Jeff Francoeur, grande talento alla battuta a soli 21 anni…
Nel baseball ogni anno la lunghissima stagione regolare porta alla ribalta delle giovani promesse, chiamate a diventare i protagonisti del futuro nella MLB. 162 partite sono un'enormità e gli infortuni sono una costante pericolosa a cui un team deve far fronte, e puntare su dei giovani nomi da promuovere dalle Leghe minori può portare delle piacevoli sorprese, capaci anche di cambiare le sorti di un'intera annata.
Quest'anno la corsa al rookie of the year è molto serrata, in quanto numerosi nomi sono venuti a galla nel corso della stagione, alcuni dall'inizio, altri dopo la pausa dell'All Star game, battitori e lanciatori che in un modo o nell'altro hanno fatto parlare di se e si sono regalati un ruolo da protagonista immediato nelle Majors.
Tra i nomi più gettonati fra gli analisti, tre battitori e tre lanciatori hanno lasciato il segno in maniera più indelebile e si preparano a ricevere il diploma di stars.
Il seconda base dei Milwaukee Brewers Rickie Weeks è uno dei candidati principali per il premio di Rookie dell'anno, anche se non avendo disputato tutta la stagione dovrà sfoderare delle prestazioni monstre nel finale di stagione per convincere i giurati.
La sua annata e' cominciata a giugno, lanciato nel lineup da coach Yost, ha subito contribuito al rilancio della squadra, che sta avendo un'annata eccellente, in proporzione alle precedenti, che potrebbe portarla alla prima stagione positiva dal 92.
In battuta, pur non brillando per continuità e avendo un periodo di crisi nel mese di luglio, ha colpito 13 homerun e 41 RBI in 3 mesi di utilizzo, rendendosi pericoloso anche sulle basi, con 15 rubate. L'aver colpito due fuoricampo contro l'attuale Cy Young Santana e contro il leggendario Clemens, lo pone in una elite di battitori al primo anno, dimostrandosi poco propenso alle emozioni e decisivo in molti frangenti.
In difesa è migliorato partita dopo partita, raggiungendo livelli eccelsi nell'ultimo mese, dove anche in battuta ha ricominciato ad essere produttivo, anche se subisce troppi strikeout, frutto di poca pazienza nell'aspettare il lancio giusto, dimenticandosi che la sua velocità potrebbe essere sfruttata con battute infield velenose.
In questo ultimo scorcio di stagione, sentendo l'avvicinarsi delle votazioni, ha alzato notevolmente sia la media battuta che quella di arrivo in base, calando negli strikeout, e ciò denota una notevole maturità per un 23enne e una grande voglia di arrivare al top.
Un altro ragazzo, di due anni piu' giovane rispetto a Weeks, che sta facendo grandi cose fin dal suo primo incontro nelle Major è Jeff Francoeur, esterno dei Braves, sempre attenti a lanciare nel loro lineup giovani interessanti, che hanno potuto tenere Atlanta sempre al vertice della National East, nonostante le numerose partenze degli ultimi anni.
Francoeur ha stupito tutti con una partenza da MVP, viaggiando a .360 di media con 10 fuoricampo e 31 RBI nelle prime 30 partite disputate, dopo il suo esordio avvenuto per sostituire l'infortunato Brian Jordan.
A 21 anni partire con tali numeri in battuta vuoldire avere talento da vendere, e il fatto che Cox lo abbia tenuto praticamente sempre in campo, addirittura portandolo nel lineup centrale, accanto a stelle come i due Jones.
Nell'ultimo periodo il suo rendimento e' calato, soprattutto nel mese di settembre, calo fisiologico determinato dall'impossibilità di reggere certe medie e dal fatto che e' pur sempre un rookie di 20 anni, ma la media rimane sopra .300 e resta comunque uno dei battitori più pericolosi dei Braves, ancora primi nella Division e pronti per gli ennesimi playoffs della gestione Cox.
Il difetto più grande dell'esterno di Atlanta è, come Weeks, la poca pazienza sul piatto, che lo porta a guadagnare pochissime basi ball, solo 9 fin'ora. Il suo voler girare la mazza sempre quando la palla e' vicina alla zona di strike, lo porta a sprecare delle occasioni di finire in base, permettendo alla squadra di avere un possibile punto, pronto sulle basi.
Francoeur, però non è solo uno slugger, è la fase difensiva quella dove fino ad adesso ha mostrato margini incredibili. Il nativo di Atlanta unisce una potenza incredibile nelle assistenze ad una concentrazione che ne fa già ora uno dei migliori esterni destri della National League.
L'ultimo in ordine di apparizione fra i battitori, ma forse il più serio candidato a portare a casa il premio di Rookie dell'anno è Willy Taveras, esterno degli Houston Astros, lanciati nella corsa alla wild card della National League, posizione da cui lo scorso anno partirono per sfiorare le World Series.
Taveras a differenza dei primi due è l'unico ad aver iniziato la stagione fin da aprile, partendo subito con 9 valide nelle prime 15 apparizioni al piatto, per poi calare nel proseguo del primo mese, ma facendo capire subito che la sua velocità poteva essere sfruttata da Houston nello spot di primo battitore.
Taveras è probabilmente uno dei più veloci giocatori della MLB, non essendo un battitore di potenza cerca sempre di battere la palla, sfruttando poi la sua velocità abbagliante per fregare le assistenze in prima base. L'aver fin qui 60 valide infield denota come un'assistenza facile in prima è spesso tardiva per la velocità dell'esterno degli Astros.
La sua media vicino ai .300, cresciuta soprattutto negli ultimi 3 mesi e mezzo, i 69 punti e le 32 basi rubate, lo hanno portato ad essere uno dei migliori first bats di tutte le Major, portando Houston, dopo un avvio stentato, ad essere una seria candidata per la postseason.
Come detto prima l'aver iniziato la stagione, fin dalla prima gara ufficiale, lo porta ad essere avvantaggiato rispetto a Francoeur e Weeks nella corsa all'Award per i giovani, ma oltre a questo la sua prima annata vera nella Lega lo sta lanciando come una sicura stella del futuro del baseball.
Fra i lanciatori due partenti e un closer hanno stupito per le loro imprese e si candidano come possibili vincitori del premio: Gustavo Chacin dei Blue Jays, Zack Duke dei Pirates e Houston Street closer degli A's, la squadra che con Swisher e Dan Johnson ha il parco giovani più interessante.
Chacin, lanciato nella rotazione di Toronto fin dall'inizio, è partito con un 4-1, 9 punti concessi e 2.48 di ERA, nelle prime cinque partenze, dimostrandosi subito pronto per il grande palcoscenico.
Per il resto della stagione, pur militando in una squadra non certo eccelsa dal punto di vista offensivo e quindi poco propensa ad aiutare il lanciatore partente, ha mantenuto il proprio record vincente, rimanendo (a parte momenti di crisi a maggio e agosto) sempre con un ERA tra il 3.0 e il 3.70 (attualmente 3.66), media di tutto rispetto già per un partente esperto, figuriamoci per un rookie.
Il record di 12 vittorie e 9 sconfitte nelle 33 apparizioni sul monte, con solo 86 punti concessi e 19 homerun, lo colloca fra i primi 20-30 pitchers della stagione e puo' far ben sperare a Toronto per un futuro più roseo, almeno fra i lanciatori partenti.
Chi, invece, entrato quasi per caso nelle Major, ha stupito tutti fin dal primo lancio è Zach Duke, partente di Pittsburgh, alla ricerca di giovani di valore per costruire una squadra finalmente competitiva.
La sua prima partita, il 2 luglio, si è chiuso con una no decision, ma Duke ha fatto subito colpo, lanciando per 7 innings pieni, concedendo solo 3 punti e mettendo strikeout ben 9 battitori.
Nella partita successiva, ancora 7 innings, nessun punto e altri 8 strikeout per la prima vittoria nella MLB, per poi inanellare altre 5 vittorie nelle 7 partenze seguenti, con una ERA mostruosa di 1.87 e ben 42 strikeout.
Un infortunio occorsogli nel secondo inning contro St.Louis lo ha tenuto fuori per quasi un mese, facendogli perdere smalto e ritmo partita. Non a caso dopo il suo rientro sono arrivate due sconfitte, anche se dopo prestazioni comunque buone.
In ogni caso, la sua ERA è ancora sotto il 2.00 e pur concedendo di più ai battitori, mantiene alto il numero di strikeout e basso quello delle basi ball, dando sempre la sensazione di assoluto controllo nei lanci e molta freddezza.
La possibilità di bissare il premio vinto da Jason Bay lo scorso anno è buona, ma l'aver iniziato tardi la stagione potrebbe penalizzarlo, comunque Pittsburgh sa di aver trovato il partente per il futuro, che insieme a Bay potrebbe riportare i Pirates a traguardi che mancano dai tempi di Barry Bonds.
L'ultimo nome della lista è Houston Street, promosso closer da Oakland dopo l'infortunio grave a Octavio Dotel, ha faticato nel primo periodo ad integrarsi in un ruolo molto difficile e tremendamente importante nel baseball moderno.
Poi dalla metà di luglio un crescendo costante, che lo ha portato a chiudere 17 salvezze consecutive, con una media attuale di 1.66 (una delle migliori fra i closer) e un WHIP incredibile di .91. Se gli esperti credevano che l'infortunio di Dotel potesse indebolire Oakland e levarla da una possibile lotta per il primato divisionale, è stato smentito dalle prestazioni del 22enne texano, che sta mantenendo gli A's in corsa per i playoffs.
Per finire un nome che non compare tra i papabili, ma che per i primi due mesi di stagione ha dominato la classifica riguardante i debuttanti, è quello di Clint Barmes, lo shortstop dei Colorado Rockies, partito come un razzo nei primi due mesi di gioco, per poi infortunarsi gravemente alla spalla e tornare solo nell'ultimo mese.
Nei mesi di aprile e maggio, soprattutto fra le mura amiche, Barmes è stato un'autentica macchina da valide e RBI, con 64 valide, una media di .318, 7 homeruns e 27 RBI, era fra i top ten in quasi tutte le categorie di battuta delle Majors, sembrava lanciato, sfruttando il Coors Field, sua casa abituale, e stadio notoriamente favorevole agli sluggers, verso un'annata da sogno.
Poi l'infortunio che lo ha tenuto fuori tre mesi e un ritorno difficile in cui la sua produttività è calata sensibilmente, togliendolo probabilmente in maniera definitiva dalla corsa al titolo di Rookie dell'anno.