Quando decide di salire a canestro con le sue lunghe braccia non resta che guardare…
Finalmente è tornato e lo ha fatto alla grande. In tanti lo attendevano e lui è riuscito per l'ennesima volta a mettersi dietro le spalle l'amarezza, la sfortuna e la rabbia per i tanti, troppi infortuni che ne hanno minato la carriera sin dagli esordi.
Il Zydrunas Ilgauskas (Z per i compagni) che si è ripresentato sul palcoscenico dorato della NBA è un giocatore recuperato, pieno di buoni propositi, deciso a riprendere il discorso dove lo aveva lasciato.
Ora non fanno più tanto male i piedi, allenarsi non rappresenta più un calvario così come correre da un canestro all'altro, tutti gesti che lo scorso anno compiva con fatica.
Così oggi, numeri alla mano, è lui il miglior pivot dell'Eastern Conference: 16.8 punti, 8.3 rimbalzi e 1.7 stoppate in quasi 32 minuti di impiego a testimoniare la ritrovata integrità fisica del pivot lituano.
A Cleveland lo hanno atteso pazientemente, la società aveva grande fiducia sul ragazzo, malgrado i dubbi di carattere fisico, tanto da fargli firmare, scaduto il contratto da rookie, un pluriennale al massimo consentito convinti com'erano che Ilgauskas sarebbe diventato uno dei primi cinque pivot della Lega.
Purtroppo però gli infortuni si sono messi a frenare i buoni propositi del giocatore.
La NBA lo accolse nel '97 come un perfetto sconosciuto, erano lontani gli anni dell'euromania (che pure lui a favorito ad accrescere) e Z era solo una seconda scelta che gli scout di Cleveland avevano scovato nelle fila dell' Atletas di Kaunas.
Essendo alto ben 221 cm trovò estimatori negli States e dopo una buona Summer League al training camp stupì tutti battendo puntualmente la prima scelta Vitaly Potapenko pivot ucraino molto quotato in sede di draft.
Il primo anno fu positivissimo, posto in quintetto e tanti plausi, ma purtroppo la stagione seguente iniziò la trafila dei malanni ai piedi che lo costrinsero a solo cinque incontri giocati (peraltro bene) e l'anno successivo ad appena 24 presenze con cifre in lieve flessione.
Nel 2001-2002 il lituano si riaffacciava finalmente alle gare fiducioso che i problemi ai piedi fossero passati, ma la situazione non migliorò, il dolore al piede destro continuava a bloccarlo.
Dopo 62 gare tornò sotto i ferri per mettere a posto un piccolo ossicino, il navicolare del piede destro, che gli infiammava l'arto, ma nessuno diede tanto peso a ciò, orami lo spettro che il ragazzo fosse solo un "gigante dai piedi d'argilla" e non avrebbe potuto più tornare a determinati livelli iniziava a serpeggiare nella Lega.
Si era forse perpetrata nuovamente la maledizione dei pivot in casa Cavaliers e dopo Daugherty anche lui sarebbe stato costretto al ritiro per infortunio.
In più la situazione per la franchigia dell'Ohio era così pessima che Zydrunas o meno a Cleveland la sensazione era che la pallacanestro non avrebbe mai portato nulla di buono.
Tanti allenatori cambiati, giocatori che passavano e fuggivano appena potevano da questa specie di "Siberia" della NBA, nemmeno uno straccio di programma per il futuro e tanta grossolana approssimazione da parte del managemant.
In tutta questa situazione Ilgauskas non si perse mai d'animo, in tanti, dopo simili sventure, avrebbero deciso di mollare la presa avendo alle spalle un sontuoso contratto come paracadute, ma lui, come aveva sempre fatto, lasciò poco spazio allo scoramento e si rimise subito a lavorare duramente per tornare a giocare l'anno appresso.
Quest'annata per coach John Lucas e soci si apriva con la dichiarata intenzione di far crescere i giovani, divertire il pubblico con qualche numero e perdere tante gare per assicurarsi il primo pick in lotteria e scegliere il fenomeno locale LeBron James.
Le stelline sarebbero state Wagner, Miles e Davis, a loro il compito di fare un po' di acrobazie per non far appisolare lo scoraggiato pubblico della Gund Arena; invece il cuore della squadra è stato lui che dopo un estate di lavoro si è presentato in forma smagliante e desideroso di ricominciare dove aveva terminato.
Oggi Ilgauskas è una presenza dominante sotto le plance, lotta, prende rimbalzi (lui e Hill sono tra le migliori coppie di lunghi), stoppa, difende come non mai ed in attacco è tornato a far male con il tiretto dalla media, il gancio mancino ed i movimenti di agilità sia in post basso che in avvicinamento.
In una NBA dove di centri buoni non ve ne sono molti il lituano è una presenza costante, capace di incidere in una gara e di reggere spesso da solo le sorti dei derelitti Cavs che tra lotte interne, sconfitte (magari "desiderate") e gioventù non stanno destando positiva impressione.
Sicuramente se continua così si apriranno per lui le porte dell'All Star Game e magari potrà levarsi qualche sfizio personale contro avversari molto quotati. Z è tornato e non ha intenzione di fermarsi più.