L’altra Los Angeles…

Elton Brand sta disputando forse la miglior stagione in carriera…

Qualcosa si muove in quel di L.A.
No. Non si sta parlando dei giallo viola sponda Hollywood.

In casa Jackson le cose sono sempre quelle. Anche se la partenza è stata più sonnolenta degli altri anni, ogni analisi sullo stato di salute dei tre volte campioni del mondo va rinviata almeno al dopo All Star Week end, ormai annuale scadenza per la maturazione dei frutti della vittoria dei Lakers.

No, il tema più attuale e probabilmente più interessante del momento nella città  degli angeli è quello che riguarda gli occupanti meno nobili dello Staples Center, i Clippers.

Chi non segue la NBA con costanza potrebbe pensare che quest'anno la novità  possa chiamarsi record positivo. Possa chiamarsi striscia di vittorie. Possa chiamarsi cambio della guardia ad Ovest. Mi dispiace, nulla di tutto questo è successo.

O meglio, non è ancora successo. Sì, perché la novità  è che la squadra costruita nella seconda metà  del cielo angelino quest'anno, non è ancora vincente ma sembra finalmente aver trovato l'identità , la chimica per esserlo.

Come sempre la prima parola per spiegarsi un cambio di prospettive deve riguardare il passato. Sono almeno due o tre stagioni che i Clippers potrebbero fare un salto di qualità .

Le scelte al draft e sul mercato hanno premiato la dirigenza e lo spettacolo ha cominciato a farsi vedere sul parquet di casa anche quando Kobe veleggiava verso altri canestri. Il problema è che con il solo spettacolo si possono per un po' di tempo riempire le arene, ma alla fine non si mettono numeri nella casellina a sinistra delle proprie statistiche.

Dunque che fare? Ovviamente l'ultima cosa che ci si aspetterebbe da una squadra del sud della California. Inversione di rotta. Soprattutto inversione di mentalità . Si girano gli scafi e si punta verso un lido chiamato concretezza.

Sull'impalcatura di una squadra fra le più giovani della lega, si sono inserite individualità  che forse non parlano un linguaggio cestistico da artista puro, ma che di sudore, sangue e un po' di gomito ne sanno spremere parecchio. Un nome? Di più due.

Elton Brand e Eric Piatkowski. Il primo è arrivato solamente due stagioni fa da Chicago in cambio di Skinner e dei diritti su Tyson Chandler. Da giocatore solido ma non determinante, Brand in un solo anno si è trasformato in un autentico dominatore dell'area e chi lo ha potuto vedere lo scorso anno sul parquet dell'All Star Game ne potrà  testimoniare l'assoluta costanza con la quale si fa trovare su ogni palla che passa per il ferro.

Il risultato numerico oggi lo vede primo rimbalzista d'attacco della lega e uomo da doppia doppia fissa in ogni score. Per la cronaca ad oggi sono 11.9 rimbalzi e 18 punti per allacciata di scarpe.

Per Eric Piatkowski il discorso è un po' diverso. Il suo ruolo in questa franchigia è quello della bandiera. Certo non si tratta di un campione. Però si tratta di un giocatore che all'età  di 32 anni sta vivendo la sua migliore stagione da quando gioca da professionista.

Fa giocare in ritmo i compagni. Mette i suoi tiri e lo score quest'anno dice 11.3 a partita. Difende che è una bellezza. E la qualità ? Certo quella non la si può inventare. Ma la si può trovare quando si ha la bravura di azzeccare lo scambio giusto. Quello che lascia partire Darius Miles e porta in casa un signore di nome Andre Miller.

E qui non devono esserci equivoci. Andre Miller è un campione. Stop. Chiuso il discorso. Al suo terzo anno nella NBA, il prodotto di Utah ha finalmente mostrato le stimmate che prima gli si attribuivano solo teoricamente. Gioca quanto deve. Gioca come deve. Penetra e scarica con velocità  e istinti da all star. E tanto per gradire è secondo nella classifica degli assist. E' la guida che mancava a questi Clippers per emergere.

E il resto del roster? Ecco l'altra grande differenza rispetto al passato. Dietro a Miller e Brand e se vogliamo sotto l'ala di Piatkowski, i ragazzoni in maglia bianco rossa hanno una caratteristica comune: fiducia in se stessi. Melvin Ely potrebbe essere il lungo del futuro. Forte ed esplosivo, è già  partito 2 volte in quintetto.

Zhizhi Wang è un incognita di talento. Non ha ancora avuto i numeri del più pubblicizzato Yao Ming, ma il suo passato consentirebbe di scommettere su di lui per un ruolo assai più importante di quanto si è visto fino ad ora. I pochi che lo capiscono possono testimoniare che il solo Sabonis aveva più fiducia in se stesso di lui quando è sbarcato negli Stati uniti.

Il gemello orfano Quentin Richardson è il complemento ideale di Miller. Veloce e atletico sta maturando con un po' troppa lentezza ma se la concorrenza interna non lo distrarrà , le sue giocate torneranno utili a coach Gentry. Non male per uno che fino a due anni fa parlava solo di Game boy e panini ultra calorici.

Infine due vecchie conoscenze felsinee. Michael Olowokandi e Marko Jaric. Il primo è ormai un lungo vero da NBA. All'ottimo e naturale uso di piedi ha aggiunto una tecnica e due mani di prim'ordine. Le sue statistiche ne hanno immediatamente avuto giovamento e a tutt'oggi qualcuno in casa V nere si chiede se quello arrivato anni fa non fosse soltanto un clone malriuscito.

Per Jaric invece i ricordi sono senza dubbio più positivi, ma la sua è una storia già  vista. I 25 punti messi a segno contro Indiana possono essere solo il primo passo. D'altronde se la tradizione si chiama Danilovic e Petrovic…

Tutto bello quindi? Squadra pronta per 7 titoli di fila? Non proprio.

Non ancora (?!?) La squadra è innegabilmente buona, ma ad oggi il record è ancora un modesto 7 -12. Il nocciolo della questione è che questa come tante altre squadre del passato è una scommessa. Le premesse per essere vincenti ci sono tutte, ma la vittoria passa da vie che spesso prescindono il puro talento o il mero assemblaggio di statistiche.

Passano anche dal recupero di situazioni toste. Situazioni che possono coinvolgere gente che ha un talento mostruoso e la testa di un bambino di 7 anni. Ed in questo i Clippers devono ancora veramente dimostrare di valere un decimo dei cugini giallo viola. Tanto per capirci, se qualcuno ha reali notizie di Lamar Odom, faccia un fischio.

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