppo velatamente ammesso che delle tre potenziali PF titolari a sua disposizione nessuna lo soddisfa, e voci frequenti danno i Rockets alla ricerca sul mercato di un'ala grande molto fisica, offrendo in cambio almeno due dei giocatori suddetti.

L'incertezza e la mancanza di un piano tattico preciso (almeno in apparenza) si evidenzia anche guardando gli altri ruoli: le posizioni 1 e 2 dovrebbero appartenere di diritto a Francis e Mobley, ma abbiamo visto come la squadra (e soprattutto Yao) rendano meglio quando a portar palla c'è Moochie Norris che è un playmaker di ruolo e non una guardia che sa passare come gli altri due; è però molto difficile che Rudy T costringa alla panchina uno dei suoi due leader. In ala piccola il titolare dovrebbe essere Rice, che però è spesso fermo ai box per infortuni e in ogni caso non ha molti minuti nelle gambe. Questo apre tutta una serie di possibili varianti tattiche per Tomjanovich, che può cambiare radicalmente la squadra inserendo diverse tipologìe di giocatore in ala piccola.

Posto che gli unici davvero intoccabili sono Yao e Francis, le diverse varianti a disposizione sono:
-quintetto classico: Yao, Francis, Mobley, Thomas (o Griffin) e Rice. E' il quintetto titolare, quello più utilizzato, ma probabilmente il meno efficace.
-quintetto lungo: Yao, due fra Cato, Thomas, Taylor e Griffin e due guardie a scelta, o addirittura Griffin da 2: è un quintetto con il quale è facile dominare sottocanestro ma che crea problemi dal punto di vista del tiro da fuori, della transizione difensiva e soprattutto della gestione della palla. Tomjanovich lo usa con grande parsimonia, ma contro certe frontline potrebbe essere un'arma devastante.
“small ball”: Norris, Francis e Mobley contemporaneamente in campo, poi Yao e un'ala a scelta: è usato spesso, ha dato buoni fruti già  l'anno scorso e piace parecchio a Francis e Mobley, ma è anche quello che invoglia i due leader a forzare e che non permette di sfruttare Yao al meglio. Ultimamente gli avversari per “disinnescare” il post basso Yao, schierano quattro piccoli giocando tutto sul pressing, il contropiede e i raddoppi fulminei, e di conseguenza Rudy T è “costretto” a rispondere con quintetti di questo genere.

In una situazione tattica simile i Rockets hanno quasi buttato via un enorme vantaggio contro i Kings, che appena hanno messo il quintetto con quattro guardie hanno fatto soffrire incredibilmente i Rockets, tanto che c'è voluto un clinic offensivo di Yao negli ultimi minuti per portare a casa la vittoria.

Tutto considerato, il quintetto che astrattamente ci sembra poter essere il migliore potrebbe essere il seguente: ovviamente Yao centro e Francis in off-guard, Norris in play, Griffin e Kenny Thomas in campo contemporaneamente giocando rispettivamente da 3 e 4 in attacco e 4 e 3 in difesa; è una opzione che Tomjanovich non sembra disposto però a seguire, anche perchè Mobley e Rice ne resterebbero tagliati fuori, e per questioni di spogliatoio e salario non sembra possibile.

In sostanza i Rockets hanno quasi la certezza di arrivare ai playoffs da protagonisti, ma avanzare oltre il primo turno già  da quest'anno potrebbe non essere possibile.

In ogni caso il futuro è dalla loro parte grazie ai loro pezzi da novanta e alla grande profondità  del roster, ma verosimilmente per farli diventare una squadra da titolo manca qualche pezzo: fondamentalmente un tiratore da fuori, un esterno buon passatore e soprattutto un'ala grande molto fisica, alla Brian Grant o Oakley prima maniera, per intenderci: il sogno sarebbe riportare a casa Robert Horry, che coprirebbe almeno due di queste esigenze se non tutte e tre, ma sembra un'ipotesi irrealizzabile.

Per arrivarci si potrebbe cedere qualche pezzo superfluo: almeno due fra Griffin, Thomas e Taylor sono sacrificabili, anche se solo il secondo sembra avere buon mercato; potrebbe interessare a qualcuno anche Rice, che sta giocando bene e ha un contratto massiccio e a breve scadenza.

A nostro modestissimo avviso però il vero colpo per i Rockets sarebbe lasciar partire Mobley, che per quanto talentuoso, energico, con grande influenza sui compagni sembra essere più dannoso che utile in un piano tattico generale più coerente; il nativo di Philadelphia avrebbe anche parecchio mercato, ma difficilmente i Rockets lo metteranno in vendita.

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