Elton Brand e Quentin Richardson si abbracciano: sarà così anche quest'anno?
Per la prima volta nella loro storia, i Los Angeles Clippers iniziano la stagione con il chiaro obbiettivo di approdare alla post season, obbiettivo che manca dal 1997, anno in cui i Jazz spedirono in vacanza i californiani con un secco 3 a 0.
Ma se l’approdo ai play off in quell’annata fu quasi casuale, la stagione che sta per partire vede i Clippers tra i candidati ad un ruolo di primissimo piano nella tremenda Western Conference, subito dietro le corazzate Lakers, Kings, Mavs, Spurs e Blazers. I Clips si contenderanno i play off assieme a Timberwolves, Jazz, Rockets , Sonics, Suns, e perché no, anche i Memphis Grizzlies : da questo “girone”, usciranno molto probabilmente le squadre che completeranno il tabellone dell’Ovest, e la squadra guidata da coach Alvin Gentry ha le carte in regola per esserne in testa.
Con l’arrivo in estate di Andre Miller si va a riempire l’ultimo tassello che mancava per completare un mosaico dall’altissimo potenziale, un mosaico che permetterà alla seconda squadra di L.A. (ma la distanza non è più abissale come una volta….) di presentare uno starting five con Miller in cabina di regia, Quentin Richardson in guardia, Corey Maggette (in attesa di Lamar Odom) in ala piccola, mister 20+10 ogni benedetta sera Elton Brand in ala grande ed il centro nigeriano Olowokandi in centro.
Molto probabilmente la somma del talento ruolo per ruolo è la più alta che circola nell’NBA, ed è logico che ci siano grandissime attese da parte della dirigenza, dei tifosi sempre più numerosi e degli addetti ai lavori. Proprio questa grande attesa potrebbe essere uno dei maggiori pericoli per la squadra, perché quando si parte con obbiettivi ambiziosi, se le cose non vanno come si sperava per uno dei mille motivi che nello sport molte volte fanno sì che 1 + 1 non faccia 2, iniziano le polemiche, l’aria diventa sempre più irrespirabile, i profeti del giorno dopo salgono alla ribalta ricordando come la mossa x non andava fatta, e se un ambiente non ha esperienza, non è abituato a lottare per certi traguardi, non è in grado di impermeabilizzarsi alle polemiche che provengono dall’esterno, si rischia il crollo, un crollo che significa non raggiungere i play off nonostante un record migliore, ad esempio.
Non va dimenticata la situazione di precario equilibrio che molti Clippers vivranno nei prossimi mesi, una spada di Damocle che cade sulla testa dei vari Brand, Miller, Olowokandi, Odom e Maggette che la prossima estate saranno in scadenza di contratto, e se Andre Miller ed Elton Brandhanno buone possibilità di spuntare il massimo salariale, a meno di clamorose implosioni tecniche, la situazione dei restanti tre giovani leoni è molto differente.
Posto che sia Odom che Maggette saranno restricted free agent, quindi la franchigia di Sterling ha la possibilità di pareggiare qualsiasi offerta trattenendoli, Olowokandi sarà un free agent a tutti gli effetti, e dopo Duncan e Jermanie O’Neal, sarà il lungo con più offerte, e visto che le sue richieste estive sono state respinte, sembrerebbe che la sua avventura in maglia biancorossa sia vicina alla conclusione (si vocifera che abbia accettato la qualyfing offer da oltre 6 milioni di verdoni solo dopo un colloquio col GM dei Nuggets Kiki Vandeweghe, probabilmente la prossima estate in Colorado una vagonata di milioni di dollari lo attende………)
E’ rientrata invece l’emergenza infortuni : Brand (in forte recupero dopo l’operazione al ginocchio destro) e Olowokandi (tendinite e problemi agli addominali) si sono regolarmente presentati in campo nella gara d’esordio contro i Cavs di Miles, mentre è scampata la grande paura per Richardson ( si sospettava una lesione ai legamenti invece è stata solo una distorsione al ginocchio) che ha fatto il suo debutto stagionale nell’ultima gara di pre season contro i Bucks.
Rimane ai box invece Lamar Odom, l’uomo chiave dei destini dei Clippers. Quando fu deciso di sacrificare Darius Miles per prendere il play di altissimo livello che mancava, la decisione fu tutt’altro che facile, vista l’enorme considerazione di tutto l’ambiente per il bambino volante (18.4 punti, 7.7 rimbalzi, 3. 7 assist col 48.2 % da 2 per lui in pre season ), ma più semplicemente si optò per sacrificare un futuro All Star in quanto, oltre ad essere il giocatore che i Cavs realmente volevano, c’era un certo Odom a coprire lo spot di ala piccola, per cui si rinforzava lo spot di play senza perdere qualità in quello di small.
Ma purtroppo i problemi alla caviglia destra di Lamarvelous sono continuati e il mancino di New York dovrebbe rientrare solo a dicembre-gennaio. E proprio su di lui saranno puntati i fari di tutti gli osservatori NBA e della dirigenza Clippers, perché se sull’Odom giocatore non esistono dubbi, ne esistono molti di più sull’Odom uomo.
I suoi guai fuori dal parquet sono di dominio pubblico, oggi chi decidesse di investire sulle qualità eccezionali del giocatore rischierebbe di ritrovarsi in un tunnel infernale, per cui se Lamar vorrà presentarsi al tavolo delle trattative in una posizione di forza per chiedere il massimo salariale consapevole che ci sono parecchie squadre pronte ad offrirglielo , dovrà giocare una stagione ai massimi livelli con la quale traghettare i Clippers in post season e far dimenticare definitivamente si suoi problemi fuori dal parquet e la partenza di Miles ai nostalgici della gazzella col numero 21 sulla canotta.
A volte la vita è proprio strana, un talento come Odom che solo due anni fa si vide promesso il massimo salariale da un noto braccio corto come Sterling, oggi è scivolato al quarto posto nelle priorità dei Clippers, e solo una grandissima stagione, che inizierà forse a dicembre, gli consentirà di spuntare un contratto multimilionario che hanno già ricevuto i vari Francis , Marion e Baron Davis, giocatori a cui Odom non ha nulla da invidiare.
Sostituirà Odom nelle prossime settimane Maggette, giocatore dal fisico incredibile che negli ultimi 2 anni ha lavorato tantissimo sul tiro, tanto da diventare un tiratore pericoloso anche da oltre l’arco dei 3 punti (dal 18.2 % del primo anno a Orlando al 33.1% della passata stagione); già lo scorso anno l’ex Duke aveva prodotto diverse gare di altissimo livello, sembrava in definitiva rampa di lancio quando si è fermato a fine febbraio per problemi fisici che lo hanno tormentato per oltre un mese. In questa pre season ha viaggiato a 16.7 punti e 6.3 rimbalzi in 26 minuti di impiego, potrebbe essere una delle grandi sorprese dell’annata.
Proprio la possibilità di sostituire un giocatore come Odom con un giocatore come Maggette, ci consente di analizzare l’incredibile quantità di talento di cui dispongono i Clippers, perché oltre al quintetto di partenza, in roster abbiamo giocatori come il play-guardia Kenyon Dooling, Marko Jaric(luci ed ombre per l’ex virtussino in pre season, 19 punti in 26 minuti con oltre il 60% dal campo contro i Bulls, 0 su 9 e 8 palle perse in due differenti gare, ma grandi attestati di stima da parte di coach Gentry e di Dre Miller) le due prime scelte del Draft di giugno Melvin Ely e Chris Wilcox, e il centro cinese arrivato a settembre sul mercato dei free agent ZhiZhi Wang.
Non vanno dimenticati i veterani Rooks (uno dei leader dello spogliatoio) e Piatkowski all’ottava stagione con i Clippers (un record) e tiratore mortifero da fuori, forse uno dei punti deboli della squadra. Ci saranno anche il tatuatissimo Cherokee Parks a spintonare sotto i tabelloni, mister energia Fowlkes mentre il centro undersize Mike Batiste, atteso a Reggio Emilia da diverse settimane, è stato tagliato nonostante una stupenda pre season (14.4 di media per lui), identica sorte toccata al veterano Stith (ancora in fase di rieducazione dopo un’operazione al ginocchio).
Questo è il gruppo che parte alla caccia di un posto nei play off nella difficilissima West, questo è il gruppo che agli ordini di Gentry si appresta a vivere una stagione importantissima, sia a livello di squadra sia singolarmente.
I pericoli maggiori saranno da ricercare fuori dal parquet per questo gruppo formato con grandissima maestria dal GM Elgin Baylor in questi anni, un gruppo che se restasse unito avrebbe davanti a se anni di dominio assoluto (l’età media tolti i vari Rooks, Piatkwoski e Parks non raggiunge neanche i 22 anni!) ma inevitabilmente verranno fatte delle scelte, perché non pur con tutta la buona volontà , pur con tutta la popolarità raggiunta dai Clippers negli ultimi mesi, un vero fenomeno di tendenza oltreoceano, è davvero impossibile, se non ti chiami Knicks o Lakers, o se il tuo proprietario non si chiama Paul Allen o Mark Cuban, pensare di riarmare a suon di dollari tutti questi giocatori.
Non sarà da biasimare Donald Sterling se sceglierà Brand piuttosto che Olowokandi per dargli il massimo salariale, non sarà da biasimare se darà a Miller e non a Odom un pluriennale milionario, non sarà da biasimare se non confermerà l’intero blocco dei Clippers, sarà da condannare soltanto se deciderà di tergiversare come ha fatto quest’estate con Olowokandi, aspettando non si sa bene cosa senza rifirmare nessuno dei suoi migliori giocatori, e se per lui 'Olo' non vale i soldi che ha chiesto (e possiamo dargli
ragione sul fatto che il nigeriano non valga tutti quei soldi, ma la carenza di centri veri fa si che i prezzi siano molto più alti rispetto al valore reale, per cui se lo si vuol tenere quello è il prezzo da pagare) sarà difficile accampare scuse per non dare il massimo a qualcuno tra Brand, Miller e un Odom all’altezza delle aspettative, anche perché le squadre che avranno soldi da spendere saranno parecchie, e con la sola qualyfing offer non si andrà da nessuna parte.
Se dal campo arriveranno le risposte che tutti ci attendiamo, toccherà a lei Mister Sterling l’estate prossima rispondere presente, perché sarebbe un errore imperdonabile passare la mano e far sciogliere un gruppo così, un gruppo che potrebbe condurla in cima al mondo NBA nel giro di qualche stagione e ripagarla degli sberleffi del passato.