A quando un Pau Gasol italiano?
Immaginate la scena: New York, 23 marzo 1970, annuale draft della NBA, che a quel tempo aveva più giri di un circuito di F1 (19 giri, se avevi fatto un tiro a canestro eri tra i chiamabili).
Atlanta e' felice, perche' la sua prima chiamata era stata spesa scegliendo tale Pete Maravich, tenutario di miglior media punti in NCAA e di un destino che non sara' troppo fortunato.
Al decimo giro, mentre l'attenzione dei media e' gia' scemata, quei burloni di Atlanta decidono di girare il mappamondo chiamando, in successione, Manuel Raga e Deno Mengham. Se non siete abili solutori di anagrammi con la Settimana Enigmistica, vi dovremo spiegare che Mr. Mengham e' un signore alto e grosso, nato ad Alano Piave, residente al tempo a Varese e di professione miglior giocatore di basket italiano ogni epoca. Il fatto che dalle nostre parti venga chiamato Dino Meneghin rappresenta semplicemente un dettaglio.
Ma vi abbiamo raccontato in breve della prima volta in cui qualcuno abbia pensato che un giocatore italiano potesse varcare l'oceano. Quante altre volte e' successo? Non molte, questo e' il breve elenco: Gus Binelli (1986-2° giro), Riccardo Morandotti (1987-6° giro), Stefano Rusconi (1990- 2° giro).
Come si vede, all'orgia di scelte internazionali in vigore da qualche anno, l'Italia non e' invitata. Ci dobbiamo accontentare di una stagione e mezza, ovvero quelle di Enzino Esposito (Toronto) e Stefano Rusconi (Phoenix) nel 1995-96, con qualche sprazzo di luce per il primo, senza acuti per il secondo, ed interrotta a meta' stagione, con il richiamo di casa dalla Benetton. Poi il nulla.
Dalle scelte saltano fuori spagnoli, tedeschi, russi, slavi di varie etnie, greci, turchi ed anche francesi: dei campioni d'Europa del 1999 (mica 20 anni fa) non c'e' nessun rappresentante. E questo e' un peccato non solo per mere questioni di campanile, ma anche perche' la presenza di un talento di casa nostra renderebbe d'incanto il prodotto NBA molto piu' appetibile anche ai media nostrani.
Se non siete ancora convinti, vi consiglio un giro nel sito della tv saltellite spagnola Sportmania, per verificare la clamorosa indigestione di canestri settimanale che gli iberici potranno godersi. Siamo proprio sicuri che il signor Pau Gasol sia estraneo alla faccenda?
Questi sono i fatti. I motivi di questa assenza sono probabilmente piu' complessi da rilevare e le righe che seguono sono semplicemente l'opinione del sottoscritto, che non pretende di conoscere a menadito vicende contrattuali, preferenze degli italici cestisti o mire dei vari agenti. Da qui in poi ognuno puo' farsi la propria opinione.
E' un dato di fatto che il basket USA abbia modificato la propria opinione sul basket che si gioca oltreconfine e sui relativi interpreti, e le recenti scoppole rimediate da un'accozzaglia di talentuosi e presuntuosi in gita premio sotto le insegne del Team USA hanno sicuramente tolto ulteriori veli. Se domani nascesse Sabonis, sarebbe prima scelta assoluta senza neanche cominciare un discorso, altro che nr. 24.
Cosa ha esportato l'Europa di recente, ad alto livello (parliamo di giocatori nati o comunque cresciuti cestisticamente nel Vecchio Continente)? Lunghi atipici (Nowitzki, Gasol, Kirilenko), play al fosforo (Parker), bianchi tiratori (Danilovic). Comunque giocatori con fondamentali gia' buoni, fisicamente tosti e di buon potenziale. La nidiata del 2002 (Ginobili, Jaric, Skita e compagnia) pare seguire questo trend.
Inoltre questi ragazzi hanno alle spalle molto piu' basket organizzato di qualsiasi altro giocatore di college americano. il torneo NCAA puo' essere un esperienza unica dal punto di vista umano, e le gare saranno anche preparate in maniera scientifica dal coaching staff, ma, con tutto il rispetto per la carriera di Duke di un Jay Williams, non la cambierei con l'esperienza europea di un Manu Ginobili o di uno Jaric.
Questi giocatori poi, troveranno la strada molto piu' agevole di quella che hanno dovuto percorrere i loro precursori (Petrovic su tutti) ed avranno da subito considerazione e minutaggio, condizioni indispensabili per far vedere di che pasta sono fatti.
Tornando alle questioni di casa nostra, chi ci potrebbe fare un pensiero? Prendiamo i tre giocatori piu' carismatici degli ultimi anni: Myers, Fucka ed Andrea Meneghin. Innanzitutto parliamo di atleti non piu' di primo pelo (del 71 i primi 2, del 74 il terzo) e quindi il cui potenziale e' gia' stato ampiamente esplorato.
Myers e' penalizzato dal ruolo: di guardie tiratrici negli States ce n'e' millanta che tutta notte canta, e sarebbe difficile pensare che il “bagnino” possa fare la differenza, non potendo riciclarsi come specialista. Fucka e' un giocatore speciale: se solo atterrasse a casa di Abramo Lincoln, si ritroverebbe ad essere 3-4 cm piu' alto della misurazione europea (in America ti misurano con le scarpe) e appena lo vedessero tirare da ambidestro, piu' di qualche GM si chiederebbe da che pietra e' uscito un diamante del genere.
Ma abbiamo gia' varcato la 30na, siamo magri come le acciughe e nelle tonnare d'area della Lega rischieremmo l'osso del collo ad ogni scontro con i pesanti fondoschiena che regolano il traffico. Pau Gasol che sembra una controfigura del gigante di Krani, oltre ad avere parecchi anni di meno, e' molto piu' atletico, ed e' probabile che verra' in breve “foderato” da 7-8 Kg di muscoli con i soliti metodi americani che la decenza ci suggerisce di non approfondire…
A dire il vero i Pacers quest'estate sono stati associati al nome di Fucka, ma per ragioni di salary cap non se ne e' fatto nulla, ed il Grega e' finito al Barca. Permettetemi di pensare che se al giocatore fosse veramente interessato andare al di la' dell'oceano, avrebbe magari rinunciato ad un mucchietto di verdoni ma ci avrebbe provato. Ma siccome sono uno che se gli mancano 50 Euro dalla busta paga si incavola come un cinghiale, forse non ho il diritto di fare un ragionamento simile.
L'ultimo della lista e' il figlio di SuperDino, un ragazzo che fino all'estate del 1999 sembrava segnato dal destino: campione d'Italia con il Chievo della pallacanestro italiana, sul tetto d'Europa con una serie di prestazioni da cornice, si era perfettamente riciclato nel ruolo di play con Boscia Tanjevic e questo lo aveva reso molto appetibile anche presso i GM della NBA. Un play dentro quel fisico li' non e' roba che si vede tutti i giorni…
Poi il giocattolo si e' rotto, l'esperienza in Fortitudo e' stata pessima, ed adesso siamo qui a chiederci se Andrea fara' ancora la differenza in Italia, altro che NBA.
E cosi' l'elenco dei papabili e' quasi terminato. Diciamo quasi perche' non e' giusto dimenticare il dignitosissimo tentativo di Gianmarco Pozzecco di fare la squadra con i Raptors. Non ci e' andato molto lontano, e stiamo parlando di una “mosca” di 1.80m, anche se con tonnellate di incoscienza e fiducia nei propri mezzi. All'orizzonte non si vedono altri giocatori in grado di sviluppare un potenziale degno di attirare attenzione.
Naturalmente, sarebbe fantastico scoprire fra qualche mese di aver riempito queste righe di vaccate, ma oggi e' difficile ipotizzarlo. Non sappiamo quanti anni ha e dove sta giocando il prossimo italiano che andrà in NBA. Speriamo di non dover aspettare troppo tempo, perche' anche il nostro orgoglio maschilista e' in gravi ambasce: Susanna Bonfiglio infatti, con ogni probabilita' bissera' la buona stagione estiva presso la franchigia di Phoenix (N.B.:un grazie a Fatur per la correzione) . E questa questione del sesso debole dovra' essere rivista anche sotto i canestri.