Kenny Anderson rimarrà per tutta la stagione o è sul piede di partenza?
La regular season 2001/2002 è stata ricca di indicazioni positive per i Seattle Sonics; Payton ha giocato la miglior stagione di sempre, Lewis ha legittimato il suo talento con un ottimo rendimento, Radmanovic e Mason hanno mostrato potenziale incoraggiante e dulcis in fondo McMillan ha dimostrato di poter aspirare ad una prestigiosa carriera come capo allenatore grazie alle sue innegabili qualità di motivatore e di “stratega” del gioco.
Tuttavia l'eliminazione subita per mano di San Antonio al primo turno ha rinvigorito i contrasti in spogliatoio ed ha messo in luce la totale mancanza di feeling tra “the glove” ed il suo centro Baker, va ricordato che Vin ha fatto buone cose contro i lunghi Spurs ed i veri “colpevoli” della eliminazione sono senz'altro da ricercare tra Brent Barry (quasi cancellato da Bowen) e Lewis frenato da infortuni e polemiche sul rinnovo contrattuale, tuttavia la partenza del numero 42 è stata ritenuta indispensabile per gli equilibri di squadra con buona pace di Vin che aveva espresso il desiderio di restare nella città che ha visto nascere la stella dei Nirvana nei primi anni novanta.
La dirigenza Sonics ha deciso di scambiare Baker e Williams in una trade con i Boston Celtics; in cambio sono arrivati Kenny Anderson, l'ala centro Potapenko e il talentuoso esterno J.Forte che non ha trovato spazio da freshman con la mitica maglia biancoverde “chiuso” da Pierce e da piccoli screzi con l'allenatore.
Questa trade ha fatto discutere molto, sopratutto perchè l'arrivo di Anderson non è stato visto di buon occhio dai tifosi, il play originario di New York (classe 70) è infatti nella fase calante della carriera, non ha mai brillato per le sue dichiarazioni intelligenti alla stampa (celebri le sue interviste deliranti in cui si lancia in sperticati elogi sul suo parco auto e il racconto della sue vendite di beni di lusso avvenute durante il lockout per pagare le spese “familiari”) e non sembra proprio il partner adatto a Payton o un suo degno successore.
Da parte sua Anderson non ha mostrato la volonta' di conquistare il suo nuovo pubblico e non ha perso tempo per evidenziare nelle sue prime dichiarazioni il suo scetticismo sul team e sul suo ruolo in squadra tanto che si è già detto pronto ad un possibile scambio che gli possa dare la possibilità di giocare titolare in una squadra competitiva.
La verità è che Kenny è stato preso perchè ha il contratto (ben nove milioni di dollari quest'anno) in scadenza la prossima stagione, in cui saranno disponibili “appetitosi” free agent che Seattle vuole assicurarsi per il suo futuro.
Già , il futuro: Payton ha quasi 34 anni, è ancora al top ma il declino è purtroppo vicino, in passato i Sonics hanno avuto ottime occasioni di cederlo per poter ripartire quasi da zero ma la dirigenza ha sempre rimandato la ricostruzione ed ha preferito tenersi il suo campione nonostante i mugugni di Gary che ha il desiderio di vincere l'anello e teme di non avere più molto tempo a sua disposizione.
In estate McMillan è riuscito a convincere Lewis ed il suo agente ad accettare il nuovo contratto che è un buon compromesso tra i desideri del giocatore e le intenzioni del team; nel mese di agosto la tensione tra le due parti è stata altissima ma poi, dopo l'ultimatum della società Rashard si è convinto ed ha firmato.
Con la sua conferma il quintetto puo' avvalersi di un giocatore da venti punti, dotato di un buon range di tiro e di buone doti a rimbalzo, il suo difetto maggiore è senza dubbio la limitata capacità di ball handling ed il gioco dalla media che deve essere ulteriormante rinforzato.
Lewis è ancora molto giovane (classe 79) ma pur essendo un talento notevole non appare credibile che sia lui il vero successore di Payton, piuttosto appare perfetto per il ruolo di “seconda” stella accanto ad un fuoriclasse vero.
Brent Barry ha ricoperto negli ultimi due anni il ruolo di guardia titolare e gode di molto credito da parte dell'ambiente ma le sue continuate amnesie di gioco nella post season non fanno bene alla squadra, anche lui come Gary ha giocato come mai nella sua carriera fino a maggio ma poi a differenza del suo capitano non è riuscito a portare il suo gioco ad un altro livello.
Il suo ruolo è insidiato fortemente dal “pittore” Mason che oltre ad essere verticalista sopraffino e' difensore di valore assoluto, il suo gioco offensivo va sgrezzato notevolmente ma in una prospettiva di medio-breve termine lo spot di titolare non sembra possa sfuggirgli.
Sempre nel settore esterni non dobbiamo dimenticare Radmanovic che dopo un avvio comprensibilmente stentato ha dimostrato buone cose, il suo tiro da fuori dolce e preciso gli ha fatto guadagnare spazi importanti in quintetto sopratutto durante gli infortuni del collega Lewis.
Il giocatore europeo piace molto a McMillan ed è facile prevedere un suo massiccio impiego nei momenti caldi delle partite grazie anche ai suoi progressi difensivi e della maggiore comprensione del gioco NBA.
Forte è stato acquistato dai Celtics per poter disporre di un giovane di belle speranze che non abbia troppe ambizioni da titolare; le sue partite nella ncaa hanno fatto innamorare più di uno scout e quindi sarà tenuto in debita considerazione.
Il settore lunghi lamenta la partenza di Baker, infatti i giornalisti NBA da anni impegnati a criticarlo per i suoi eccessi alimentari e ad incolparlo di tutto o quasi si sono accorti che senza di lui il reparto è veramente povero, privo di profondità e talento.
Il vero obbiettivo da questo punto di vista è l'immediato rilancio del centro Calvin Booth che non ha mai avuto impatto l'anno scorso ed è cosi' finito nella “cuccia” di McMillan, visto il suo ingaggio non si puo' non fare un tentativo di recupero!
Il riconfermato Jerome “Sexy” James è pronto a dargli man forte così come il suo collega Predrag Drobnjak, l'impressione è che mai come in questo caso la quantità deve sopperire alla qualità sopratutto nella insidiosa western conference.
Ottobre si sa, è tempo di previsioni e ranking ed è sorprendente scoprire che in questa squadra sono pronti a scommetterci in tanti; in molti casi Seattle ottiene più fiducia tra i vari esperti di squadre più inesperte ma ricche di talento come i Clippers.
Dal punto di vista tattico questi Sonics dovrebbero confermare la loro intrigante capacità di plasmare a proprio vantaggio i ritmi di ogni partita che li può condurre ad ogni impresa (sono una delle “bestie nere” dei Lakers)grazie al frenetico gioco degli esterni condotti dalla sagacia del “guanto”.
Payton è l'anima del team nonchè il miglior giocatore sia sul perimetro sia spalle a canestro(!), se regge lui, Seattle non può mancare l'appuntamento con la post-season McMillan promette dall'inizio del training camp una squadra più consapevole dei suoi mezzi che non vuol spremere troppo il suo leader.
Le prospettive a medio termine sono meno incoraggianti; Payton tra breve terminerà il contratto e la squadra necessita di una sferzata verso il nuovo, c'è bisogno di un coraggio che per ora la dirigenza non ha mostrato, per garantire la continuità tecnica ad una piazza importante che è ansiosa di godersi Payton il più possibile ma vuole input sul futuro.
L'estate 2003, quella dei tanti free agent è il probabile crocevia del destino di molte squadre come Seattle che sono in cerca di punti fermi per il domani e hanno paura di ritrovarsi all'improvviso sedotte e abbandonate dai capricci dei giocatori.
McMillan è una garanzia come coach ed a lui è affidata la guida in questo delicato momento di transizione,finchè potrà disporre del numero 21il suo compito sarà senz'altro facilitato sul campo anche se sarà costretto a fare da mediatore tra lui e le altre individualità della squadra.
Futuro incerto o no anche quest'anno la Key Arena sarà una trasferta insidiosa per tutti, i Sonics venderanno cara la pelle comunque vada, con buona pace di Kenny Anderson e del suo parco macchine.