Una chioccia a Seattle

Gary Payton, un vero e proprio generale in campo per i Sonics…

Qualche sera fa, ha portato a referto uno scarno 3 su 16 dal campo, 10 miseri punti e 3 palle perse, pur avendo distribuito la bellezza di 14 assist.

Ma i suoi Sonics, che Super non sono stati affatto, hanno perso di 11 in casa contro i Rockets di Steve Francis e Yao Ming, e se volessimo proprio essere pignoli, lo scontro diretto è stato nettamente a favore di Stevie Wonder che, percentuali a parte, ne ha messi 21 senza troppo sforzarsi, chè la stagione è lunga, la Western è in continuo fermento e non bisogna permettersi passi falsi"

Gary Payton tutto questo lo sa benissimo. E' pienamente consapevole del fatto che Seattle è nettamente inferiore a diverse squadre, e arrivare quinti ad ovest sarebbe già  un successone perché Lakers, Spurs, Kings e Mavericks sono davvero di un altro livello, e Minnesota, Utah, Portland e Houston sono sempre lì, non puoi permetterti di sbagliare e non di rado capita di sentirsi il fiato sul collo a regular season inoltrata.

Nessuno può farci niente. Semplicemente è così, sono ormai degli assiomi, dei postulati senza possibilità  di corollario alcuno.

E allora, tanto per gradire,nessuno si sogna più di pensare che Gary Payton è migliore di Jason Kidd, e forse neppure di Steve Nash, e magari neanche di Mike Bibby. D'altra parte che volete farci?

"Ita est" avrebbe detto qualcuno, d'altra parte il ruolo si è evoluto, nuovi protagonisti sono saliti alla ribalta e tante altre sentenze che non stiamo qui ad elencare. Perché rispettiamo(sì avete capito bene: rispettiamo) il signor Gary Payton, e anche se nessuno ha più voglia di elogiarne l'etica, il carisma, la grande difesa, il trash talking, è molto probabile che il signore in questione si sia anche un po' stufato di sentirsi esclusivamente limitare dalla critica.

Certo, probabilmente non si farà  illusioni, ma magari un pensierino alla finale di conference potrebbe averlo fatto, dopo che nel 1996, assieme a Shawn Kemp, erano andati molto vicini a conquistare l'anello, arrestati bruscamente da una buona squadra assemblata sul miglior giocatore di ogni epoca, che stava giusto iniziando la seconda fase della sua leggenda, e non poteva proprio permettersi di lasciare per strada un titolo.

Non resta, dunque, che attenersi ai fatti. Ed ecco che abbiamo un record positivo e un significativo terzo posto nella Pacific, diversi giocatori in crescita e qualche piacevole sorpresa, fermo restando che Gary Payton non sembra ancora stanco, e la stagione appena iniziata sembra essere una delle migliori della sua carriera, assieme a quella passata, conclusasi in malo modo per Seattle.

Coach Nate McMillan può infatti contare di un roster abbastanza giovane, equilibrato e versatile, tra giovani atleti volanti e vecchi tiratori esperti, che fanno tutti capo, ancora una volta, al giocatore in maglia numero venti.

Quasi 21 i suoi punti a partita, 4.5 rimbalzi e 10.6 assist, cifre di altissimo livello per qualunque giocatore, ancor più emblematiche se rapportate ad un trentaquattrenne che ha avuto il prima impatto con il campionato più difficile del mondo 12 anni fa.

E nonostante questo sta servendo assist come mai in vita sua, tanto da essere in testa alla classifica di specialità , mettendo in fila gente come Kidd, Nash, Marbury, e non dimentichiamoci di Mister 15.000 John Stockton, e togliendo spazio ad un signor playmaker, Kenny Anderson, che non è neppure sesto uomo e sta avendo numeri decisamente sotto la media, e potrebbe invece essere titolare inamovibile in varie franchigie, prima fra tutte Boston, che lo accoglierebbe a braccia aperte.

Intendiamoci, i Celtics non stanno andando affatto male, si sono ripresi bene dopo una partenza titubante, e sembrano aver trovato la loro stabilità  pur giocando senza un playmaker puro, facendo affidamento su gente come Tony Delk e Shammond Williams, in un roster che comprende anche "la piaga di Seattle" degli ultimi anni.

Vin Baker finalmente non c'è più, non c'è più il suo gioco spaurito e morbido, non c'è più il suo scomodo contratto, e la sua cessione è stata senz'altro la mossa decisiva per garantire a Seattle un rendimento accettabile, visto che Baker non si è tutt'ora ripreso dalla crisi esistenziale che gli attanaglia le viscere, e a breve avrebbe potuto rivelarsi un nuovo Kemp, per il calo vertiginoso che stava attraversando e la palese impossibilità  di una ripresa concreta.

E allora largo ai giovani, poco conta che partano dalla panchina o meno, come Desmond Mason, "dunker" d'eccezione, il cui impiego è stabile sui 33 minuti a sera, tempo sfruttato a pieno con 15,6 punti e 6,9 rimbalzi, che lo rendono miglior rimbalzista della squadra assieme al già  noto Rashard Lewis.

Già , Rashard Lewis" atleta sopraffino dalle spiccate doti offensive, è forse lui l'emblema dei nuovi Seattle Sonics, essendone da ormai un triennio una pedina fondamentale, come attestano i suoi numeri, che al momento sono di 17.6 punti a sera (in crescita rispetto ai 16.8 dell'anno scorso) e 6.9 rimbalzi.

E poi gli europei: Drobnjak pivot titolare da 9 punti a sera in 27 minuti, al posto di quel Calvin Booth che tanto bene aveva fatto in quei playoff in maglia Mavericks e che si è poi disperso nei meandri della mediocrità ; un Radmanovic sempre più a suo agio che parte in quintetto, mentre "the Ukraine train" Vitaly Potapenko è ancora in lista infortunati.

Brent Barry tira da fuori come se tirasse da due, e assieme a Payton e Kenny Anderson è il più anziano del roster. Ma Anderson non è destinato ad una lunga permanenza ed è a Seattle da qualche mese appena, lo stesso Barry è ai Sonics da tre anni e mezzo e non è certo una figura cui i rookies possano ispirarsi, anche se qualcosa, almeno in fatto di tiro, anche Barry può insegnarlo.

La chioccia è di tutto rispetto, forse all'apice della carriera per quanto riguarda i numeri, e da quando Kemp se n'è andato a Cleveland ha preso in mano le redini della situazione, accumulando esperienze, delusioni, stagioni più o meno gratificanti.

E Nate Mc Millan, che è un player's coach e conosce molto bene Payton per averci condiviso gioie e dolori sul parquet, non potrà  non affidarsi ciecamente al suo carisma. Come base per il futuro non è poi tanto male.

Si parlava di futuro" il futuro è adesso per Seattle, che dei 13 giocatori a disposizione ha la bellezza di un rookie (Reggie Evans da Iowa,classe 1980,a volte partito persino titolare), quattro primo anno (Drobnjak, Radmanovic, Sesay e Joseph Forte) e i due secondo anno Desmond Mason e Jerome James, il quale però è uscito dal college nel '98 per poi perdere tempo in giro per l'Europa,tra Jugoslavia, Francia,e Italia, Bologna, sponda Fortitudo.

Jerome "sexy" James (d'altra parte le leggende metropolitane serviranno pure a qualcosa no?) non sta sfigurando, tenendo una media di 3,8 punti e 2,6 rimbalzi a partita ed è diventato il terzo centro della rotazione, proprio dietro al terzo anno, e per questo motivo "veterano" della squadra, Calvin Booth, sopra citato.

Anche Reggie Evans è interessante, le sue statistiche personali sono limitate dallo scarso impiego, nonostante sia stato schierato dall'inizio in 8 delle sue apparizioni, e non è escluso che anche nel corso della stagione il suo minutaggio aumenti ed il ragazzo in maglia 34 possa farsi apprezzare di più.

Il ritorno di Potapenko non dovrebbe sconvolgere affatto i piani di Seattle, Drobnjak per il momento non si tocca, ma anche Vitaly una mano la potrebbe dare nella desolazione di lunghi che stiamo vivendo.

Anzi,da questo punto di vista Seattle non è penalizzata più di altre squadre; non può permettersi il lusso di tenere in panchina Pollard e Clark mentre in campo Vlade Divac continua a fare lezione, ma Drobnjak-Potapenko-Booth non sarebbe, eventualmente, una brutta triade, con Jerome James sempre a disposizione.

La difficoltà  per McMillan è quella di non poter mai avere un attimo di requie nell'affrontare le partite, dal momento che questo promettente nucleo non può comunque garantirgli costanza di rendimento, elemento possibile solo in relazione a singoli giocatori, vedi Payton o Barry.

E nell'attesa di conoscere la trama di questa stagione avvincente, imprevedibile e combattuta più che mai, non resta a Payton che fare da balia ai giovincelli che avrebbero, almeno così pare, intenzione di accompagnarsi a lui fino ai tanto agognati playoffs, quando diventerà  davvero dura.

Sarà  difficile fare tanta strada, Gary è "grande" e non si fa più illusioni come i bambinoni che lo attorniano, ma magari una notte a sognare un anello l'avrà  pur spesa"

"Chi sogna di giorno conosce molte cose,
che sfuggono a chi sogna solo di notte""

Edgar Allan Poe

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