Ehi Shaq cosa fai? In campo c'è bisogno anche di te…
La domanda che si fanno oggi molti addetti ai lavori ed appassionati di pallacanestro, dalla California fino alla Cina, è una sola: riusciranno i Lakers a conquistare il quarto titolo consecutivo di campioni NBA entrando così nella storia della Lega con una impresa che non riusciva a nessuno dai tempi dei grandi Celtics?
Ovviamente è ancora presto per fare previsioni, ma la stagione per i gialloviola inizia sotto il segno dell'incertezza con alcune incognite che pendono, come spade di Damocle, sulla testa di Jackson & co.
Innanzitutto in molti si chiedono se gli angelini avranno ancora la giusta fame di vittorie o le ultime stagioni trionfali avranno appagato i loro sensi e "fiaccato" la loro rincorsa all'obbiettivo finale. Sembra poca cosa, ma nella NBA odierna spesso la forza di volontà e la determinazione hanno un ruolo fondamentale.
Lo scorso maggio in finale di conference contro i Kings fu proprio la grande determinazione (e tanta fortuna) a non mollare a fare la differenza negli equilibri tra le due squadre. La domanda è semplice: sapranno i Lakers trovare nuovi stimoli, o dovranno cedere alla voglia di rivalsa delle altre pretendenti al titolo?
Altro capitolo importante è quello riguardante gli infortuni, spesso a Los Angeles hanno dovuto fare i conti con i problemi al piede ed all'addome di O'Neal, ma mai questi contrattempi hanno lasciato strascichi sul suo rendimento nella fase calda della stagione, leggasi play-off.
Anche quest'anno il n.34 partirà in ritardo dovendo rimanere fermo per almeno 6-8 settimane per riprendersi da una operazione al piede (servita a rimuovere uno sperone osseo che infiammava il tendine del piede destro), in sua assenza sarà Kobe a condurre le danze, ma Shaq ci metterà molto a tornare in piena efficienza e non è detto che gli acciacchi con cui ha convissuto la scorsa annata (anche durante i play-off) gli consentano di rendere al meglio sempre e comunque (o che lui abbia ancora voglia di stringere i denti).
Altro problemino con cui i Lakers convivono, tra alti e bassi, negli ultimi anni è quello dei rapporti tra compagni, o meglio tra Shaq e Kobe, all'interno dello spogliatoio. Bryant ha accettato, per il bene suo e della causa, di essere il secondo violino (di lusso) della squadra gradendo però poco fare la spalla ad O'Neal e tantomeno giocare in funzione del compagno.
Più volte in passato la guardia ha fatto notare la scarsa etica lavorativa e la bassa concentrazione del compagno troppo preso a "gigioneggiare" tra set cinematografici e sale di incisione per dedicarsi anima e corpo al basket, dall'altro capo si imputava a Kobe di non passare la palla e giocare da solo oltre che di essere scarsamente integrato all'interno dello spogliatoio.
West prima e Jackson poi sono sempre riusciti a ricucire gli strappi ed i due, quando si arrivava al sodo, hanno sempre messo da parte le dispute e lottato insieme, ma quanto ancora Bryant accetterà di veder "castrato" il proprio talento al servizio della squadra? Quanto ancora Shaq avrà voglia di stringere i denti e lottare dopo aver vinto tutto?
Ultima questione da analizzare è quella legata al roster: così com'è permetterà ancora ai tricampioni di puntare al titolo? Ovvio che negli ultimi anni a tirare la carretta siano state le due stelle, ma l'apporto di gente tipo Horry, Fox e Fisher è sempre stato prezioso complemento ai successi finali, ma sarà ancora sufficiente una formazione così sbilanciata su due elementi a mantenere la leadership a fronte di rivali che si sono rafforzate ed hanno maturato esperienza?
Il quintetto 2002/03 vedrà come al solito Fisher a dettare i tempi pronto a colpire col suo tiro mancino, Bryant (oramai tra i primi 5 giocatori della Lega) a rappresentare il pericolo maggiore dal perimetro grazie alla sua classe innata, Fox eccellente "metronomo" dell'attacco triangolo, pronto a colpire, ma anche a mettersi al servizio dei compagni, Walker (o un'altro qualsiasi lungo) a cercare di aiutare sotto i tabelloni e fare i minor danni possibile e O'Neal a fare il bello e cattivo tempo contro tutto e tutti.
Quest'anno dalla panca Jackson ha molte interessanti soluzioni per gli esterni con il rookie Rush atteso da un futuro luminoso, il positivo Devean Gorge oramai integrato a pieno nei meccanismi della squadra, il triplista Murray che troverà ampi spazi nell'attacco triangolo, l'utile veterano Brian Show e la guardia ex Arkansas Jannero Pargo che potrebbe essere gradita sorpresa.
Discorso opposto tra i lunghi dove il solo Horry (arma tattica di prim'ordine, a lui si chiederà come al solito di essere fedele scudiero in stagione regolare, per poi trasformarsi in salvatore della patria in post season) può garantire sostanza partendo da sesto uomo tattico, dietro i volitivi Medvedenko e Madsen sono lunghi di sostanza, ma limitata efficacia mentre Samake, chiamato a cambiare il pivot, è oggetto non ancora identificato.
Si nota insomma subito la totale dipendenza dalle proprie stelle a cui il management cerca da anni di affiancare giocatori funzionali, ma mai fondamentali, e la scarsa profondità di soluzioni alternative tra i lunghi dove manca un'ala alta di impatto (ma non è una novità ) che affianchi Shaq e non costringa Horry a spremersi sotto le plance ed un back-up center che garantisca minuti di qualità quando il pivot riposa.
Dall'altro canto però la formazione oramai gioca a memoria, i giocatori si conoscono, hanno imparato a sfruttare al meglio le risorse dell'attacco triangolo, in difesa sono molto meglio di quello che si pensi e poi non scordiamo che ogni volta che li hanno dati morti sono risorti tritando tutti gli avversari fino a stravincere. Poi ci sarebbe un certo Phil Jackson, fine psicologo e tattico, che di titoli ne ha vinti nove e malgrado ciò non si è mai stufato ed anzi ha sempre trovato il modo per pungolare i suoi e superare gli inconvenienti.
Le indicazioni di inizio stagione non sono però positive per i lacustri: con O'Neal out in preseason stanno rimediando brutte figure e la squadra non sta giocando come dovrebbe con un Bryant, con la testa forse ancora in vacanza, che gioca uno contro cinque.
Il buon Phil non sembra dare molto peso a queste sconfitte, sa benissimo che la stagione regolare è un conto, i play-off ne sono un altro, ma i dubbi permangono; anche se riusciranno a recuperare uomini e gioco chi sa se basteranno a contenere l'onda d'urto delle avversarie? Che sia arrivato il momento abdicare?
Tra i giocatori nessuno fa drammi, sanno tutti benissimo che la stagione sarà dura, sono abituati a questi contrattempi, <"Dobbiamo giocare di squadra, mese dopo mese, poi ad aprile sapremo se potremo puntare al traguardo"> parole sagge quelle di Shaq a cui fa eco Derek Fisher <"In stagione regolare sappiamo che ci si può conceder qualche distrazione, ma è tra aprile, maggio e giugno che dovremo essere perfetti">.
Allora forse vedremo i soliti Lakers "sornioni" durante la stagione, ma "assatanati" quando chi vince continua e chi perde va a casa. A giugno tireremo le somme.