La parabola discendente

Tim Hardaway in maglia Warriors, ai tempi del Run Tmc…

Golden State è stata definita in molti modi nel corso delle ultime stagioni, sfortunatamente i commenti positivi (?) si contano a fatica sulle dita di una mano, per causa di draft “scellerati”, di scelte di mercato discutibili anzichenò e da una incredibile serie di talenti lasciati andare per nulla in cambio (o quasi), vanificando quasiasi possibilità  di garantire una continuità  tecnica ad una squadra che da anni è in cerca di stabilità , di un nucleo “storico” su cui lavorare.

Dalle parti della splendida San Francisco, nessuno si è ancora dimenticato le sorprendenti evoluzioni sul campo di giocatori come Sprewell, Webber, Richmond, T.Hardaway e la loro mesta partenza verso altri lidi, pochi ricordano con gioia l'idea di investire la prima scelta del 1995 con il buon Joe Smith, ogni tifoso non ha mai sopportato la totale incapacità  del management di costruire una squadra adatta alla vera ultima bandiera del club, il “mitico” Mullin, attaccante sopraffino e orginal dremteamer nel 1992, l'anno delle olimpiadi in terra di Spagna.

Il passato del team è ricco di colpi di scena, sia positivi che negativi, ma per una sorta di maledizione “cestistica”, ogni scelta azzeccata, ogni trade di buon senso per diversi motivi si è comunque dimostrata un sorprendente boomerang per tutta la “baia” (dicono una delle più belle in U.S.A) che ama e segue il basket.

Come si è arrivati a questa paradossale situazione?

L'unico coach che ha svolto un lavoro magistrale nel corso degli ultimi venti anni è stato George Karl, nel 1986 infatti l'attuale allenatore dei Bucks si trovò a fronteggiare una situazione tecnica disastrosa, ereditando dalle precedenti gestioni un roster privo di talento e profondità .

Karl non si perse d'animo e in breve tempo risollevò le sorti dei Warriors basando il suo gioco su Joe Barry Carroll che convinse a restare e su un giovane rookie che prometteva bene ma che ancora stentava a trovare una buona continuità , Chris Mullin.

Il resto dei giocatori come accennavo in precedenza lasciava davvero a desiderare ma con un sorprendente grinta e una “furiosa” voglia di vincere il gruppo sorprese l'intera nba qualificandosi per i playoffs e superando persino il primo turno.

Karl si classificò al secondo posto del premio “Coach of the year” e dopo un solo anno di lavoro poteva contare su una reputazione in continua ascesa, con lui Golden State si sentiva in grado di progettare un complesso vincente.

Il management per la stagione successiva decise di assumere come GM Don Nelson, uomo ricco di idee e innovatore instancabile nell'arte dello scouting, un personaggio che diventò una figura controversa nella storia della franchigia e che ancora oggi divide mass media e tifosi.

Il dualismo con il coach giovane e quotato però fu durissimo e dopo la scellerata trade che fece arrivare Sampson (il centro dinamico che con Olajuwon formò la prima coppia di Twin Towers) un giocatore di impatto ma alle prese con guai fisici irrisolvibili, in cambio della star Carroll scoppiò una vera e propria guerra tra i due, la dirigenza non prese posizione (tanto per cambiare) e Karl indignato se ne andò sbattendo la porta.

Nelson divenne head coach, sicuro in cuor suo di traghettare il team bene almeno quanto il suo precedessore, tentò di tutto per recuperare Sampson (impresa mai riuscita), in sua assenza fece giocare il pupillo Manute Bol, il “leggendario” centro sudanese, giocatore di un magrezza caratteristica, sempre pieno di dubbi e convizioni del tutto personali sul gioco ma stoppatore da competizione, la sola cosa del suo repertorio all'altezza dello standard nba, insieme alla sua stravagante personalità .

Mullin nel frattempo era diventato una vera stella, con il tempo aveva imparato a sfruttare al massimo le doti balistiche ed a mascherare limiti fisici evidenti, tuttavia i suoi infortuni frequenti frenavano spesso allenatore e “soci”, incapaci di pungere in attacco senza di lui.

Tuttavia grazie alle scelte nel draft (la fortuna nei primi anni novanta tutto sommato non difettava) nel giro di due anni i Warriors si trovarono in squadra gente del calibro di Hardaway e Ritchmond, ovvero due dei migliori giocatori della storia recente della nba, inoltre Nelson firmò Marciulionis, un vero evento storico perchè primo giocatore sovietico a entrare nella lega di Stern.

Con il fantastico trio TMC (Tim Hardaway, Mitch Ritchmond, Chris Mullin) la squadra cominciò a volare, segnando a ripetizione e mostrando un gioco arioso, nuovo, in controtendenza al resto della lega visto che i primi anni novanta sembravano caratterizzati dai centri “dominanti”, purtroppo però la mancanza di lunghi efficaci (Nelson ne mise alla prova tanti ma bocciò tutti) impediva al trio di puntare all'anello.

Don era esasperato dalla caccia ad un buon centro o ad un ala forte, tanto che decise di “rompere” il TMC cedendo a Sacramento Ritchmond (uno shock per i tifosi)in cambio dell'ala Owens.

La mossa seppur impopolare migliorò la squadra sotto canestro e grazie anche al giovane Tyrone Hill, la franchigia vinse 55 gare (stagione 91-92) Nelson pur tra mille polemiche si aggiudicò il premio di allenatore dell'anno ma nella post season i Warriors fallirono miseramente, il coach cominciò a perdere qualche certezza e a soffrire la sua impopolarità  dopo la cessione di Mitch.

Nel 92-93 ci si mise di mezzo anche la sfortuna; una impressionante serie di infortuni falcidiò Golden State (e qui la fortuna abbandona del tutto Don), il nuovo rookie Sprewell fu una piacevole sorpresa, ma priva dei suoi elementi migliori (Mullin in testa) la squadra si disunì e perse la post season.

Don, in bilico si affidò al suo carisma per rimanere a galla, la pessima stagione significava perlomeno un draft ricco di speranze; Webber fu il premio di tante sofferenze, ecco finalmente un big man di talento pronto a rilanciare l'ambiente.

Il roster divenne competitivo, pronto a competere per i vertici, ma i playoffs bocciarono ancora la squadra al primo turno, a quel punto lo spogliatoio si spaccò e il coach viene sfiduciato anche se la dirigenza continuava a sostenerlo.

Webber però chiese deciso il licenziamento del coach; non lo ottenne e il management a malincuore fu costretto a cederlo; come prevedibile Don tocco' il suo livello più basso di popolarità  e consensi.

Tempo pochi mesi e lo stesso allenatore, depresso e isolato da tutti si licenziò; Webber quindi fu svenduto per nulla, in pratica!

Gli anni che seguirono? allucinanti!
Smith viene scelto nel 1995 con la prima scelta per dimenticare C-web ma dopo un buon primo anno, il giocatore deluse persino il piu' ottimista dei tifosi e fu ceduto, costretto ad una carriera di secondo piano rispetto alle attese.
Sprewell pochi anni dopo si trasformò nello strangolatore della baia, per aver tentato di strozzare il coach Carlesimo durante un allenamento subendo una maxi qualifica distruggendo di fatto ancora una volta le possibilità  di una stagione soddisfacente per la Bay Arena.

Oggi i Golden State Warriors sono una franchigia che non ha perso l'entusiasmo dei giorni migliori ma che stenta a trovare un assetto stabile e un coach di livello per portare avanti un qualsiasi progetto (sono in pratica 10 anni che siamo sempre in questa situazione).

Quest'anno è arrivato come nuovo allenatore Musselman (allenatore giovane per una squadra giovane il suo motto) che ha doti notevoli come comprensione del gioco ma sino ad ora non ha dimostrato di tenere a bada i malumori delle stelle (e non) del suo team.

Durante la prestagione Jamison e Fortson sono venuti alle mani (per fortuna li hanno divisi subito, spree ha fatto scuola?) per una polemica che li vede duellare da diverso tempo: in ala forte è meglio la solidità  di Danny o i punti dell'ex allievo di Dean Smith?

Musselman minimizza ma anche il dualismo Arenas-Sura crea piu' di qualche imbarazzo, Gilbert ha cominciato la stagione alla grande, Sura invece è out per problemi ad un ginocchio, ma prima dell'infortunio il vero titolare era lui,probabile che al suo rientro riemerga qualche tensione,visto che i due esterni non si vedono decisamnete di buon occhio.

Ovviamente solo il tempo sarà  un giudice affidabile sull'annata dei Warriors perchè fare previsioni ora è assolutamente difficile, per non dire impossibile;
la gente della baia aspetta di vedere volare in alto la squadra come il verticalista Richardson, dopo quello che ha “ingoiato” negli ultimi anni, sarebbe davvero il momento buono.

Nelson che oggi allena una squadra vincente come Dallas, il fallimento con San Francisco lo ricorda spesso nelle sue interviste, la gente che una volta lo amava semplicimente finge di non ricordarsi di lui e della grande occasione per vincere che è stata gettata al vento, il futuro è ricco di incognite ma difficilmente potrà  essere piu' amaro del recente passato per la franchigia, Musselman ci crede, auguri, l'impresa è davvero titanica.

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