Hubie, fondazione anno zero?

Hubie Brown ha a disposizione dei ragazzi di talento: ora deve creare però una squadra…

Tesi, antitesi, sintesi, ovvero come affidare una banda di talentuosi ragazzotti ad uno dei più amati santoni della pallacanestro, il mitico Hubie Brown un uomo che “predica” una pallacanestro frutto di tanti delicati meccanismi e che per età  ed etica lavorativa è all'opposto dei suoi nuovi giocatori,riuscirà  l'azzardato ed affascinante mix a produrre una buona “sintesi” per i Grizzlies?

Hubie, giunto alle sessantanove primavere si trova di fronte una impresa stimolante quanto impegnativa; deve costruire un efficace impianto di gioco in una squadra allo sbando, ricca di potenziale ma incapace di utilizzarlo al meglio a causa di numerosi problemi (tecnici e non) di non facile risoluzione.

Brown è un allenatore abituato alle situzioni delicate, non a caso si è guadagnato il titolo di coach of the year nel lontano 1977 grazie al piccolo capolavoro che gli consentì di trasformare un team derelitto (gli Hawks)in una spettacolare macchina da canestri, meglio ancora Hubie ha condotto una indimenticata edizione dei New York Knicks capace di impressionare tutti ed eliminare la strafavorita Detroit nel 1984.

Direte voi, e negli anni successivi che fine ha fatto, perchè non è rimasto ad allenare nella lega, visto il suo ottimo rendimento?
Il neoallenatore di Memphis, terminata la felice esperienza ai Knicks decise di cambiare mestiere e di affrontare la carriera di analista radio-televisivo, prima a livello nazionale per la CBS e poi per una serie di emittenti locali, sempre con grande successo.

Jerry West lo ha scelto perchè Brown è un eccellente insegnante di pallacanestro, ha buona pazienza e sa rivoltare come un guanto situzioni tecniche complesse a suo favore più rapidamente di quanto sia lecito aspettarsi.

I dubbi e le perplessità  però non mancano, da una parte l'età  desta qualche preoccupazione visto il notevole stress-psicofisico a cui sono sottoposti i coach nella lega, dall'altra non si può non pensare che quando Hubie vinse il coach of the year, Larry Bird e Magic erano ancora sui banchi di scuola.

L'ex GM dei Lakers evidentemente ha deciso di correre quello che potremmo definire un “rischio calcolato”, in fondo il suo ragionamento è condivisibile; meglio far capire che cosa è giocare sul serio ai suoi giovanotti, farli allenare sui fondamentali e sulla tattica da un monumento (nel senso buono) di questo sport piuttosto che puntare a vincere qualche partita in più che non porterebbe a nulla di concreto, vista la partenza della stagione.

Ma quali sono i maggiori problemi che vanno risolti al più presto?
In primis convicere Gasol che dominare il gioco è cosa ben diversa che fare giocate altamente spettacolari che esaltarsi negli scontri diretti con i “big” per poi apparire svogliato nelle altre gare non è mai buona cosa, sopratutto si spera che Hubie riesca a fare in modo che lo spagnolo si decida a prendere sfondamenti,botte in aerea insomma lottare duro su i due lati del campo.

Pau Gasol grazie al suo arsenale offensivo è senza dubbio uno dei giovani più in vista nella NBA, la sua stagione da rookie ha fatto scalpore ed è stata la miccia che ha definitivamente fatto scoppiare la “moda” degli europei nella lega di Stern, le sue recenti prestazioni però lasciano molto a desiderare e la luna di miele con tifosi e critici rischia di interrompersi bruscamente.

Le statistiche dopo circa dieci gare sono di notevole spessore (21 punti e 7 rimbalzi) ma mai come in questo inizio di campionato il suo rendimento è sembrato simile ad un'altalena, travolgente e autoritario in certi momenti, spaurito ed abulico in altri.

Pau è comunque una pietra angolare della società , un pizzico (anzi due) di continuità  in più, un diverso approccio difensivo (non sarà  mai uno specialista, tuttavia è questa la chiave del suo futuro) e il catalano potrebbe tranquillamante ambire ad entrare nell'esclusivo “circolo” dei migliori giocatori della lega.

Il secondo anno Battier è invece un problema ben più serio per la squadra, il suo inizio di campionato è stato fallimentare su tutti e due i lati del campo e le sue percentuali al tiro sono infatti “raggelanti”, conseguentemente il suo fatturato in attacco è notevolmente diminuito (10 punti di media in meno), per l'ex allievo di coach K le attenuanti sono poche, urge “rimboccarsi” le maniche Shane!

Se parliamo di problemi, come dimenticare l'enigmatico Jason Williams? Alle soglie dei ventotto anni “cioccolata bianca” continua a non trovare un equlibrio tra la sua genialità  ed un minimo di buon senso e praticità  (in campo e anche fuori, sigh!), il dimissionario Sidney Lowe con lui aveva gettato la spugna tanto che nei momenti “caldi” si affidava al più solido Brevin Knight, speriamo che Hubie riesca a scendere a patti con lui.

Il resto del roster dipende in molti modi dal rendimento di questi tre, perchè composto da rookie (Giricek e Gooden) e da giocatori ancora in bacino di carenaggio dopo brutti infortuni come Wright e lo sfortunatissimo Dickerson che è bersagliato da continui guai fisici.

Gooden è un prospetto notevolissimo, un possibile allstar, grazie ad un fisico degno di rilievo ed una morbidezza di tiro con pochi uguali ma è ingiusto per ora chiedere a lui un contributo decisivo per la squadra, meglio farlo progredire con calma per non bruciarlo.

Giricek ha ben impressionato (mitica la sua partita di esordio con 29p.) ma come Ginobili deve ancora trovare equilibrio nella NBA, per ora lo spot di titolare se lo è conquistato più per disgrazie (vedi Dickerson) altrui che per meriti effettivi ma Gordan è un vincente,probabile che non si lasci scappare via questa ghiotta occasione.

Da non trascurare poi “stro” Swift atleta devastante ma giocatore ancora in evoluzione sia fisica (deve irrobustirsi) che tecnica, se non migliora in fretta il suo gioco rischia di essere scambiato a breve (tra pochi mesi come ventilato da diversi gm ?) vista l'abbondanza di “numero 4” nel roster.

La difesa, l'organizzazione di gioco, il buon senso in sintesi questo è quello che Brown è chiamato a fornire ai Grizzlies, West ci crede, tanto che ha preferito richiamare uno della vecchia guardia dei coach, piuttosto che dare fiducia ad un coach giovane ma inesperto come va di moda nella NBA di oggi.

Quello che va definito è il tempo che Jerry è disposto a concedere al “nuovo” allenatore, un biennio come minimo secondo i beneinformati, se tutto andrà  secondo i piani, dopo la cura Hubie, Memphis sarà  i grado di poter dire la sua e di offrire la panchina ad un coach quotato ma ancora “verde” magari mantenendo l'ex analista televisivo nello staff di asistenti.

Il potenziale per aspirare ad un futuro vincente c'è ed oramai lo sanno tutti; per ora la fiducia in Gasol e soci è ancora immutata ma nel corso di questa stagione dovranno fornire risposte importanti,incerto l'impatto immediato della nuova gestione ma una cosa pare certa, il “clima” simile ad una scampagnata che tendeva a comparire sinistramente in diverse partite dei Grizzlies di inizio stagione non dovrebbe più fare capolino molto spesso.

Tutto lascia preagire al primo grande passo per la crescita del team orchestrato da colui che può vantarsi di essere il simbolo vivente del logo NBA, le premesse ci son tutte.

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