Coach Lucas, tanto lavoro di fronte a lui per trasformare i Cavs in una squadra vincente…
Nella città di Cleveland, anche nota come “Mistake on the Lake”, gli appassionati della palla a spicchi hanno un pensiero fisso, che di nome fa LeBron, e di cognome James: il liceale-meraviglia monopolizza le attenzioni di tifosi e mass-media, quando si presenta all Gund Arena con la sua “corte” viene attorniato da folle in visibilio che gli riservano le attenzioni spettanti ai Jordan e ai Bryant.
Non stupisce quindi che anche le attenzioni dei Cavs siano ormai da mesi totalmente rivolte al draft prossimo venturo, senza lesinare alcuno sforzo per accaparrarsi quante più palline possibili e portarsi a casa il Predestinato; in quest'ottica va visto un mercato che ha visto partire giocatori in grado di dire la loro contro chiunque (Murray e soprattutto Miller) e arrivare talenti con molto upside ma molto acerbi (Miles dai Clippers e Wagner dal draft).
Coach Lucas ha quindi il compito dichiarato di far maturare i giovani cercando se possibile un gioco veloce e spettacolare per divertire il pubblico, aspettando che passino i giorni che rimangono alla lotteria e perdendo quante più partite possibili; con queste premesse è comprensibile il fatto che abbiano più “appeal” le gare della St.Mary di LeBron che non quelle dei Cavs.
I Cavs sono la squadra con la peggior considerazione fra gli addetti ai lavori e gli appassioati, da tutti portati ad esempio di come NON gestire una franchigia: sono tra l'altro l'unica squadra NBA per cui non è attualmente in programma alcun passaggio in televisioni nazionali… Ma la situazione è davvero così tragica?
La stagione è iniziata con un massacro ad opera dei Kings, ma già alla seconda gara i Cavs hanno espugnato il campo dei Clippers grazie ad un grande Ricky Davis; poi è arrivata la sconfitta di misura a Phoenix, nonostante un Ilgauskas da 17+22rebs, fino al momento più esaltante della stagione: arrivano i Lakers in una Gund Arena piena all'inverosimile per l'esordio casalingo stagionale (19.833 anime, ovviamente tutto esaurito), Lakers reduci da due vittorie consecutive grazie ad un Bryant “OscarRobertsoneggiante”, se ci passate il termine… ed è stato un trionfo!
Vittoria di 19 sui Campioni del Mondo tenuti a quota 70 grazie ai punti di Davis e Ilgauskas e ai 17 rimbalzi del veterano Hill; da ricordare per i tifosi l'assordante “Beat LA” tuonato per tutto il secondo tempo e la schiacciata rovesciata di Davis dopo aver rubato il pallone per dare il +20 a 3'30 dalla fine, proprio mentre Brian Shaw davanti alla panchina dei padroni di casa quasi implorava Lucas: “Dai Luke, siete sopra di 18… prendetevela calma, siete sopra di 18 insomma! Luke… Luke…”.
Fermandoci un attimo, come si può spiegare razionalmente questa situazione quasi surreale? I responsabili di questi exploit sono essenzialmente due, ovvero Ricky Davis e Zydrunas Ilgauskas: il primo è uno dei rarissimi casi di “furti” di mercato perpetati e non subiti dai Cavs, essendo giunto nell'Ohio in cambio addirittura di Gatling; trattasi di atleta impressionante, in grado di veleggiare senza alcun problema ad altezze poco frequentate anche in una lega di superatleti, che però è letteralmente sbocciato nell'ultima stagione, mostrando un repertorio tecnico ormai completo; oltre al primo passo bruciante e al suddetto atletismo, ora ha messo in faretra un jumper più che affidabile, trasformandosi in un attaccante del tutto completo.
Poi in difesa non è che si risparmi, al momento è terzo nella lega per palle rubate; insomma, il grande favorito per il titolo di giocatore più migliorato.
Ilgauskas è ormai alla quinta stagione NBA, i problemi ai piedi che lo hanno notevolmente limitato negli anni sembrano per il momento accantonati, e se sta bene fisicamente non si vede un centro migliore di lui fra i non-Shaq: i due metri e venti di altezza lo rendono un temibile rimbalzista e stoppatore, a questo si aggiungono poi mani da pianista e fondamentali che nessun centro americano degli ultimi anni sembra neanche avvicinare.
Al momento le cifre dicono 17+10 in 33 minuti di utilizzo, con il “picco” di rendimento ottanuto contro i Mavericks, la squadra più in forma del momento: 34, conditi da 17 rebs, 3 stoppate e ben dodici falli subiti. Lucas dice che è ben lontano dal top, che sarà al meglio solo da Gennaio e allora gli darà più minuti e più palloni, non ci resta che aspettare e sperare che i suoi piedoni non lo tradiscano.
Poi ci sarebbe da parlare degli altri:
Darius Miles, cui Lucas ha concesso carta bianca per cercare di tirar fuori un grande giocatore utile alla suqadra da quello che per ora è solo un diamante grezzo, un'azione da Courtside Countdown sempre pronta ad accadere.
Dajuan Wagner, la più classica guardia nel corpo di un play, che deve ancora esordire per problemi fisici e porterà ancora più corsa, esplosività e voglia di attaccare il canestro.
Tyrone Hill, veterano che prende rimbalzi e difende come pochissimi; l'esplosivo Jumaine Jones, giocatore cui manca qualcosa dal punto di vista della concentrazione e dell'attitudine, ma se è in giornata non ce n'è per nessuno; i due enigmatici lunghi Mihm e Diop, due giocatori dal grande potenziale ancora inesplorato, cui si aggiunge il solido Boozer; e per finire i tre che si contendono il ruolo di point guard, ovvero il veteranissimo Vernell Coles detto Bimbo, che in gioventù ha giocato assieme al padre di Wagner, il funambolico “Smush” Parker, già idolo dei tifosi, e il giramondo “Miracle Milt” Palacio.
Insomma, il talento in se' non manca di certo e questo ha fatto un po' montare la testa a tutto l'ambiente: dopo la gara coi Lakers i tifosi sfogavano tutto il loro entusiasmo, Lucas non nascondeva una certa soddisfazione ricordando che 11 delle prime 18 gare stagionali sono in trasferta (e quattro delle prime sei in casa sono contro Lakers, Mavs, Spurs e Kings!), mentre Miles si lasciava andare addirittura a promesse di playoffs!
Si stava un po' esagerando, e infatti è stato tutto notevolmente ridimensionato nelle gare successive: sconfitta di misura a Washington e poi tre gare con verdetti più netti contro Phila, ancora contro Washington e contro Indiana (la peggiore delle tre, una vera lezione di gioco).
Quindi è arrivata una sconfitta molto onorevole contro gli imbattuti Mavericks, che hanno sofferto le pene dell'inferno per battere gli avversari, e sì che sulla carta doveva trattarsi quasi di un testa-coda fra la migliore e la peggiore squadra della lega!
La prima volta che i texani sono passati in vantaggio è stata a terzo quarto inoltrato, a tre minuti dalla fine i Cavs erano ancora sopra dopo una mostruosa schiacciata di Davis (partito dalla panca) che è letteralmente volato sopra a Nash, e alla fin fine la vittoria è sfuggita solo a causa di una inopinata serie di palle perse nei minuti finali, in particolare tre consecutive di Palacio. Il tutto condito dagli elogi sperticati di Nelson a Lucas e ai giocatori scesi in campo.
L'entusiasmo dei tifosi non accenna a scemare, mentre nella squadra iniziano a serpeggiare alcuni malumori (ma d'altronde se non complicassero la vita non sarebbero i Cavs che tutti noi conosciamo, no?): Hill ha esplicitamente detto che con un playmaker decente i playoffs sarebbero sicuri e Coles gli ha risposto in modo piuttosto piccato (“a volte è meglio guardarsi allo specchio anzichè puntare il dito contro gli altri”); contro Indiana poi c'è stata la grana-Davis: in settimana Lucas si era lamentato dei troppi minuti e tiri di Ricky (e in effetti se gioca così tutto l'anno rischia di far vincere ai Cavs più partite del previsto!), proponendosi di trovare il modo di limitarlo nelle gare succesive… detto-fatto: la stella della squadra contro i Pacers ha visto il campo solo per 6 minuti, tutti nel primo quarto, e non l'ha presa benissimo: per tutto il resto del primo tempo ha fatto il turista, si è messo un bell'asciugamanone in testa e si è piazzato su una sedia a qualche metro dalla panchina, disinteressandosi dello svolgimento della partita e ignorando bellamente tutti gli huddles; nella ripresa non si è proprio visto ed è uscito dal palazzetto sotto scorta. Si narra di un grosso litigio in spogliatoio con il coach.
Che cosa possiamo aspettarci dunque da questi pazzi, pazzi Cavs?
L'unica costante che possiamo attenderci dalla loro stagione sarà … l'incostanza! Da un giorno all'altro potrebbero sembrare una squadra davvero da playoffs oppure lo zimbello della lega; con Ilga sano la loro frontline è indubbiamente la più dominanate e completa ad Est, ed una delle migliori della lega, e quindi metteranno in crisi più di una formazione vista la penuria di buoni lunghi nell'NBA; d'altronde l'innegabile pochezza in play creerà grossi problemi ai Cavs contro chi difende di squadra e mette molta pressione sui portatori di palla.
Insomma, molti storceranno il naso anche solo a sentir nominare i Cavs, ma i tifosi di Cleveland hanno almeno la certezza di potersi divertire al palazzetto, giusto per far passare il tempo che li separa da quelle fatidiche, agognatissime palline da ping-pong che faranno la storia…