Dwyane sale in sospensione per due comodi punti, per gli avversari non resta che guardare.
Certo che il mondo del college basketball è proprio strano; ogni anno finisce per perdere i propri migliori interpreti che, o terminano il quadriennio universitario o passano professionisti, ma malgrado ciò ricomincia la stagione come se niente fosse proponendoci sempre nuovi interpreti pronti a far ripartire lo spettacolo.
Noi eravamo già qui a lamentare le partenze di showman come Butler, Williams, Wagner, Gooden, Jeffries, Dunleavy e Dixon ed ecco che nuovi beniamini hanno preso il loro posto nelle Arene che tanto profumano di tradizione.
Tra i nuovi quello che più sta “colpendo” è un vecchio: Dwyane (si scrive così) Wade. Vecchio il ragazzo non lo è proprio essendo appena un ’82, ma già lo scorso anno, al debutto con Marquette, aveva attirato i riflettori dei media nazionali con numeri e statistiche di impatto.
Quest’anno l'atleta nativo di Oak Lawn, sobborgo meridionale di Chicago, sta cercando, ed ottenendo, la definitiva consacrazione. E pensare che per lui la carriera universitaria era partita in sordina.
Tom Crean, coach dei Golden Eagles, scoprì quasi per caso il ragazzo all’ultimo anno alla Richards High School e per lui fu agevole convincerlo ad emigrare a Milwaukee stante il tiepido interesse degli altri atenei, visto che avrebbe dovuto saltare un annetto per rimettere a posto i voti.
Lo scorso anno Dwyane ha fornito ottime prove: è migliorato tantissimo al tiro, nella selezione delle conclusioni e nella comprensione della manovra tanto da finire primo tra i suoi in punti, assist, recuperi, tiri fatti e tentati e secondo a rimbalzo col neo di troppe palle perse e poca “oculatezza” in campo che comunque gli sono valse il titolo di freshman dell’anno nella Conference USA ed il primo quintetto della medesima.
D'altronde questo era Wade: una guardia in perenne movimento, dotata di mezzi fisici ed atletici eccezionali conditi da un talento naturale per questo gioco che gli permetteva di primeggiare in attacco e difendersi con efficacia nella propria metà campo.
I giornalisti di Milwaukee sfornarono subito un paragone ardito, ma intrigante: Dwyane assomigliava tanto ad un signore che in quella città era nato ed aveva vissuto prima di entrare nella NBA, tale Latrell Sprewell.
Quest’annata per la guardia n.3 è iniziata subito con una solenne investitura da parte della NCAA che lo ha inserito tra i 50 candidati al Wooden & Naismith Awards (premio per il miglior giocatore NCAA), seguita dalle dichiarazioni convinte del proprio allenatore Crean “… Marquette non ha una squadra così forte dal ’77 (quando in panca sedeva Al McGuire) ed a fine anno fu titolo nazionale… certo non spero di arrivare a tanto, ma vogliamo dare grosse soddisfazioni ai nostri tifosi…” che sa benissimo che per Wade questa potrebbe essere l’ultima annata in maglia giallo-blu.
Dwyane non sembra dare grosso peso a tutte queste responsabilità che gravano sulle sue spalle e l’inizio di questa stagione pare darne conferma: 24 punti, 7.4 rimbalzi e 4.6 assist con 2.2 palle rubate e “solo” 2.2 perse che considerati i quasi 33 minuti di impiego (ed il rapporto 2:1 con gli assist) e le numerose palle toccate non sono molte.
Oggi per molti è l’atleta più in forma della NCAA: ha grossa facilità di tiro “… Penso di non poter tirare meglio, ma giocare in modo migliore si!” come conferma l’undici su undici (record del college) contro Eastern Illinois, riesce agevolmente a spezzare le difese in entrata e sembra essere molto concentrato in difesa (gli scout NBA prendono nota) e maggiormente coinvolto nel gioco di squadra.
Come lui pure Marquette ha avuto un positivo inizio, i Golden Eagles sono 4-1 (fermati lunedì notte al Joyce Center da Notre Dame) ed oltre a Wade stanno fornendo buone prove il compagno di reparto Travis Diener, la poderosa ala Robert Jackson ed il lungo Scott Merritt (occhio al buon freshman Steve Novak).
Per la squadra si profila una dura lotta contro Cincinnati per la supremazia nella Conference USA e magari la possibilità di togliersi qualche soddisfazione anche a livello nazionale.
Per quel che riguarda Dwyane Wade il discorso è alquanto semplice, il ragazzo sta giocando bene, la NBA lo segue attentamente, se vorrà passare pro già quest’estate dovrà continuare nei progressi concentrandosi sul tiro (da tre in particolare), aumentando la comprensione del gioco e sforzandosi di impegnarsi al meglio in difesa dove i mezzi ci sono, la testa a volte no.
Ultimo inghippo potrebbe essere dato dalla statura: la guardia è data sui 6-4, 6-5, cioè sopra il metro e novanta, ma dal vivo non sembra superare i 6-3 e alcuni si chiedono se non sarà penalizzato contro avversari più alti, tosti ed atletici.
Per ora queste sono solo chiacchiere, la stagione NCAA entra nel vivo e per adesso il suo unico pensiero va solo a Marquette, poi si vedrà se Wade meriterà di indossare una delle 29 casacche tra i professionisti.