Impossibility of being Kwame?

Kwame sembra guardare al futuro. Sarà  roseo? Senz'altro sarà  meglio del passato…

E' facile chiamarsi Kwame Brown?

Proibitivo a prima vista, dopo una breve e superficiale valutazione del giocatore, delle aspettative, della pressione che ha avuto addosso e di cosa lo aspetta, invece difficilissimo se si pensa a cosa è stato essere Kwame Brown prima che Michael Jordan arrivasse ad insignirlo con il massimo riconoscimento di prima scelta assoluta del Draft 2001.

Kwame nasce a Brunswick in Georgia, una piccola cittadina di pescatori di gamberi dove l'estate è asfissiante per l'umidità  e d'inverno non c'è nulla da fare. Le prospettive di lavoro sono veramente poche, dalla creatività  assente e dalla monotonia assicurata, quindi in molti cercano alternative che ti portano dritte dritte in galera.

Il padre non è un padre e si chiama Willie James Brown, è un camionista ed attualmente è in carcere dove sta scontando una pena all'ergastolo per aver ucciso una sua fidanzata. Era facilmente alterabile e solito picchiare la moglie che appena poteva scappava a casa a Brunswick con tutti i figli. Lo scorso anno ha mandato una lettera a Kwame dicendo di essere fiero di avere un figlio come lui e di non aver bisogno di nulla ma "figliolo se solo potessi mandarmi un po' di soldi".

Persona spregievole e per fortuna che c'era la madre, altrimenti non staremmo a parlare di Kwame ora.

Joyce Brown sposatasi a 20 anni vive privata di un rene e con la schiena a pezzi a causa dell'infausto lavoro di pulizie che svolgeva nel locale Hotel Holiday Inn. Disperata per i maltrattamenti subiti dal marito si rivolge al predicatore del paese per un aiuto anche morale, lui le scrive "Ucciderà  qualcuno ma non sarai tu". Ha allevato otto figli e tra i fratelli menzoniamo Willie James Jr che sta scontando in carcere una pena di 121 anni e mezzo (non è un errore di battitura") per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, Tolbert Lee anche lui in galera per 15 anni per aver sparato ad un uomo.

La casa (?!) è una catapecchia, anche se oggi Kwame ha regalato alla madre una bellissima casa in un'isola davanti a Brunswick, in uno di quei quartieri di alta classe ma la signora continua a vivere principalmente nella vecchia dimora perché lì ci sono le sue amiche e l'ultimo della nidiata Akeem è più vicino a scuola.

Il basket è una vera manna e le doti naturali lo aiutano non poco fino a circa un anno e mezzo fa, quando la vita per Kwame era diventata impossibile, perchè in molti gli chiedevano circa il suo futuro ma il ragazzo non sapeva cosa fare. Quella di Brown è stata una scelta dettata dalla reale mancanza di denaro per aiutare la povera madre e non va dimenticato che è stato a lungo incerto se mantenere la parola data o meno a Florida University.

Neppure Michael Jordan sapeva cosa fosse realmente Brown e prima di sceglierlo cercò di portare a casa Elton Brand e Jamal Crawford dai Bulls per la sua primissima scelta o addirittura Jamaal Tinsley, poi scivolato fino alla posizione numero 27, per la cronica mancanza di un play efficace. Ora non c'è più questa esigenza perché è lo stesso Michael che si trova spesso a dettare i tempi di gioco, quel Michael che fin troppo ingenuamente e sinceramente commentò così la scelta di Kwame "Non sappiamo cosa possa fare questo ragazzo, quanto possa progredire. Quando ci aspettiamo frutti da questa scelta? Non sappiamo".

Nel suo primo impatto con la vita in una grande città  Kwame viene seguito (o meglio trascinato") da Richard J. Lopez ma il problema è che il neo-Wizard non ha la minima idea di come gestirsi e vivere, quindi è Lopez a dover pensare a tutto, dalla macchina al cellulare. Mangia solo pollo fritto ed allora Lopez lo porta in un supermercato e gli insegna a fare la spesa. La mattina prima di una gara Kwame telefona disperato "Richard non ho un vestito da mettere, sono tutti sporchi", "Come non hai un vestito da mettere, ne abbiamo comprati tantissimi, ma li hai portati in lavanderia?". Kwame non sapeva come funzionasse la lavanderia, dopo esserseli tolti buttava i vestiti negli angoli più disparati della casa.

Una sera, mentre stavano andando in macchina al palazzetto per una partita, chiacchierando sul suo futuro, il ragazzo incomincia a parlare della sua infanzia. Lopez ad un certo punto gli chiede quale fosse il suo sognio da bambino "Ero solito sognare di essere pieno per aver mangiato troppo", perché molto spesso i soldi che mamma portava a casa non erano sufficienti, il cibo scarseggiava, mancava spesso e i figli andavano in strada a commettere crimini.

Uno dei primi giorni di Novembre del 2001 Kwame arriva in palestra svogliato, tutti erano facilmente infiammabili per via di un inizio di stagione difficile, Brown non riesce a tirare, a passare ed i compagni cominciano ad urlargli e a contrastarlo tanto che durante un'azione Jahidi White lo colpisce intenzionalmente facendolo cadere. Kwame si lamenta per la botta e dice che gli fa male la schiena ma White gli intima di alzarsi.

Successivamente coach Collins ordina degli scatti, Brown dice di non sentirsela ed allora Doug si infuria, gli grida che tutti i compagni sono stanchi delle sue continue debolezze, lamentele ed arriva lo scatto d'ira "Vuoi giocare o no?" Kwame non risponde e "Esci dal campo!" gli urla Collins infuriato.

Brown si siede negli spogliatoi e comincia a piangere e tremare, è ormai convinto di aver chiuso con la NBA, compagni ed allenatore sembrano avercela con lui ma poco arriva Michael Jordan che si siede al suo fianco, gli mette una mano sulla spalla e poi lo abbraccia.

MJ parla per diversi minuti con tono calmo e rilassato facendogli capire che anche se Doug è duro nei suoi confronti, fra qualche anno si renderà  conto che tutto ciò non può che averlo fatto per il suo bene. Può essere stato banale ma tornerà  utile" "Crediamo in te e tutti noi pensiamo che tu possa diventare una grande ala forte per molti e molti anni" le parole di Jordan.

Il rapporto tra Sua Maestà  e Kwame non si interrompe certo qui ma è in costante evoluzione, anche se quello che appare chiaro è quanto tutti a Washington credano nel giovane talento.

La stagione continua nel peggiore dei modi, Kwame non vede mai il campo e appare un pesce fuor d'acqua tanto da chiudere con statistiche assurde e ridicole per una prima scelta assoluta, poco più di 4 punti, altrettanti rimbalzi e non arriva neppure vicino alla convocazione per il Rookie Game di Febbraio, la gara che vede le matricole scontrarsi contro i giocatori al secondo anno.

Poco dopo la fine della stagione regolare viene fermato dalla polizia mentre procede a 120 miglia all'ora, circa 200 km/h, in un tratto di strada in cui il limite era della metà . Il tutto avviene a Dublin in Georgia, successivamente Kwame viene portato alla stazione di polizia più vicina e rilasciato su cauzione, gli viene ritirata la patente e commissionata una multa.

Quello che succede poi è emblematico dell'incertezza e dell'ingenuità  totale che spesso si tramutano in terrore vero e proprio per Brown che dopo essere stato fermato dall'agente della polizia avrebbe detto "Michael Jordan mi ucciderà , Michael Jordan mi ucciderà ".

Questo episodio chiarisce il rapporto, padre-figlio o anche dittatore-suddito, se vogliamo, che impera nei Wizards e quanto la figura di MJ sia venerata, scomoda, in poche parole determinante. Michael e coach Collins si sono disperati più di qualche volta e immaginiamo quante volte si siano messi le mani tra i capelli. Però"

Però nulla perché l'allenatore è il primo ad essere frustrato "E' la prima volta che alleno un high schooler". "Non voglio succeda ancora" e dopo questa strana esperienza, pensa a Tracy McGrady, ai suoi problemi a Toronto, a come era svogliato e scontento tanto da non uscire mai di casa, passando giornate intere nel letto a dormire o davanti alla Playstation; T-Mac dopo tre anni passa ad Orlando e diventa quel giocatore che oggi conosciamo ed è per questo che Collins si dispera tanto facilmente "La mia grande preoccupazione è che tu passi tre anni della tua vita a sputare sangue per farli crescere come uomini e come giocatori, ti fai odiare e poi quando sono pronti per diventare delle star se ne vanno e ti lasciano".

In molti dopo il primo anno di Kwame nella capitale, hanno preso in giro il GM Wes Unseld ma in particolare Jordan che ha l'ultima parola (ma anche la prima") per tutte le trade e le scelte dei Wizards. Ora quelle risate si stanno piano piano trasformando in risi isterici di vergogna, disperazione e invidia.

Se è vero che Kwame si sta ritagliando uno spazio consistente, dopo un'estate propizia e una preseason incoraggiante, è altrettanto tangibile come tra i tre high schooler che nella passata stagione hanno fatto il gran salto è quello che sta dando i frutti maggiori.

Gli altri due in questione sono Tyson Chandler e Eddy Curry, il front court dei giovani Chicago Bulls che dopo un finale di stagione scorsa sorprendente, stanno trovando maggiori difficoltà  del previsto e pagando la tanta fiducia avuta; avranno tempo per rifarsi e di constatare che l'adattemento all'NBA è fatto di questo ed altro, senza il bisogno di fasciarsi già  la testa ed è tanto necessario quanto inevitabile attendere pazientemente.

La maturazione di Kwame pare ora costante, ci saranno alti e bassi anche nell'arco della stessa partita se non addirittura dello stesso quarto di gioco ma il ragazzo è intelligente, riflessivo, anche se molto molto ingenuo.

Sta andando alla grande con ottime statistiche e dopo essere partito sempre in quintetto con 31 minuti di utilizzo medio, sta producendo 10.5 punti, 8.8 rimbalzi e 2.25 stoppate con però una percentuale bassa del 40% al tiro, indice di conclusioni non sempre efficaci.

Non sempre è nel pieno dell'azione, si trova in molte occasioni spaesato, si muove sovente in modo scomposto. Tuttavia non sa sempre proporsi bene in attacco e quando viene messo sotto pressione fatica molto ma è un passatore discreto, anche se non eccezionale.

A rimbalzo campa di sola esplosività , ha scarso senso della posizione, andando di più a intuito anche perchè il fisico non lo aiuto di certo e sotto canestro si fa facilmente prendere a gomitate e spallate dagli avversari più grossi. I tagliafuori sono tuttavia poco efficaci, anche se Kwame non disdegna il blocco continuo e spesso fruttuoso per i compagni, però dall'altro canto cerca troppo la stoppata in aiuto, a volte senza concentrarsi sul proprio uomo, perché è doveroso sapere che Kwame è essenzialmente un salterino.

E' veloce negli spostamenti, sia laterali che dritti a canestro, ama stare fronte a canestro e partire in palleggio o tirare dalla media distanza, con agilità  e stile eccellente. In generale, è un atleta superbo con la dinamite nelle caviglie, uno dei migliori verticalisti in assoluto, Jason Richardson permettendo naturalmente.

Capace di aprire e chiudere un contropiede, deve lavorare ancora sulla difesa, sulla concentrazione, sulla continuità  che sembrano sempre di più un optional e lo portano a commettere falli ingenui, anche se sta migliorando sensibilmente.

Sembra veramente lanciato verso un ruolo importante come attore protagonista, perché quando è "on fire" è irrefrenabile, è una piacevole sorpresa, se pensiamo che l'anno scorso non ha praticamente mai visto il campo e quello precedente giocava al risparmio contro avversari che gli arrivavano giusto all'altezza delle spalle.

Ha molte affinità  con giocatori del calibro di Jermaine O'Neal, Rasheed Wallace, Chris Webber e Kevin Garnett, tutte ali forti versatili, dinamiche e dotate di ottima mano. Sta a voi scegliere con chi compararlo, nella speranza di lasciargli il giusto spazio, di togliergli le enormi pressioni che fino ad ora ha avuto addosso. Lasciamolo maturare e anche se è una frase abusata e scontata, essere sè stesso.

Non è sbagliato, sembra un ragionamento semplicistico, ma non lo è, perchè è un ragazzo che arriva dal nulla, da una situazione familiare disastrosa se non impossibile, dove i problemi comuni non erano nient' altro che pure fesserie.

Diamogli tempo, perché come possiamo notare il talento c'è e si sta rivelando in modo oltremodo repentino, molto più velocemente di quanto ci si potesse aspettare.

Il Kwame Brown di questo avvio di stagione è una gradita sorpresa e possiamo sperare che possa continuare così, magari senza un finto sorriso, ma con vera felicità , perché Kwame rischiava la galera solamente perché nato nella famiglia sbagliata, nel posto sbagliato.

Kwame ha trovato ora il posto giusto, nella squadra giusta, quella di MJ, sta a lui ora sfruttare questa fortuna di ritorno.

Non è più impossibile chiamarsi Kwame Brown!

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