L.A.Lakers: indecifrabili

Phil Jackson si trova forse nella situazione più delicata di tutta la sua lunga carriera…

Dallas 103 @Lakers 105
Utah 101 @Lakers 110
Lakers 102 @Warriors 106

La settimana della svolta per i Lakers è cominciata realmente venerdì scorso, quando in una incredibile gara sul filo dei 48 minuti, i campioni del mondo hanno sconfitto i favoriti Dallas Mavericks sul parquet dello Staples Center rimontando 30 punti di svantaggio e chiudendo sopra di due con 44 punti segnati in un quarto. Sull'argomento è già  stato detto tutto.

Una serata anomala. Un anticipo di play-off se vogliamo, certamente un segnale incoraggiante per i tifosi che cominciavano a sentire aria di smobilitazione intorno all'ambiente dei campioni del mondo. La prestazione da segnalare, al di là  di quelle due duo Kobe-Shaq è certamente quella di Robert Horry.

L'ala grande cinque volte campione NBA ha tirato fuori nella prima occasione importante tutte le armi delle quali dispone: furbizia, intelligenza tattica e grande capacità  di fare la cosa più importante nei momenti che contano. Da ricordare in particolare il break propiziato da due giocate in campo aperto nel primo quarto e la tripla che nel 4° quarto ha sancito l'ufficiale rientro in gara dei padroni di casa.

La maggiore incognita per i Lakers dopo una tale prestazione, poteva essere quella di un peraltro comprensibile rilassamento. Nessuna squadra come quella di Phil Jackson nella lega sembra avere necessità  di stimoli forti per esprimere il proprio potenziale.

Proprio sulla base di questo presupposto, la gara interna con i rivali storici di Utah pèoteva costituire un banco di prova ideale per i rinnovati entusiasmi di Los Angeles. Nel corso degli ultimi scontri diretta, la squadra di coach Sloan aveva messo in grande difficoltà  i rivali californiani, tanto che l'ultimo scontro era finito in una netta sconfitta dei giallo-viola. La gara di domenica è durata due minuti in tutto.

Giusto il tempo che ci è voluto a Shaquille O'Neal per devastare con un inizio rabbioso la resistenza del collega d'area Greg Ostertag. Nonostante alcune dichiarazioni polemiche dell'allenatore dei Jazz e il silenzio stampa del centro di fine partita, lo scontro sotto i tabelloni non ha mai avuto storia. Shaq ha sfogato contro il malcapitato Greg tutta la bile accumulata in un inizio di stagione forzatamente controllato e alla fine lo score ha recitato 32 punti e 11 rimbalzi in 41 minuti, con 13 su 19 dal campo, un “normale” 6 su 10 dalla lunetta conditi da 3 assist e altrettante palle rubate.

Una segnalazione doverosa va però ad Andrey Kirilenko. Il giovane russo, in una serata disgraziata (stanno diventando un po' troppe però) di Karl Malone ha messo in piedi una partita di qualità  eccellente. I 30 punti uniti alle cifre di contorno della gara dello Staples Center sembrano essere solo la conferma di un talento che sta esplodendo a pieno.

L'unica nota lieta in una squadra che al di là  del record positivo sta cominciando a mostrare seriamente le crepe di un decadimento che un leggendario Stockton non sembra poter arrestare.

Dopo le due ottime prestazioni a cavallo del fine settimana. I Lakers si sono spostati sul campo dei cugini nord californiani di Oakland, di solito terra di conquista per molte delle franchigie NBA. Purtroppo per i ragazzi di Jackson, quest'anno gli Warriors sembrano essere meno sprovveduti delle ultime edizioni e il pericolo rilassamento potrebbe essersi fatto sentire.

Fatto sta che i Lakers hanno rovinato il bilancio settimanale con una sconfitta, proprio nella notte nella quale Shaq ha portato a casa season-high con 36 punti (sul totale di 46 conquistati in zona pitturata dai giallo viola) e sia Kobe che Horry hanno fatto registrare una doppia doppia (19 punti e 14 assist per Bryant, 16 punti con 12 rimbalzi per Horry).

I motivi della sconfitta devono essere cercati nell'ottima prova di Jason Richardson, autore di uno stellare 26 punti con 6 su 6 nelle triple e dalla finalmente convincente difesa messa in mostra da Jamison in alcune delle azioni decisive della partita.

Nonostante le dichiarazioni di rito però, lo spogliatoio Lakers deve essere in fermento. Ad oggi, la rotazione di Phil Jackson sembra essere ridotta a soli 9 uomini. Il motore dei Lakers continua infatti a girare a soli 3 pistoni e nonostante qualche timido segno di risveglio, le prestazioni di Fox sono ancora insufficienti, mentre per il ruolo di play si deve ricorrere ancora troppo spesso all'apporto di Brian Shaw.

Il meglio della settimana: per la palma di migliore della settimana l'obbligo è quello della nomina per Kobe Bryant. Il numero 8 è stato premiato come miglior giocatore della western e soprattutto ha portato il suo gioco ad un livello nettamente superiore rispetto alle prestazioni, pur lusinghiere, dei primi turni. Il rientro di O'Neal non costringe più la guardia angelina a serate da 30/35 tentativi e questo gli permette di coinvolgere i compagni con serate di passaggio da oltre 8 assistenze di media.

Il peggio della settimana: Nominare il pur amatissimo Derek Fisher, sarebbe un po' sparare sulla croce rossa e soprattutto scaricare di responsabilità  altri componenti dello spogliatoio Lakers. Sicuramente la “spalla” di Bryant ha urgente bisogno di una seduta consolidatrice dal fratello, ma tutto sommato l'immagine più brutta della settimana l'ha fornita tutta la squadra a cavallo fra i due tempi della gara con Dallas. Si può perdere ma non si deve dare mai l'impressione di cedere le armi contro un avversario che sarà  con il fiato sul collo per tutto l'anno.

Quello che attende ora i Lakers sono due partite in casa con New Orleans e Orlando. La sfida con gli Hornets è un 'inedita per questa stagione, mentre il confronto con Orlando rappresenta la classica serata da pop-corn e bibitona. Saranno infatti di fronte T-Mac e Kobe in uno dei più spettacolari duelli attualmente visibili sul pianeta basket.

A parte questo però, i Lakers hanno già  perso una gara con i Magic e l'occasione per rifarsi dovrebbe essere ghiotta. Tanto per cambiare, probabilmente deciderà  la serata di Shaq.

Martedì infine, la gara di Minneapolis sul campo dei T-wolves, comincerà  un mini tour di quattro trasferte che qualche risposta in merito ai segnali di ripresa mostrati questa settimana, dovrebbe portare all'occhialuto genero di Jerry West.

Il giorno di Natale regalone: una sfida con i Kings che di natalizio non avrà  poi moltissimo, certo che se Big-Aristotele si presentasse vestito da Babbo Natale…

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