Il neo-acquisto dei Knicks, Lee Nailon
CVD. Come volevasi dimostrare.
Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole dalle nostre professoresse di matematica, alla fine di una lunga spiegazione di un astruso teorema?
Bene, la stagione dei New York Knicks è iniziata come tutti si aspettavano: come volevasi dimostrare. Zero vittorie e quattro sconfitte. Ma perché si è arrivati a questa situazione? Come per i teoremi di cui sopra, proviamo a dare qualche breve spiegazione in ordine cronologico, da un lasso di tempo che va dal draft alle gare di preseason, lasciando da ai matematici veri ipotesi e tesi di algebrica memoria.
E' il giorno del Draft 2002. I Knicks, per colpa di una pallina, non scelgono con il pick numero uno ma con il 7. Selezionano l'acerbo brasiliano Nenè Hilario ed il pubblico newyorkese presente (siamo nella Grande Mela) comincia a rumoreggiare nei confronti del GM Layden. Ma non sanno che era una scelta "su commissione".
Poco dopo, infatti, viene ufficializzato lo scambio con Denver: Marcus Camby, Mark Jackson ed Hilario sono invitati a trasferirsi ai piedi delle Montagne Rocciose, mentre fanno il percorso inverso Antonio McDyess e la scelta numero 27 Frank Williams (al draft sarà poi scelto anche il play yugoslavo Milos Vujanic, lasciato maturare in Europa almeno per quest'anno).
Scambio più che buono, nell'immediato, anche se restano dei dubbi sullo stato di salute del ginocchio di McDyess che ha saltato praticamente tutta la stagione passata. Ma acquistato per un infortunato cronico come Camby pare una mossa azzeccata, anche se, con una scelta più oculata, tramite il pick numero 7 si poteva pure iniziare la ricostruzione che una fetta sempre più ampia di tifosi chiedono a gran voce.
E' comunque il momento delle leghe estive. Frank Williams, play che per molti potrebbe essere lo "steal of the draft" del 2002 (ma che per altrettanti è un giocatore poco incline all'etica lavorativa, ecco spiegato lo scivolamento alla 27), pare capirci ancora poco dell'NBA e queste leghe potrebbero essere manna dal cielo per lui.
Niente da fare: frattura del polso e arrivederci a regular season inoltrata. Chi sperava di vedere finalmente Charlie Ward sul pino e cono un play di ben altro spessore in campo è servito. Ma questo non è ancora niente rispetto a quanto sarebbe successo più tardi.
Dopo un paio di incoraggiantissime partite in cui McDyess va abbondantemente in doppia-doppia in punti e rimbalzi, l'ex-Nuggets si frantuma un ginocchio cadendo nel tentativo di recuperare un rimbalzo. L'articolazione è la stessa già martoriata dal precedente infortunio, ma le due lesioni, assicurano i medici, sono del tutto indipendenti.
Il verdetto, dopo l'inevitabile operazione chirurgica, è impietoso: out for season, fuori per tutta la stagione. Fonti vicine al giocatore parlano di un uomo distrutto, sull'orlo del ritiro perché non se la sentirebbe di riniziare il calvario seguito pochi mesi prima per tornare in attività . Già qui la stagione dei Knicks pare finita, ma non basta.
Latrell Sprewell si presenta al training-camp con una mano gonfia. Non sa dare (?!?) una spiegazione alla cosa. Radiografia, sentenza: frattura del quinto metacarpo della mano destra. Operato, tornerà forse nella seconda o terza settimana di stagione regolare. Ma il putiferio è scoppiato.
La franchigia vuole sapere come è arrivata questa frattura. Spree, dopo un tentennamento iniziale, dice di essersi fatto male "cazzando una gomena" di fantozziana memoria sul suo yacht: il mare agitato avrebbe reso instabile la barca.
Ma da più parti spuntano voci incontrollate. Un giornalista del NY Post sostiene che il treccinato abbia, durante una festa sul suo yacht, sferrato un pugno ad un suo invitato perché la ragazza di questo ha vomitato sul ponte della nave. La "carezza", andata a vuoto, si sarebbe infranta su una parete e da qui la frattura. Ancora, si narra di un litigio scoppiato in un locale alla moda tra il giocatore e la crew del rapper Puff Diddy per via di un tavolo conteso.
La verità ? Non c'è data a sapere. Layden, lui sì che sa sempre tutto, non crede al numero 8 e gli affibbia una multa record per la franchigia: 250 milioni di dollari. Spree convoca una conferenza stampa dove dice, con toni decisi ma non offensivi, che ha sempre dato tutto per i Knicks, che mai si è tirato indietro e se vorranno lo continuerà a fare, gettandosi dietro le spalle questa brutta storia come ha fatto molte altre volte nella sua vita (oltre a citare in causa il giornalista del NY Post).
La risposta di Layden non si fa attendere: sospensione per la gara di preseason contro Utah (che comunque Sprewell non avrebbe giocato per via dell'infortunio) con relativa decurtazione dello stipendio per la gara saltata più il divieto di frequentare i compagni durante il camp.
E i tifosi? Latrell si prepara per conto suo e si presenta al Garden, in borghese, per la prima gara interna della stagione. L'ovazione della folla può essere tranquillamente paragonata a quella che il pubblico di Chicago tributava a Michael Jordan. Il pubblico ha scelto (ma v'erano dubbi?). Layden pure: la guerra contro Spree va avanti. Onestamente, ci è difficile da qui prendere una posizione, sia capire quanto siano vere tutte queste voci più o meno incontrollate.
Per esempio: Layden viene accusato di aver tentato di svendere Sprewell un po' ovunque. Ma allora perché ha invalidato lo scambio con Milwaukee per Glenn Robinson, trade che tecnicamente ci stava tutta? Gli anti-GM, che ormai lo hanno soprannominato "Laydown" o "Bin Layden", dicono che stia cercando di costringere Spree ad esplodere e che, esasperato, chieda la cessione, così da salvare la faccia dinnanzi al pubblico bluarancio.
Per chi vi scrive, la ragione sta nel mezzo, come tante cose della vita: il giocatore ha sbagliato a far nascere la telenovela infortunio; il dirigente a continuare con multe e ripicche assurde ed altrettanto non professionali.
Venendo a questa prima settimana di partite, non c'è per la verità molto da dire di quello che già si sapeva, cioè della pochezza dei newyorkesi senza il duo Sprewell-McDyess. Da possibile candidata alla finale NBA a squadra da lotteria. Questa la sentenza praticamente definitiva.
L'attacco si sta reggendo sulle spalle di Allan Houston (30 punti di media per ora e secondo top scorer della Lega) e non poteva essere altrimenti. Le prime tre gare hanno visto tra l'altro che i Knicks non sono guariti dalla sindrome del "recupero subìto": come in tante occasioni lo scorso anno, NY ha gettato alle ortiche vantaggi da doppia cifra che hanno dell'incredibile. Houston si spegne sul finale e tutto l'attacco s'inceppa, consentendo agli avversari prima di esaltarsi e poi di andare a vincere tranquillamente.
Il numero 20 continua con i suoi sermoni ("dobbiamo essere più determinati nei finali, dobbiamo imparare dai nostri errori") ma alla fine pare più un predicatore che un giocatore di basket con un contratto da 100 milioni di dollari. Il modo in cui si eclissa e sparisce dal campo nei finali tirati ha del ridicolo.
Tra gli altri, svetta come al solito Kurt Thomas, abbonato alla doppia-doppia in punti e rimbalzi (18+12) ma con i soliti problemi di falli. Encomiabile sempre e comunque.
Chiudono il quintetto Charlie Ward, Shandon Anderson e Clarence Weatherspoon, buoni specialisti ma più adatti ad un ruolo di rincalzo che non da titolari. Dopo le prime due gare, è stata firmata l'ala piccola Lee Nailon, difensivamente nullo ma in grado (sulla carta) di dare qualche aiuto dall'altra parte del campo.
Last but not least, è stato esteso il contratto a coach Don Chaney: un segnale forte allo spogliatoio in vista della difficile stagione o un altro errore della dirigenza?