Shaq, i Lakers hanno bisogno di te… ma giugno è ancora lontano, vero?
Per molti aspetti i Los Angeles Lakers sono, nello stesso momento, la squadra piu' conosciuta e piu' enigmatica della Lega.
Vincenti come pochi, arroganti come nessuno, viaggiano circondati da un'aura che e' invidia, ammirazione e smodato desiderio di “Kick their ass”, ovvero di stenderli quando realmente conta.
Sono 2 anni che ci ripetiamo che gli avversari sono cresciuti, che Shaq non puo' dominare in eterno, che, all'infuori del dinamico duo, gli altri sono poco piu' che tappezzeria. Alla fine pero', i conti sono sempre tornati solo a loro, ed il messaggio sulla segreteria telefonica angelina continua a recitare “World Champion”.
Quest'anno la partenza e' stata problematica, soprattutto perche' l'uomo piu' devastante del pianeta e' passato in officina per riparare un difetto ad una ruota che lo ha fatto andare a meta' giri per tutta la stagione scorsa.
Ovviamente, se ti chiami Shaq e detesti perfino la partita delle stelle, figuriamoci se ti fai operare al ditone in tempo per il training camp… se tutto va bene, si rientra la prossima settimana.
A questo aggiungiamo le conseguenze di una romantica cena a lume di candela tra Doug Christie e Rick Fox in gara di prestagione. Non contenti di essere stati espulsi, i due hanno proseguito le effusioni anche nel tunnel dello spogliatoio. E siccome la commissione giudicante della Lega, in un'improvvisata puntata di “C'e' posta per te” hanno stabilito che Fox non aveva corteggiato Christie in maniera convenzionale, ha appiedato per 6 giornate il primo e “solo” per due il secondo.
Con queste premesse il calendario di Kobe e soci era piu' duro di una tappa dolomitica: opener contro San Antonio, andata e ritorno coi Blazers inframezzata dal derby coi Clippers e subito un viaggio ad Est per incontrare Cleveland, Boston e Wizards. Ci sono anche modi piu' agevoli per cominciare una stagione.
Ed infatti il conteggio segnala attualmente un non troppo esaltante 2-5, che all'interno nasconde la peggior performance offensiva da quando sono in California (70 punti a casa Cavs) e due sconfitte in carta carbone a Boston e Washington (sotto per gran parte della gara, grande rimonta ma finale senza benzina nel serbatoio).
Detto cio', nessuno si e' stracciato le vesti. L'assenza di Shaq (peraltro candidato unico al premio di indossatore piu' improbabile del millenio) e' troppo condizionante per cominciare una qualsiasi disamina seria. Tanto piu' che li spifferi che escono dal locker room danno il 34 in forma notevole, e non stiamo certo ironizzando sul peso del nostro Gozzillone: lo scorso anno, con uno zaino di 15 Kg abbondanti, ha giocato al 50% del potenziale, utilizzando molto il sedere e poco la mobilita'.
Il dolore al dito del piede lo ha costretto a fare uso di antiinfiammatori, ma il degradare della situazione Mourning ha spinto Shaq a non farne uso smodato: molto spesso quindi il gioco diventava paurosamente statico, la difesa era di tipo contemplativo ed i rimbalzi erano quelli che finivano nel (ampio) raggio d'azione.
Ovviamente nei playoff la musica e' drasticamente cambiata ed i risultati li potete verificare nelle statistiche di semifinale e finale. Se quest'anno il centro di LSU riuscira' a stare sotto il quintale e mezzo, o comunque ad avere una mobilita' sufficente ad aiutare i compagni sulle penetrazioni, potremo archiviare queste righe come sabbia di mare e continuare a considerare la franchigia angelina come la piu' autorevole candidata per la distribuzione di argenteria.
Nel frattempo, possiamo anche discutere dell'amministrazione controllata che governa lo spogliatoio di oggidi'.
Parliamo di Kobe, che da quando ha capito che qui c'e' luce a sufficenza per entrambi, continua il suo sviluppo di “Jordan's reincarnation”. E' francamente inqietante la quantita' di gesti atletici, tecnici ed anche comportamentali che offre il ragazzo e che ricordano sinistramente gli anni belli del 23. Venerdi' sera, Federico Buffa, commentando i saltelli da gambero in seguito ad una tripla infilata ai Celtics, non ha potuto fare a meno di esclamare “io questa cosa l'ho gia' vista!”.
Gli attacchi di onnipotenza cominciano ad essere piuttosto numerosi, ma e' chiaro che se non c'e' il babau in mezzo, tutti gli occhi delle difese saranno sempre orientati su di lui ed il rischio che arrivi ai finali di gara spremuto come un limone e' sempre presente.
E gli altri? Gia' detto di Fox, che comunque e' rientrato, i pezzi migliori della collezione continuano ad essere Horry e George. Il primo (che, ricordiamolo, ha gia' una mano piena di anelli) e' la quintessenza della discontinuita': contro Washington, per esempio, ha infilato la bomba del +1 a 3 secondi dalla fine (deja vu!!), salvo poi essere colto da catalessi sull'entrata e schiacciata di Stackhouse che ha deciso la gara. Horry pero' ha gia' dato troppe volte dimostrazione di cosa sa fare quando conta, per preoccupare coach e tifosi.
George invece si sta ritagliando uno spazio sempre piu' importante nelle scelte di squadra. Gia' buon difensore, ha la pericolosita' sia da fuori che in entrata ed e' quindi una delle pedine fondamentali per punire aiuti troppo frequenti sulla coppia delle meraviglie. In questo momento e' il secondo realizzatore con 11.7 punti a gara.
Dietro invece una mano a Kobe continuano a darla Fisher e Shaw, con il secondo piu' efficace del primo (e' l'unico Laker che tira sopra il 50%).
Sottocanestro abbiamo i soliti operai specializzati, ovvero Walker, Medvedenko e Soumalia Samake.
Ognuno con le proprie caratteristiche (Slava con il tiro dalla media, Samaki con rimbalzi ed intimidazione, Samake nel caso i due abbiano problemi di falli) cercano di dare qualcosa anche in area pitturata, scavando dalla spazzatura o beneficiando di qualche scarico del numero 8. E' chiaro che un conto e' dividersi 48 e piu' minuti (dobbiamo aggiungere anche i riposi di Horry) ed un altro e' beneficiare delle sole soste del centro titolare.
Il quadro generale sicuramente non e' dei piu' rosei, ma tutti i problemi che le statistiche evidenziano (meno del 40% dal campo, saldo negativo nei rimbalzi e nelle stoppate, 17mo attacco e 19ma difesa) verranno con ogni probabilita' risolti dal rientro di O'Neal. Se non succederanno eventi impronosticabili, i tiratori in gialloviola riotterrano come per incanto tempo e spazio sufficenti per tirare con percentuali adeguate; Kobe non dovra' piu' prendere 35-40 tiri a sera e potra' jordaneggiare solo per brevi tratti, risultando meno prevedibile e piu' efficace.
Se ci volete ridere un po' su, i Lakers sono primi nella lega per percentuale ai liberi (84.9%) ma ho qualche dubbio che tale primato resistera' al rientro di Big Aristotele….
Se guardiamo bene, c'e' una cosa che non varia mai, Shaq o non Shaq: e' l'enigmatica, ineffabile, irridente espressione di coach Jackson, che guarda la gara con l'aria di chi sta guardando un film di cui conosce il finale. Non ci sono francamente elementi tali per pensare che abbia torto.