Gilbert Arenas si è conquistato il posto di play titolare dei Warriors, e sta giocando davvero bene
Il basket è uno sport strano. Bellissimo. Appassionante. Ma strano. Figuriamoci poi il basket che si può trovare nella lega più importante del mondo.
Una lega che oramai ha distaccato alla grande le dirette concorrenti (vedi NFL e MLB) per popolarità planetaria, capacità di fare merchandising anche fuori dai 52 stati dell'unione, insomma per importanza a tutti i livelli (mi scuso fin da ora con gli altri redattori di questo sito interessati a vicende diverse da quelle della NBA).
Eppure, tanto per tornare al succo del discorso, anche in una lega così importante esistono dei piccoli grandi paradossi. Esistono giocatori che sin dal primo giorno nel quale hanno l'idea di mettere un piede all'interno di un parquet, vengono etichettati. Questo è un egoista. Quello è un piantagrane. Quell'altro è un po' leggerino per il ruolo.
L'attuale play maker dei maltrattati (da se stessi e dalla sfortuna) Golden State Warriors fa sicuramente parte di questa categoria. All'anagrafe fa Gilbert Arenas. E' alto 6 piedi e 3 inches che per gli americani corrisponde ai nostri 1.91 centimetri, ma chi lo ha visto di persona aggirarsi per il campus dell'Università of Arizona potrebbe giurare non raggiunga il metro e ottantotto centimetri nemmeno a pregare.
Gioca da due anni nella NBA, ma prima di passare a quello che commentatori migliori di me chiamano “piano superiore”, il nostro ha vissuto due stagioni da ricordare nel campus che già si ricordava, quello dell'Università dell'Arizona, alle dipendenze di un grande insegnante di pallacanestro, coach Lute Olson.
Sotto la guida di questo allenatore fra i più grandi della NCAA, Arizona ha centrato nel 1997 il titolo dopo una delle più belle finali della storia (opinione personale e peraltro smentibilissima) ma anche nell'ultimo anno in campo di Arenas, la squadra di Tucson ha mostrato le carte per arrivare al titolo.
Ebbene, in quella squadra, quella che fornirà al prossimo draft due signori come Jason Gardner e Luke Walton c'erano anche Loren Woods, oggi centro in crescita di Minnesota, Richard Jefferson, uno dei più stupendi atleti puri impegnati tuttora su di un parquet a livello planetario e lo stesso Arenas.
Anche a quei tempi era contestato, si diceva che avesse fuoco per 40 minuti interi, che fosse cattivo al punto giusto, ma gli si contestavano doti di regia e continuità al tiro.
Il salto nella NBA ha portato Arenas nella derelitta baia di San Francisco. Durante l'anno da rookie ha giocato 47 partite con la maglia di Golden State, con un impatto più che discreto sul gioco e soprattutto adattando le sue doti migliori, che si possono riassumere nel binomio testa e cuore, ad una squadra da troppo tempo ormai orfana di leadership.
Eppure ancora troppe critiche sono arrivate all'indirizzo di Arenas, che nel frattempo ha vinto l'effimero titolo di miglior rookie dell'aprile 2002 nella western conference e ha lavorato meno nei play ground e molto più del solito in palestra durante l'estate.
Quest'anno lo staff di Golden state sembra abbia affidato ad Arenas il ruolo di guida della squadra. E il ventunenne ex Arizona sta rispondendo piuttosto bene. Il suo gioco sembra infatti essersi fatto più essenziale e disciplinato.
Va meno a rimbalzo, in compenso però gioca di più e meglio la difesa di squadra, sempre che lo staff californiano decida di averne impostata una, parte dal quintetto base subito con autorità e nonostante da qualche partita non segni come nelle sfide d'inizio stagione, vedi Houston o New Orleans, la squadra sembra avere fiducia in lui.
La domanda di base resta: si tratta di una stella nascente? Difficile dirlo. Visto che comunque le opinioni non fanno verità assoluta allora un paio di dollari su Gilbert li si potrebbero puntare. Perché? Per tre motivi.
Primo: non è un play puro.
L'argomento play puri NBA meriterebbe pagine intere di dibattito. Nel frattempo mi limito ad osservare che il nostro, sforna più di 7 assist a serata ed è la migliore approssimazione della quale i Warriors possono disporre.
Secondo: non ha un grande jumper.
Errore. Arenas tira il 43% dal campo, con una percentuale che sale al 56% nei secondi tempi. Certo, dovrebbe rallentare un po' l'azione delle braccia, rendere più morbida la sua azione, ma è un secondo anno.
Terzo: la testa lo sorregge.
In pochi mesi Arenas è passato da un gioco esclusivamente adrenalinico a un gioco più soppesato, non trovo termine migliore. Che sia maturato? Di tempo e modo per maturare ancora ne avrà parecchio.
Il prossimo futuro lo vedrà ancora contro Houston oltre che contro squadre non esattamente irresistibili come Denver e Phoenix. Probabilmente il suo primo compito quest'anno sarà quello di riuscire a guidare i Warriors verso vittorie contro avversarie battibili. Sarebbe una bella prova di maturità . Un raggio di sole nella nebbia della baia.