Matt rimarrà sempre legato ai Rockets
Quella che stiamo per raccontarvi è la straordinaria vita di un uomo, Matt Bullard, che fuori dal campo e lontano dai riflettori si è distinto più di molti altri e sul parquet di gioco è stato un giocatore dall'ordinario impatto, nulla di più di un ottimo uomo da rotazione, uno specialista.
Quello che leggerete ha poco a che vedere col basket giocato ma fa capire quante storie non raggiungo la notorietà necessaria e quanti giocatori, Matt in questo caso, sanno utilizzare la propria immagine per opere di tipo benefico.
Bullard nasce ad Ames nell'Iowa il 5 Giugno 1967. Cresce amando gli sport e da buon cestista in erba trascorre la propria infanzia sui playground locali. Inizia la propria carriera collegiale a Colorado ma dopo due anni decide di restare fedele alle proprie radici e torna nell'Iowa, all'Università che prende il nome dallo stato stesso dove consegue la laurea nell'89.
Al Draft viene ignorato e non riesce a conquinstare nemmeno una tardiva chiamata al secondo giro, successivamente per un anno non trova un contratto con una franchigia NBA ma i Rockets gli danno una possibiltà e scopriranno presto di aver trovato un giocatore decisivo per la loro rotazione per tutti gli anni Novanta.
Matt ha disputato gran parte della propria carriera nel Texas con una parentesi biennale, prima in Grecia dove ha giocato con buoni risultati e poi ad Atlanta.
La sua migliore annata rimane il '92-'93 quando ha raggiunto la media punti di 7.3 a partita con un high di 28, ha tentato il secondo maggior numero di tiri dalla lunga distanza dell'intera squadra (243) con una percentuale del 37%, anche se a dire il vero durante tutto l'arco della carriera ha migliorato questa statistica, diventando un vero e proprio cecchino dalla lunga distanza riuscendo a fare di necessità la propria più grande virtù.
Al suo attivo ha un solo titolo, quello conquistato contro i Knicks di Patrick Ewing e Pat Riley nel corso della stagione '93-'94, perché si trovava nella penisola ellenica la stagione successiva, quando gli Houston Rockets, trainati da Clyde Drexler e Hakeem Olajuwon, bissarono il titolo dell'anno precedente.
Un magico Back-to-Back al quale Matt non potette purtroppo partecipare.
Matt tornerà solamente dopo due anni e continuerà il proprio idillio con coach Rudy Tomjanovich fino all'ultima stagione di “The Dream” con la maglia di Houston.
Poi la rivoluzione, nel 2000, quando non c'è più posto per i sentimenti, per la gloria, il passato e bisogna lasciare spazio alle nuove stelle, emergenti come Eddie Griffin o quasi affermate come l'uomo franchigia Steve Francis. Matt non ha però nessuna intenzione di lasciare il basket giocato e trova un contratto biennale con gli Charlotte Hornets, ora trasferitisi a New Orleans.
Probabilmente sarà l'ultimo accordo della sua carriera, anche perché nel corso di questa stagione ha avuto scarsa fiducia, problemi di infortuni, quindi un impatto trascurabile e si appresta a varcare, l'estate prossima, la soglia delle 35 primavere.
L'assistente allenatore Carrol Dawson, ora general manager dei Rockets, commenta così la carriera di Matt coi Rockets, a 10 anni di distanza dal suo arrivo “Sapevamo che poteva tirare da 3 punti, stoppare tiri, curare le piccole cose, acchiappare rimbalzi, giocare duro in difesa, muoversi senza la palla, passare, essere un sorta di appendice del coach in campo, attivo nella comunità , un importante strumento per il marketing, produrre cose intangibili ma non sapevamo che sarebbe diventato un leader sul campo e nello spogliatoio.”
Bullard è un'ala di grande stazza e peso che dall'alto dei sui 208 centimetri è stata un'importante arma tattica sia in attacco che in difesa. In quest'ultima fase del gioco poteva marcare le ali grandi avversarie, sfuttando il proprio fisico e le attitudini favorevoli.
Per quanto riguarda la metà campo offensiva è stato impiegato proficuamente, essendo capace di utilizzare sia un discreto tiro dalla media distanza, sia un tiro mortifero, da distanze spesso siderali, perfezionatosi col passare del tempo, arrivando addirittura a sorpassare il 44% nella sua penultima stagione a Houston.
Una delle ultime partite che i molti tifosi ed estimatori di Matt ricorderanno è la gara di preseason del 30 Ottobre del 2000, quando in soli 19 minuti di impiego, il nostro tiratore segno 4 delle 5 bombe tentate e chiuse con 22 punti totali.
Tutto questo per farvi capire che Matt è un vero duro sul campo, dà l'anima, tanto da essere soprannominato “The Bull”, il Toro, attestato di stima per tutto quello che è riuscito a dare alle proprie squadre, i Rockets su tutte, in termini di intensità , di dedizione e anche di amore se vogliamo essere completi e corretti.
Certo il cognome, Bullard, si presta molto bene ad un Nick del genere che però in ogni caso sembra azzeccatissimo.
Tutto quello che è stato scritto sembra incarnare la carriera dignitosa di un giocatore non eccelso, non in possesso di un talento fuori dal comune.
Matt ha fatto di più, non ha mai voluto farsi pubblicità e si è impegnato come pochi nel sociale, diventando il vero idolo di molti tifosi, un vero e proprio esempio da seguire e stimare. Riportiamo qui di seguito tre testimonianze di persone che hanno conosciuto o incontrato Matt nei modi più impensabili.
“Il primo giugno del 2001 mi trovavo al Memorial Park a Houston. Avrei dovuto incontrare la mia ragazza e chiederle di sposarmi. Ero molto nervoso e invece di comprarle un diamante, avevo preso un anello cubico in zirconio da 0.5 carati.
Poi, Matt Bullard scese da un albero addobbato e mi disse che si trovava lì perché stava aiutando una fondazione caritatevole per ragazzini senzatetto.
Mi diede un colpetto sulla schiena e mi disse che capiva le mie paure per la proposta di matrimonio ma che non avrei dovuto preoccuparmi perché il matrimonio è la cosa migliore che ti possa capitare quando sei con la persona giusta.
Successivamente mi diede un anello di diamante da 1.5 carati che disse aveva trovato nell'albero e mi assicurò che lei lo avrebbe apprezzato. Dopo l'incontro con Matt trovai rinnovata fiducia. Ora sono fidanzato e sono molto felice, grazie Matt!”
Dopo questo singolare aiuto riportiamo qualcosa di socialmente rilevante e stupefacente “Mi trovavo come volontario con la Croce Rossa in Ghana e un alto, biondo americano arrivò per aiutarci.
Durante il giorno quest'uomo che tutti chiamavano Bull costruiva con noi case per i rifugiati, di notte era solito fare da mediatore di pace tra le bande di guerriglieri e insegnare l'inglese ai ghanesi poveri.
Mi disse che giocava nell'NBA e aveva fatto finta di essere infortunato per avere due settimane libere per venire in Africa per aiutarci.”
Un ultimo e decisivo messaggio da ammirare “Sono cresciuto in una brutta zona di Houston e non facevo altro che uscire ed entrare da un centro di detenzione giovanile. Avevo problemi di droga nel '99 e svolgevo lavori impensabili ma ad un certo punto decisi di andare in una clinica per astenermi da quella roba. Il mio consigliere era niente meno che Matt! Ora mi sono disintossicato e ho un impiego come manager. “
Come avete potuto appurare non ci sono parole per elogiare quello che Matt ha fatto e continua a fare per i più bisognosi. Ci fosserò tanti Bullard perché il personaggio più o meno famoso che fa beneficienza o si presta ad opere di questo tipo può veramente aiutare molte persone ma soprattutto le menti di molti individui. In un mondo, e ambiente come quello NBA, nel quale i soldi contano eccome è piacevole sentire testimonienze di questo tipo e necessario quindi renderle patrimonio comune.
Sappiamo per certo che la sua carriera NBA è agli sgoccioli e che i momenti felici sono passati ma era doveroso riportare la fantastica vita di un uomo particolare, sempre disponibile verso gli altri. Matt sei veramente grande!