Il meglio e il peggio dell’NBA

Rick Carlisle e i solidissimi Pistons, stabilmente al top della Eastern Conference

VOTO 10: Eastern Conference
L'anno scorso le squadre dell'Est complessivamente conclusero la stagione a ben 54 vittorie di distanza dal 50%, finora siamo a 10 sopra. Ovviamente bisogna tenere conto del fatto che le grandi squadre dell'Ovest hanno impostato la preparazione puntando ad entrare in forma molto più avanti, mentre ad Oriente il livellamento è tale che non ci si possono permettere calcoli e tutti hanno cercato di partire col piede sull'acceleratore.

Non è che si veda un gioco spumeggiante, ma tant'è Nets, Pacers, Pistons e Hornets su tutti stanno impressionando per solidità  e pragmaticità , Celtics e Sixers hanno dimostrato di poter impensierire chiunque con vittorie importanti e convincenti, Magic e Wizards tengono botta senza troppi patemi. E' solo questione di tempo prima che le squadre dell'Ovest si diano una registrata e riprendano a dominare, ma per ora ci gustiamo una inattesa e piacevole Eastern Conference.

VOTO 9: Penny Hardaway
Sembra tornato in ottima forma, le cifre non sono clamorosamente superiori all'anno passato, ma gioca con una nuova attitudine. Ora è molto più convinto e concentrato, ha preso in mano le redini del gioco e guida i Suns con intelligenza ed esperienza. Come per magia ogni volta che l'azione inizia dalle sue mani anzichè da quelle di “all alone” Marbury il gioco dei Suns risulta molto più fluido e piacevole, i compagni rendono al meglio e persino Marbury stesso riesce a risultare utile alla squadra, e non solo alle sue statistiche.

VOTO 8: Shawn Bradley
E' il simbolo dei “nuovi” Mavs che hanno capito che con un minimo di difesa e intensità  si può anche vincere, oltre a fare spettacolo. Dopo anni di scherno da parte di tifosi e commentatori, anni in cui ogni giocatore sopra il metro e settanta faceva a gara a schiacciargli in testa, ha iniziato la nuova stagione con ottime prestazioni in serie. Le nude cifre dicono 9+9 con 3 stoppate in 27', la realtà  ci parla di una presenza quasi mutombesca sotto il proprio tabellone. Compagni, tifosi e coaching staff sono entusiasti di lui, se mantiene questo rendimento anche in primavera i Mavs faranno ancora più paura…

VOTO 7: David Robinson
Spesso i giocatori NBA (soprattutto i grandi giocatori) vivono male gli ultimissimi anni della loro carriera: fuori dal campo scontrosi e irritabili perchè si senono trattare da “quasi-ex”, in campo forzano e giocano sempre al di la' delle loro possibilità  per non farsi mettere sotto dai giovinastri.

Beh non è questo il caso dell'Ammiraglio, che ha affrontato la sua ultima stagione NBA con un'attitudine invidiabile: sereno, tonico, attivissimo, gioca per i compagni dando un contributo notevole in campo (sobbarcandosi il lavoro sporco e chiedendo pochi tiri) e fuori (non nega a nessuno un consiglio e una buona parola, soprattutto ai nuovi), il tutto ovviamente accompagnato dal suo inconfondibile sorriso.
Rodman ha sempre detto (e non certo in termini gentili) che con i mezzi fisici e tecnici di cui è dotato avrebbe potuto ottenere ben altro in carriera, se solo ci avesse messo un po' di rabbia, di cattiveria (non solo agonistica) in più. Probabilmente ha ragione, ma a noi va bene anche così…

VOTO 6: Gilbert Arenas
Probabilmente non è un playmaker vero, non sa far girare la squadra e far rendere al meglio i compagni, e in più nel nulla tattico dei Warriors ha totale carta bianca per tutte le sue evoluzioni… però francamente le cifre di questo inizio di stagione sono impressionanti: 16-7-7, numeri appena inferiori rispetto al secondo anno di Jason Kidd!

VOTO 5: Minnesota T'Wolves
Il record è 5-6, ma la squadra sembra francamente essere in difficoltà : i problemi fisici di Szczerbiack, Smith e Lopez si aggiungono a quelli cronici di Brandon; Strickland e Gill non si sono ancora inseriti al meglio, Slater, Trent e Jackson in tre non fanno un lungo decente, Hudson fa il suo meglio ma non è un playmaker vero, Nesterovic gioca bene ma incombe su di lui l'estate da unrestricted FA, e in sostanza il gioco corale che Filp Saunders aveva instillato nei suoi è un ricordo sbiadito. La chimica di squadra sembra ormai compromessa, se i Lupi non fanno gruppo in fretta rischiano di imboccare una ripida parabola discendente.

VOTO 4: Los Angeles Clippers
La squadra che molti attendevano come la più spettacolare della lega sta attraversando inattese difficoltà : solo tre vittorie in sette partite, soprattutto ben quattro sconfitte su cinque gare casalinghe. L'innesto di Dre Miller faceva immaginare contropiede, spettacolo, punteggi alti; invece i Clips sembrano giocare sulle uova, con poca convinzione, e spesso si lasciano sfuggire dalle mani la gara nel quarto periodo.
I più ottimisti riducono tutto a problemi fisici, i maligni invece parlano di lamentele e malumori da parte dei giocatori per la questione del rinnovo contrattuale che è imminente per quasi tutti, sta di fatto che la stagione è ancora lunga, ma nella terribile Pacific non ci si può permettere di regalare troppo vantaggio agli avversari.

VOTO 3: Rasheed Wallace
Con l'arrivo di coach Cheeks (semplicemente adorato da Sheed e da tutti gli altri “brotha”, che fanno a gara per restare a fare gare di tiro e 1 vs 1 col coach a fine allenamento) è diventato un'altra persona: sereno, moderato, rispettoso con compagni e arbitri. Peccato che sembri diventato anche un altro giocatore! L'energìa selvaggia che metteva in campo ad ogni partita è un pallido ricordo, da dominatore del pitturato sembra essersi trasformato in tiratore da fuori (e la percentuale al tiro lo dimostra, 38%), mentre 7 rimbalzi a partita sono una bestemmia per un giocatore col suo fisico. E' la solita storia, un potenziale infinito che si offusca sempre più, partita dopo partita, sotto una inspiegabile coltre di indolenza.

VOTO 2: Tim Thomas
Si parlava di talento sprecato? Ecco un altro buon esempio! I Bucks per risolvere i loro problemi di chimica di squadra cacciano Big Dog regalandogli il quintetto, i tifosi si fregano le mani aspettando finalmente di vederlo stabilmente sui livelli che la sua classe pretenderebbe… e invece il cerbiatto da Villanova non migliora sensibilmente in nessuna categoria statistica (anzi qualche palla persa in più) e i Bucks non riescono a tirarsi fuori dalla mediocrità  nella Eastern.

VOTO 1: Miami Heat
Si sapeva che per gli Heat e coach Riley, orfani di Zo, sarebbe stata una stagione difficile, ma dopo otto gare il bilancio è semplicemente disastroso. Le cifre non dicono mai tutta la verità , ma nel caso in questione sono abbastanza impietose: 1-7 di record, che già  di per se' è il terzo peggiore della lega, ma risulta ancora più grave se pensiamo che di queste otto gare sei erano in casa e sei contro avversarie della Eastern Conference; solo in due occasioni gli Heat hanno superato i 90 punti; sui dodici giocatori della rotazione ben otto non superano il 40% al tiro, la squadra è ultima in tiri liberi tentati e segnati, penultima in falli subiti, terzultima in punti ed assists.

Riley aveva detto che senza Zo si sarebbe visto il “go game”, per ora la squadra sembra in difficoltà  davvero in tutto: nonostante i grandissimi atleti si attacca il canestro poco e male, il tiro da fuori è inconsistente, di contropiede se ne vede poco e nulla, la difesa è ondivaga, e la soluzione offensiva più consistente vista finora è il piazzato di Mailk Allen su scarico di Jones o Butler…
Anche l'anno scorso l'annata iniziò malissimo ma poi Riley riuscì quasi a raddrizzarla spremendo ogni stilla d'intensità  dai suoi, vedremo cosa saprà  inventarsi adesso.

VOTO 0: Charles Barkley
La settimana scorsa il buon Chuck aveva promesso che se Yao avesse mai segnato 19 punti avrebbe baciato le… chiappe di Kenny Smith, che lo affianca in studio.

Dopo pochi giorni il cinese gli ha subito permesso di mantenere fede alla parola data, mettendone 20 senza errori dal campo contro i Lakers.
Vai così, Charles!

PS: notevole anche il siparietto quando i cronisti hanno cercato di riportare le sue dichiarazioni a Yao con esiti rivedibili, adducendo la scusa che pare che in mandarino non ci sia un termine adatto a tradurre “chiappe”: il massimo che hanno potuto combinare è stato riferire al cinese che se ne avesse messi 19 Barkley gli avrebbe dato un bacio, al che il candido Yao (che, detto per inciso, sembra proprio essere il cinese con più autoironia e senso dell'umorismo che si sia mai visto) ha prontamente risposto “Allora cercherò di farne solo 18!”.

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