Gordan Giricek, dal CSKA a Memphis
“Si viene e si va, comunque ballando…”, faceva così un pezzo di Ligabue, ma potrei sbagliarmi, il rock nazional-popolare di casa nostra non è proprio il mio genere, parole che ben esprimono il modus vivendi che accompagna una determinata categoria di giocatori, quelli per cui la NBA è una lega dove si entra e si esce nel giro di due stagioni per poi andare in Europa, scoprire che al di qua dell'oceano proprio male non si gioca e poi provare a tornare di là con fortune alterne sempre col biglietto con destinazione Italia piuttosto che Spagna prenotato.
Un modus vivendi che c'è sempre stato e che è diventato ancor più comune dopo la liberalizzazione di un paio di stagioni fa (la nota sentenza Sheppard in Italia, curioso che dopo quella sentenza l'ex Wildcats non abbia più azzeccato una stagione, o meglio una partita, degna di nota) e che però sta avendo una sorta di variazione di percorso.
Prima la via era sempre quella: NCAA-NBA-Europa-NBA (non sempre la NBA compariva due volte), ora è gettonato anche il percorso Europa-NBA-Europa(-NBA-…), che si farà sempre più frequentato nella sua interezza, perchè molti di quelli che hanno intasato l'uscita NBA nell'ultimo periodo (da Nachbar a Rentzias) potrebbero ritrovarsi a riprendere il viaggio con direzione Europa fra qualche anno, facendo compagnia ad Antonis Fotsis, il primo della nuova generazione europea ad essere tornato in patria dopo un'esperienza tutt'altro che positiva in quel di Memphis.
Fotsis, quello che è già tornato
Antonis Fotsis è già tornato a casa, ad Atene, al Panathinaikos,la squadra che aveva lasciato per provare a sfondare nella NBA dopo due titoli continentali in 2 anni (eurolega e la defunta suproleague). Capita, non a tutti va bene, ma la cosa curiosa è che Fotsis ha l'età per essere scelto a giugno dell'anno prossimo, è un '81 e allora uno dei perchè nella NBA non ha brillato non è poi così difficile da trovare…
Antonis Fotsis è cresciuto nelle giovanili dell'Isiliakos, ma il Panathinaikos ci ha messo davvero poco a capire le doti del ragazzo, nel 97, a soli 16 anni è già sotto contratto con i verdi di Atene e comincia ad assaggiare i campi greci ed europei.
La partita che lo ha praticamente catapultato in tutti i taccuini degli scout NBA e negli occhi di tutti gli appassionati europei è arrivata nel maggio 2000, finale di eurolega tra il PAO e il Maccabi di Tel Aviv. Fotsis viene buttato in campo da Obradovic per dare maggiore dinamicità e sfruttare gli spazi concessi da un Maccabi che non poteva non preoccuparsi di Bodiroga e Rebraca. Antonis non si lascia sfuggire l'occasione e mette assieme una partita di grande impatto fatta di punti e grande attività a rimbalzo dando una mano a NBW (natural born winner, al secolo Dejan Bodiroga) e compagni a vincere il massimo trofeo continentale.
L'anno successivo arrivò il quintetto e la stagione della conferma ad alti livelli, il rendimento non fu costante, gli alti e bassi la normalità , ma Fotsis mostrò di avere oltre a un grande atletismo anche un più che discreto tiro da fuori (anche se pure quello non proprio continuo), un 4 completo per l'Europa (il nostro Fotsis ha 209 cm da spendere sul campo) e a detta di qualcuno già pronto per essere un ala (secondo alcuni addirittura un 3) nella NBA.
Fotsis così fa quello che tutti fanno al momento in cui gli scout NBA vengono al palazzo per darti un'occhiata, si rende eleggibile per il draft, 2 anni prima dei termini naturali, in fondo i maggiori talenti in giro per l'Europa erano lui e Gasol… La scelta arriva, anche se non altissima, è la 48 e gli autori sono i Grizzlies freschi di trasferimento a Memphis e di scelta di Gasol, giocatore voluto fortemente e preso alla 3, insomma i segnali per capire che il cavallo su cui puntavano era un altro c'erano tutti…
Fotsis va al camp e arriva un contratto garantito per una stagione, ma non è facile passare dall'ambiente greco (pressione, tensione, motivazioni) alla filosofia “take it easy” dei Grizzles, dove la sconfitta è un dato di fatto a cui si deve far l'abitudine, e soprattutto non è facile giocare nella NBA quando non si è ancora pronti mentalmente e tecnicamente, certe lacune in Europa possono essere nascoste (difesa sull'uomo, tanto per dirne una), nella NBA no, soprattutto nel sistema Grizzlies dove i concetti di squadra e di “aiuto” sono un qualcosa difficilemente assimilabile.
Inoltre i tempi di rilascio al momento del tiro sono quel che sono e visto che l'europeo su cui puntare è un altro Antonis non ci mette tanto a finire ai margini della rotazione. Le sue statistiche alla fine recitano: 4 punti in 11' col 40% e 2 rimbalzi giocando solo 28 gare, troppo poco per trovare buoni contratti e poco importa se gli anni sono 21 e il potenziale ancora tutto lì da vedere.
Al PAO ritrova chi lo ha lanciato, Obradovic, e una squadra competitiva anche se orfana di Bodiroga. Le prime partite di eurolega hanno mostrato un giocatore più forte fisicamente (regalo che la Nba fa praticamente sempre) e con parecchia voglia di riscatto.
Nelle prime 6 gare viaggia a 15 punti a sera col 50% da 2 e 46% da 3, il tiro è diventato più continuo (soprattutto fronte a canestro, se il lungo avversario lo lascia con 2 metri i 3 punti sono automatici), anche se non ha ancora imparato a fare la cosa giusta al momento giusto, ad essere un leader per i compagni, quando lo sarà la NBA potrebbe tornare a farsi sentire e accorgersi che lo aveva bocciato quando aveva solo vent'anni.
Giricek, l'esordio con trentello
Quando Jerry West lo ha cercato e trovato quest'estate (dagli Spurs per una seconda scelta nel 2004 e denaro frusciante), ne aveva parlato come un giocatore in grado di entrare e cambiare una partita. Gordan Giricek, 25 anni, scelto con la 43 nel draft '99 dai Mavs (i suoi diritti sono passati di mano un paio di volte) effettivamente di partite in Europa ne ha cambiate molte, anche se forse meno di quante il suo talento gli avrebbe consentito.
Talento che era limpido già nel '97 quando ad appena vent'anni cominciò a mettere assieme numeri importanti nel Cibona (più di 13 punti a sera in 22') segnalandosi come uno dei maggiori talenti di una generazione slava reduce da anni difficili.
Da lì in poi Giricek il canestro lo ha sempre trovato quasi con la facilità con cui ha vinto titoli in patria col Cibona (5 stagioni e 5 titoli), anche se i dubbi sulle sue capacità (la classica teoria “una cosa è giocare a casa nel tuo Cibona, un'altra in una grande squadra”) sono stati dissipati solo l'anno scorso, quando è andato a monetizzare il suo talento in Russia, al CSKA, offrendo un servizio di 23 punti col 60% da due in eurolega generando la sensazione che fermarlo in uno contro uno era cosa alquanto complessa per chiunque.
Tiro da fuori mortifero, buon movimento dietro ai blocchi con grande tempismo nel mettere a posto i piedi e discreta facilità ad andare sopra il ferro all'evenienza, tutte doti per cui gli scout degli Spurs (che all'epoca lo avevano sotto controllo) hanno dovuto riflettere molto prima di cedere i suoi diritti (non c'era spazio sia per lui sia per Ginobili), scelte complesse, difficili da sostenere poi, quando quello che hai scartato alla prima ufficiale scrive 29…
Trentello d'apertura che però non deve confondere le idee, Giricek è da NBA e il suo non aver paura di prendersi un tiro lo aiuterà nella sua prima stagione, come lo aiuterà essere ai Grizzlies, che su di lui puntano e non hanno necessità di vincere, ma non aspettatevi di vederlo sempre a certi livelli perchè non sempre avrà gli spazi che gli sono stati concessi dalle difese in questo inizio di stagione.
Per restare a lungo nella lega dovrà imparare a passare meglio, a selezionare meglio i tiri e soprattutto dovrà capire che difendere sull'uomo deve essere una costante (diciamo che al Cska si intravedeva qualche pausa), con l'arrivo di Hubie Brown sono scesi i suoi minuti e sono scesi i suoi tiri, ma questo è tutt'altro che un fattore negativo: Giricek dopo aver fatto una decina di sfide di tiro comincia a giocare qualche partita NBA in cui magari non ne metterà 30, ma mostra di poter giocare nella lega, cosa leggermente diversa e più importante…
Langdon, un nuovo inizio?
Trajan Shaka Langdon non ha bisogno di molte presentazioni per gli appassionati del basket NCAA, difficile dimenticare i suoi 4 anni a Duke con la loro sfortunata conclusione con l'up-set nella finale del '99 ad opera di Uconn. Difficile dimenticare che fu lui ad essere incaricato da coach K di prendere gli ultimi 2 tiri e che di quei 2 tiri non riuscì praticamente a prenderne nessuno soffocato dalla difesa di uno straordianario Moore (che ha provato per i Pistons a ottobre ma che non ha trovato un contratto).
Due tiri che però fanno dimenticare che in quella partita “the Alaska's assassin” sfiorò il trentello facendo quello cha aveva fatto per tutti i suoi 4 anni do college, ovvero azionare quella frustata di polso che è autentica poesia in movimento per gli amanti di “the game”, una pulizia di tiro confermata dal fatto che è stato il miglior tiratore da oltre l'arco della storia dell'università di Duke e che gli è valsa l'undicesima assoluta al draft del '99, chiamata non proprio lungimirante dei Cavs (sai che novità ) che probabilmente potevano scegliere un giocatore con più possibilità di giocare da protagonista nella NBA.
Sì, perchè il nostro Trajan con la NBA ha avuto un rapporto difficile, capace di metterne anche 30 in una sera, ma pur sempre con troppi pochi centimetri per essere una guardia in grado di prendersi un tiro sempre e comunque e senza il controllo di palla e la mentalità per diventare un playmaker. Il suo futuro era chiaro, specialista dalla panchina, ma non puoi essere uno specialista ai Cavs, non puoi essere un role player in una squadra (termine non proprio appropriato per la franchigia di “The mistake on the lake”) che non ha un sistema e questa è stata la costante nei 3 anni passati tra alti (pochi) e bassi da Traiano nella NBA.
L'estate scorsa scade il triennale e Langdon si trova davanti a una scelta, o aspettare una chiamata NBA e lottare per un garantito in un training camp o firmare subito un contratto in Europa in una squadra che potesse ridargli fiducia e responsabilità , farlo tornare quello di Duke o per lo meno ridargli quelle sensazioni.
Trajan ha optato per la seconda, ha preso un aereo destinazione Italia, per la precisione Treviso e si è messo a disposizione di coach Messina senza alcuna pretesa e senza voler cambiare equilibri già esistenti nella squadra campione d'Italia.
Il ragazzo dell'Alaska cresciuto a Palo Alto, in California, sta giocando come sa, senza forzare e poco importa se una sera prende 15 tiri e quella successiva 7, se una volta ne mette 30 e l'altra 10, l'obiettivo è portare a casa la partita, concetto banale e scontato, ma non sono tanti quelli che con un passato come il suo fatto di final-4 e stagioni NBA si mettono al servizio della squadra. Poi però bisogna avere il suo tiro e il suo gioco dietro i blocchi, autentico clinic per chi lo vede ogni settimana al palazzo che diventa arte quando la serata è quella buona.
Esempio di una serata buona? Eurolega, scontro tra Treviso e Fortitudo, rivalità sentita come poche altre (lasciamo stare le storie tese che vanno avanti da un decennio, basti ricordare che l'ultima sfida che ha assegnato lo scudetto non è neppure finita…) e Palaverde caldissimo. Pronti via e la Fortitudo va avanti con Treviso che non trova la via del canestro nei primi minuti, poi comincia il Shaka show.
Alla fine del primo quarto il suo tabellino segna 20 punti con 6/6 da 3 e 1/1 da due, una scarica di triple in uscita dai blocchi come se ne sono viste poche e partita praticamente in ghiaccio con gli avversari che ci hanno capito davvero poco. Alla fine saranno 32 in 24' con 4 recuperi, perchè anche in difesa in Europa Langdon può dire la sua.
Naturalmente non sono state e non saranno sempre serate buone, la domenica dopo, per dire, si è fermato a 9 punti in una vittoria facile dei suoi, i problemi per un eventuale ritorno nel basket NBA restano tutti, ma la sensazione è che Langdon sia abbastanza solido per riprendere un giorno (non è detto sia la prossima estate) un aereo destinazione USA per fare minuti di qualità in una squadra che abbia un sistema dove possa muoversi, fino ad allora a Treviso si attendono repliche dello Shaka Show…