La vera forza degli Hornets

Nessun dubbio in proposito: gli Hornets sono la squadra di Baron Davis

Non chiamateli squadra rivelazione di inizio stagione, non chiamateli sorpresa della regular season, potrebbe a ragione offendersi.

Nei pronostici di inizio anno nessuno li considera mai: "" sì, buoni, ma non ottimi"", oppure ""discreta squadra, ma strada non ne fanno nei playoffs, giocano sempre in trasferta"" sono solitamente i giudizi degli addetti ai lavori su di loro.

Di chi stiamo parlando? Semplice dei New Orleans Hornets, una delle squadre più sottovalutate a torto dell'intera NBA.

Ora qualcuno inizia a prenderli più sul serio, anche perché hanno appena interrotto una serie di 11 vittorie consecutive a domicilio che non è cosa che capiti tutti i giorni. Dei giornalisti hanno cercato, scherzando ma non troppo, di spiegare l'imbattibilità  casalinga degli Hornets con la maggiore vita notturna offerta da New Orleans, dove come ben sapete si sono trasferiti in estate, rispetto alla sicuramente meno vitale Charlotte da dove provengono.

La spiegazione sta nel fatto che la grande presenza di locali notturni nella città  più viziosa d'America distraesse i giocatori avversari, che risulterebbero non essere immuni a questo tipo di tentazioni.

Sarà , ma a noi sembra che la forza degli Hornets stia tutta nella squadra e, questo sì, nell'avere finalmente un pubblico amico che ti incita e viene a vedere le partite, rispetto alle tristissime gare casalinghe della passata stagione a Charlotte. Avere un pubblico che ti carica e soffre con te è sicuramente una dose di sicurezza e un'arma in più da sfruttare a proprio vantaggio, specialmente in partite tirate come quelle dei playoffs.

Gli Hornets finora hanno un record di 15-7 e sono al quarto posto della Eastern Conference, un ottimo campionato, ma parlare di dove potranno arrivare è ancora presto. Forse ne potremo sapere di più dopo il tour di 7 gare all'ovest dove affronteranno nell' ordine Utah, Lakers, Sacramento, Portland, Golden State, Seattle e San Antonio, per poi tornare all' Alveare per la sfida con Dallas.
Un bel test senz' altro per misurare le ambizioni di una squadra vera, con una buona panchina, un allenatore preparato come Silas e un'ottima difesa che finora ha concesso 100 o più punti in sole due occasioni(e una sola è stata perdente) e concede in media 91 punti agli avversari.

Gli Hornets hanno un ottimo roster già  da qualche anno, però sono sempre poco considerati ad Est, figurarsi poi per la vittoria finale; eppure sono una delle squadre più complete dell'intera NBA. Non hanno ancora stelle dai nomi altisonanti (forse Baron Davis e Mashburn non sono proprio d'accordo) e sono riusciti a mandare un loro giocatore lo scorso anno all' All Star Game solamente perché c'erano da riempire dei buchi causati dagli infortuni (Davis però meritava in pieno la convocazione, non si discute).

Addirittura Mashburn un paio di anni fa ironicamente aveva detto: "Non interessiamo alla NBA, non ci mettono negli highlights nemmeno come quelli che subiscono le schiacciate"!".

Proprio Davis e Mashburn sono i due giocatori più importanti degli Hornets: il Barone è quasi diventato una stella di prima grandezza, è il secondo miglior playmaker ad Est dopo Kidd e sicuramente uno dei primi 5/6 della Lega ed è l'unico All Star della squadra.

Lo status di stella lo ha raggiunto lo scorso anno nei playoffs con prestazioni da vero fuoriclasse contro Orlando, di fatto eliminandola personalmente dai playoffs, poi un'estate agrodolce con la firma per un'estensione pluriennale del contratto e la pessima esperienza con la maglia della nazionale Usa ai Mondiali di Indianapolis.

Questa può essere la stagione della consacrazione definitiva, visto anche che gli Hornets hanno puntato molto su di lui; attenzione però ai problemi alla schiena evidenziati anche nell'ultima gara con i Clippers.

Jamaal Mashburn sta giocando veramente un'ottima stagione, anche se nelle ultime partite ha avuto percentuali al tiro orribili, è il vero fulcro dell'attacco della squadra della Louisiana: un giocatore totale che produce 21.4 punti, 6.10 rimbalzi, 5.3 assist e 1.32 palle recuperate. Le difese avversarie hanno capito la sua importanza e stanno cercando di limitarlo il più possibile, così si spiegano le pessime percentuali al tiro.

Oltre a questi due, il quintetto Hornets è completato da David Wesley, P.J. Brown e Jamaal Magloire. Elden Campbell è appena rientrato dopo l'intervento in artroscopia al ginocchio e per il momento parte dalla panchina.

Il quintetto è ottimo, coperto bene in ogni ruolo da giocatori di ruolo e con buoni cambi: Lynch e Augmon assicurano solida difesa e combattività , Campbell una delle poche soluzioni di cambio del centro in NBA che non diminuiscono la forza in quello spot del quintetto, Courtney Alexander, preso in estate, ha tanto talento e porta punti dalla panchina insieme a Robert Traylor, anch' egli rifirmato come Davis con un'estensione di contratto.

Insomma una signora squadra, come l'ha definita Alvin Gentry la scorsa notte, dopo averla battuta con i suoi Clippers interrompendo la striscia di 11 vittorie consecutive casalinghe dei "Calabroni".

New Orleans ha ancora dei punti deboli, per esempio l'attacco che produce solamente 95 punti a partita e se nei playoffs trovi una squadra come Dallas in Finale per esempio, te la devi giocare a chi segna di più perché provare a limitarli con la difesa è improbabile.

La trasferta ad Ovest può essere in questo senso un'ottimo banco di prova per la squadra e farci capire qualcosa di più su fino a dove possono arrivare gli Hornets.

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