L’era del Vichingo nero

Drew esplode a canestro per uno schiaccione da urlo… speriamo svegli i Grizzlies!!

… se c'è qualcosa da sapere dei finlandesi, è che erano vichinghi. Conquistatori. Barbari. Quando era il momento di combattere, tenevano duro fino alla fine. E poi erano molto alti, gente gigantesca" se mescoli sangue africano con sangue vichingo ne viene fuori un vichingo nero, ed allora il mondo intero è meglio che stia all'erta!“.

Drew Gooden è sempre stato un personaggio, estroverso per natura, un po' guascone, con una linguaccia sempre pronta a sentenziare su tutto e tutti, l'anima dello spogliatoio di Kansas University, con la battuta pronta ed il sorriso accattivante.

Fiero com'è delle sue origini vichinghe (la madre è finnica) ha sempre posto l'accento su questo suo patrimonio genetico "bizzarro" che secondo lui gli ha permesso di prendere il meglio dalle due razze.

Sotto sotto magari ci scherza pure lui con gli amici su questo fatto, ma oggi che il suo nome è sulla bocca di tutti per lo sfolgorante esordio nella Lega Drew è, e forse lo sarà  ancora a lungo per molti, il vichingo nero.

Al di là  delle battute e delle chiacchiere Gooden è americano al 100%, con un pedigree di tutto rispetto a cominciare dal luogo di nascita: Oakland. La città  sulla Bay Arena è una vera fucina di talenti NBA, sui propri playground si sono formati fior di stelle, da Gary Payton a Jason Kidd, da Antonio Davis a Isaiah Rider, passando per il comprimario Greg Foster fino a lui.

Il ragazzo si è avvicinato alla pallacanestro stimolato dal padre (ex cestista nel campionato finlandese dove conobbe la moglie Ulla) e dall'ambiente, ma fu da subito chiaro che si trattava di un predestinato.

Stella alla El Cerrito High, dove giocava "ovunque" grazie alle ottime doti tecniche che ne facevano un lungo capace di passare la palla come un play e di tirare e penetrare come un esterno, si segnalò a livello nazionale tanto da attirare su di sé le attenzioni dei maggiori Atenei.

La scelta cadde su Kansas perché il programma era uno dei migliori e coach Roy Williams un ottimo insegnante ed un abile stratega. Tra i due però il feeling non nacque subito. Drew si comportava come la classica stellina "viziata" di liceo, in allenamento scherzava troppo e si impegnava poco ed in più era scarsamente attento ai dettami tattici del proprio allenatore, senza contare l'atteggiamento poco costruttivo del ragazzo.

Però pian piano l'ala comprese le parole del proprio allenatore ed iniziò a remare per il verso giusto. Così arrivarono anche i riconoscimenti a livello nazionale (ed un brutto stop nella seminale delle Final Four NCAA per mano di Wilcox e di Maryland) e quello di Gooden divenne un nome importante nel panorama NCAA. Tanto da venir scelto lo scorso draft al numero 4 dai Memphis Grizzlies.

Alcuni però storsero il naso, la squadra aveva già  buoni elementi nel ruolo, giovani futuribili come Gasol e Battier ("riciclato" al ruolo di guardia in attesa di Dickerson) senza contare Wright prestatosi per necessità  a fare il pivot e Swift che era stato un mezzo flop, ma meritava verifiche. Insomma la domanda era se il ragazzo avrebbe trovato il giusto spazio per crescere e mostrare le proprie qualità .

Oggi a più di un mese dall'inizio della stagione NBA possiamo certamente dire che Gooden è andato oltre le più rosee aspettative. Il numero 0 (scherzando dice di portarlo perché poco "impegnativo") ha cifre importanti, 14.1 punti, 6.3 rimbalzi ed 1.4 assist in 29 minuti di impiego medio, ma ciò che più colpisce è il carattere gladiatorio del giovane che in campo si muove come un veterano, parla coi compagni, li sprona ed in spogliatoio è una presenza importante che si fa sentire.

Il GM Jerry West non ha mancato di far notare la sua grande maturità , coach Sidney Lowe, prima di dimettersi, ne aveva lodato l'etica lavorativa, ma quello che maggiormente colpisce sono le parole dei compagni: <Drew è un grande, lotta duro, si impegna, siamo felici di averlo con noi…> sentenzia Shane Battier cui fa eco Lorenzen Wright <Colpisce la sua freddezza, fa sempre la cosa giusta e nello spogliatoio è sempre pronto a scherzare con tutti>.

In campo Gooden dà  tutto. Dotato di un atletismo debordante agisce prevalentemente da ala forte dove sfrutta la grande agilità  ed i finissimi movimenti in post che gli permettono di partire dalle tacche con repentino giro e tiro a canestro o con scivolamenti laterali.

Ha lavorato tanto sul tiro e si vede, ora è capace di piazzare un frontale anche dai quattro metri, anche se, qualora gli sia concesso, preferisce ancora mettere palla a terra e partire in entrata per uno schiacciane; altro aspetto in cui è cresciuto negli anni è il passaggio, prima era spesso avventato, mentre ora gestisce la palla con lungimiranza sublimando l'ottimo ball-handling per uno della sua stazza.

A rimbalzo ha mantenuto le sue peculiarità : senso della posizione, esplosività  nelle gambe e fiuto; può sicuramente crescere ancora specie sotto il proprio canestro dove a volte è troppo concentrato sulla ripartenza.

Infine la difesa. Il ragazzo è sempre stato un discreto stopper merito del fisico e della velocità  di gambe, per ora si comporta bene, ma c'è la possibilità  che lavorando sodo diventi un fantastico difensore sull'uomo, ma per ora ci accontentiamo.

La NBA si è accorta subito di lui, sicuramente è il miglior rookie fino ad oggi. Numeri, classe e tanta sostanza gli consegneranno il titolo di matricola del mese di novembre, poi starà  a lui continuare su questa strada"così magari si aprirà  una nuova era" "l'era del vichingo nero".

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