Kobe Bryant, cifre incredibili per i Lakers senza Shaq.
“Man, don't Oscar Robertson them like that two nights in a row! Don't Big O 'em! He's making it look so easy…”.
Questa è stata la reazione di Derek Fisher dopo la strabiliante prestazione di Kobe Bryant contro i Blazers, e come dargli torto?
Due triple doppie consecutive (primo gialloviola a farlo dai tempi di Magic), la seconda delle quali contro i Blazers, la squadra meglio attrezzata per fermarlo: oltre alla presenza del sedicente “Kobe Stopper” Patterson, i Blazers sono (secondo coach Jackson) i più efficaci nel pressare Kobe nella sua metà campo per togliergli la palla dalle mani e poi anticiparlo furiosamente per negargli la ricezione, l'unica strategia difensiva a tutt'oggi conosciuta per cercare quantomeno di contenerlo.
Ma stavolta neanche questo è bastato alla franchigia dell'Oregon: persino il “duro” Patterson si è più volte limitato a scuotere la testa ridacchiando, abbacinato dalla prestazione del giocatore che più stimola il suo spirito combattivo: “E che dovevo fare? Posso solo fargli i complimenti. – ha commentato – L'ho detto pure a lui, continuava a mettermi tiri incredibili proprio in faccia, e sì che io ho difeso alla grande! E' per questo che ridevo. E poi cercava sempre i suoi compagni… non c'è che dire, è migliorato tantissimo.”
In realtà la prima settimana di regular season non era cominciata benissimo per i Lakers e per Kobe: niente Shaq, niente Fox, due sconfitte nelle prime due gare (contro Spurs e gli stessi Blazers), le prime immancabili punzecchiature di coach Jackson, che addirittura prefigurava una inaudita partenza 0-7; ma soprattutto facevano scalpore le infuriate reazioni di Tex Winters, che definiva Kobe “ostinato, egoista, fuori controllo… inallenabile!” poco dopo un faccia a faccia in spogliatoio in cui lo aveva accusato senza perifrasi di aver giocato stupidamente, sentendosi rispondere “sei tu che hai allenato stupidamente!”.
Ovviamente non potevano che riaccendersi le note critiche portate al figlio di Jelly Bean, che finchè c'è Shaq gioca in modo più o meno diligente e fedele all'attacco a triangolo, riconoscendo lui per primo che il #34 è imprescindibile, ma quando il compagno è fermo ai box gradisce avere il palcoscenico tutto per se', senza stare troppo a preoccuparsi di schemi, triangoli o amabili signori dai capelli bianchi seduti sulla sua panchina.
In tali occasioni Kobe da sempre tende a giocare “alla Jordan”, prendendo ogni tiro che gli pare e piace (e anche un paio di quelli che non gli piacciono, già che ci siamo) e ottenendo così gare in cui arrivano sì i cinquantelli, ma alle volte anche 20 errori al tiro, oppure palle perse in doppia cifra, e spesso anche la sconfitta di squadra con annessi mugugni di compagni e coaching staff.
Tutto ciò è risaputo come caratteristica immancabile del Kobe-style e quindi da prendere così com'è, nel bene e nel male.
La novità sta nel fatto che il Kobe di queste gare sembra invece aver deciso di giocare “alla Magic”, cioè cercando sempre i compagni, lasciando che la gara “venga da lui”, e sfoggiando maturità . leadership, intelligenza tattica.
Contro i Blazers ad esempio Devean George, il pupillo di Kobe, aveva inziato la gara tirando in modo orrendo; il vecchio Bryant lo avrebbe semplicemente ignorato per il resto della gara prendendosi anche i suoi tiri, quello nuovo invece ha saputo gestire alla grande il suo compagno dandogli i palloni giusti al momento giusto, e quando George ha ripreso coraggio ha continuato a dargli fiducia anche nei momenti cruciali: da questo sono dipesi i 25 punti con 18 tiri di Devean (entrambi career high), nonchè il 2/2 ai liberi con una manciata di secondi dalla fine che hanno chiuso la gara, con annesso siparietto fra Horry che chiedeva a Kobe il perchè avesse affidato a George il pallone in una circostanza così delicata, e questi che gli rispondeva rassicurandolo.
Il nuovo Kobe però non è solo la somma dello straripante talento di realizzatore con la nuova consapevolezza e maturità come uomo-squadra, c'è ancora qualcosa in più: più precisamente ci sono i famosi sette chili di muscoli messi su quest'estate, c'è una potenza fisica superiore al passato senza nulla togliere alla sua nota agilità e destrezza; e c'è anche una intensità inusitata tenendo conto che siamo agli albori della stagione e che generalmente i gialloviola considerano la regular season poco più che una noiosa trafila di amichevoli di lusso.
Questo ci spiega in qualche modo le statistiche forse più incredibili messe assieme dal ragazzo in queste prime quattro gare: 12.3 rimbalzi a partita, di quattro offensivi, cifre da lungo di alto livello!
Ritornando coi piedi per terra bisogna ricordare che due triple doppie non fan primavera, la stagione è non lunga ma lunghissima, e soprattutto da KB8 ci si può aspettare davvero di tutto, vista la proverbiale sregolatezza che accompagna il suo indubbio genio.
Coach Jackson si è subito affrettato a ricordare che realisticamente non ci potranno essere solo periodi così, che arriveranno i momenti meno piacevoli; ma è il primo a sapere che un Kobe così, a prescindere dalle cifre, migliora esponenzialmente i compagni e rende i Lakers un grosso ostacolo per chiunque.
E il pensiero che a questo Kobe prima o poi si aggiungerà un certo bambinone di 150 chili con il piede finalmente a posto e tanta voglia di lasciare il suo coach senza più falangi libere…